I neroazzurri sono quasi catatonici, i rossoneri ne approfittano per salire di tono e avvicinarsi alla zona Champions League. Contano alcuni episodi, ma la gara gira quasi sempre attorno a ciò che fanno Bacca e compagni
Chi pensava a un punto a testa “tattico” affinché non affondasse nessuno, si sbagliava di grosso. Il derby di Milano veste rossonero e non per caso. Nei novanta minuti di San Siro si ritrovano tutti i sintomi della crisi interista e gli spunti del dna di Mihajlovic. Connotati che potranno anche far storcere il naso agli esteti del calcio ma sono i più adatti a una squadra di contropiedisti, letale quando ha modo di lanciarsi negli spazzi. E l’Inter di questi tempi, molto più simile a un colabrodo che a un collettivo, porge il fianco. Nasce così il 3-0 con il quale il Milan si fa padrone della città per una notte.
Un risultato figlio di svariate sliding doors – il rigore sbagliato da Icardi in primis, seguito dall’immediato raddoppio di Niang – e tuttavia più che meritato, oltretutto capace di generare importanti turbolenze in classifica. I rossoneri sono sempre sesti, ma ora a -6 dal terzo posto della Fiorentina; mentre Mancini scivola in quarta posizione ad appena cinque punti dai cugini (oltre che a 9 dal Napoli capolista).
Un distacco che in campo non esiste più. Anzi. Tolti i primi venti minuti nei quali l’Inter produce molto fumo e poco arrosto affondando con Perisic dalle parti di Antonelli, la partita gira molto attorno a ciò che fa il Milan. La garra e la mobilità di Eder, lanciato titolare al posto di Icardi, non bastano a scuotere i compagni sempre più catatonici. Ljajic abusa del dribbling, Perisic corre ma conclude poco, Jovetic molto più semplicemente non lascia alcuna traccia. Che dietro ci siano Medel e Brozovic ad avviare la manovra non aiuta ma l’impostazione di Mancini, che non ha avuto (voluto?) un centrocampista dal mercato, pare chiara: devono produrre i quattro uomini di qualità davanti. Peccato che di Donnarumma si ricordino appena un paio di tuffi in tutta la serata. Mentre dietro Juan Jesus lascia troppo campo a Honda e perde Alex in occasione del vantaggio.
Dopo il gol divorato contro il Carpi e l’esclusione dall’undici titolare, l’argentino avrà un altro boccone amaro da digerire. Perché da quel momento, il Milan accelera e i