A Cagliari il Pd e il suo candidato sindaco Zedda, spingono per l’ennesima discarica, sita in un’area considerata Sin (Sito di interesse nazionale). Un’area altamente inquinata.
Però le popolazioni, e i consigli comunali di Capoterra ed Uta, comuni della futura area metropolitana, respingono il piano elaborato dalla Regione con la complicità dell’amministrazione comunale cagliaritana. Rifiutano di pagare, con l’umiliazione del proprio territorio, l’inefficienza ambientale del Comune di Cagliari.
I consigli comunali di Uta e di Capoterra si sono espressi così contro la nuova discarica da due milioni di metri cubi di rifiuti (“Chiediamo al consiglio di amministrazione del Cacip il ritiro immediato e la revoca del progetto definitivo della discarica di S’Ottioni Mannu di Uta”). Essa sorge in una zona a ridosso del carcere, che viene considerata poco sicura rispetto ai rischi di alluvione, con conseguente inquinamento delle falde idriche.
Uno sconto sulla Tari, e qualche assunzione in discarica, non convincono una cittadinanza che esprime seri dubbi sulla credibilità complessiva del progetto e dei suoi proponenti. Tecnocasic, che gestisce lo smaltimento dei rifiuti nel cagliaritano, è da sempre feudo della politica (“ci sono sempre state polemiche – ha denunciato il rappresentante della Fiom Cgil Mariano Carboni- e i rapporti politici sono sempre stati trasversali, non c’è mai stata differenza tra destra e sinistra”). Ha un maleodorante inceneritore di Macchiareddu, inefficiente e non del tutto pulito: “le centraline di controllo non sono mai state messe in funzione, l’Arpas ha sempre agito a colpi di deroghe prendendo sottogamba la reale portata inquinante dell’impianto”, ha denunciato recentemente la parlamentare di M5S Giulia Moi
Sotto accusa è la politica di smaltimento dei rifiuti decisa dalla Regione e dal governo Renzi, che favorisce gli inceneritori dei rifiuti e le discariche, in controtendenza rispetto alla prevenzione, al riuso, alla raccolta differenziata ed al riciclo. L’Unione Europea si è rifiutata di finanziare queste politiche, perché si disinteressano delle sue raccomandazioni, e la regione ha deciso di pagare con fondi propri, ossia dei contribuenti sardi. Le alternative ci sono. In questo caso, seguiamo la direttive europee.
La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (per i quali i cagliaritani pagano la tassa più alta in Italia) sono un ottimo business per la politica: un servizio che i cittadini sono costretti a pagare caro a prescindere dalla qualità ed efficienza ambientale ed economica.
La discarica di Uta dovrebbe ospitare i residui della combustione dei rifiuti, ma anche i rifiuti indifferenziati e non trattati, oltre a rifiuti speciali, ma sopratutto si riempirà di rifiuti non trattati nel periodo in cui l’impianto di Machiareddu verrà chiuso per i lavori di ristrutturazione.
Malgrado le rassicurazioni di Tecnocasic, le relazioni tecniche non escludono rischi per l’ambiente e per gli abitanti delle zone interessate dalla discarica.
Studi condotti su discariche apparentemente ben gestite concordano sugli eccessi di mortalità, oltre che per neoplasie, anche per malattie cardiovascolari, respiratorie, dell’apparato digerente e del sistema nervoso. È stato inoltre riportato un aumentato rischio di malformazioni congenite in popolazioni residenti in prossimità di discariche. Rimangono aperti ed irrisolti i problemi legati all’inquinamento delle falde idriche
Né delle discariche e dell’incenerimento dei rifiuti tra Uta e Capoterra trarranno vantaggio i cittadini di Cagliari: il Sindaco Zedda, malgrado una mozione approvata in Consiglio Comunale nel 2011, ha continuato a favorire la politica di Renzi e del PD, suoi attuali sponsor, tirando tardi sia sull’estensione della raccolta differenziata (accumulando multe su multe) e favorendo il rinvio sine-die dell’appalto sulla raccolta dei rifiuti. Cagliari Città Capitale ha un altro progetto.