Un'informativa della Direzione centrale della Polizia alla magistratura descrive il gruppo neofascista tra "motoclub e gruppi immersioni". Gli scontri? Colpa "all'antifascismo militante". L'occupazione di immobili privati diventa una battaglia meritoria a tutela delle fasce deboli. Ecco il documento che promuove l'ultradestra
Casa Pound, quei bravi ragazzi. Occupano abusivamente le case, ma a fin di bene. Inneggiano al fascismo, certo, ma “nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo a illegalità e turbative dell’ordine pubblico”. Firmato: lo Stato. Sta diventando un caso l’informativa del Ministero degli Interni al tribunale di Roma che descrive il gruppo neofascista come un’allegra comitiva di boy-scout armata di nobili intenzioni, spesso solo fraintese. Compresi gli scontri di piazza che ingaggia, da addebitare però – si legge – “all’antifascismo militante”. Una relazione più che benevola, dai toni quasi partecipativi, trasmessa dalla direzione centrale della Polizia di prevenzione l’11 aprile 2015 con in calce la firma del direttore, Mario Papa. Doveva servire a dirimere una causa civile intentata nel 2011 dalla figlia di Ezra Pound, signora Mary Pound vedova de Rachewiltz, a tutela dell’immagine e del nome del padre-poeta. Ma è il biglietto da visita che i “fascisti del terzo millennio”, come si chiamano loro, stanno usando anche in altri processi. E’ stato infatti il legale di CasaPound a chiedere al giudice di acquisire informazioni sulla natura del gruppo politico al ministero dell’Interno. Dall’ordinanza del giudice Bianchini scaturisce la nota informativa che – per i contenuti e per la prosa – sta destando un certo scalpore, evidenziato dal sito Insorgenze.net che per primo ha pubblicato il documento in forma integrale.
La nota della Polizia fornisce una ricostruzione inedita del movimento, dei suoi obiettivi politici e dei mezzi che utilizza per perseguirli. Inedita soprattutto per l’occhio benevolo che si esprime nel linguaggio e nei commenti con punte di compiacimento per “l’aspetto meramente aggregativo e ludico” che annoverano anche “un moto club ad Ascoli Piceno e un gruppo dedicato alle immersioni”. I bravi ragazzi, nel tempo libero. Per contro, vengono del tutto rimossi i loro tratti violenti, xenofobi e caparbiamente nostalgici. Il termine “fascismo”, per dire, non viene mai in quelle seimila battute. E per non dire “dittatura”, nell’informativa si ricorre all’eufemistico e neutro “Ventennio”, di cui si dà acriticamente atto della possibilità di rivalutarne “gli aspetti innovativi di promozione sociale”. Alcuni passaggi sono illuminanti e danno l’impressione di una esplicita approvazione.
L’ufficiale riconosce, ad esempio, “l’impegno a tutela delle fasce deboli attraverso la richiesta alle amministrazioni locali di assegnare immobili alle famiglie indigenti, l’occupazione di immobili in disuso”. Gli stessi che gli agenti sgomberano, con minor cortesia, se a occupare sono – ad esempio – i centri sociali. Altro pezzo forte del repertorio: gli scontri. Nelle due paginette si riconosce la presenza di “elementi inclini all’uso della violenza” ma –attenzione – “intesa come strumento ordinario di confronto e di affermazione politica oltre che metodo per risolvere controversie di qualsiasi natura”. Gli episodi di illegalità in cui vengono coinvolti i suoi esponenti e militanti ai danni di chi ha una diversa fede politica (risse aggressioni, scontri tra fazioni) sono “talvolta preordinati ma molto spesso il frutto di una mera occasionalità”. Insomma, certe cose capitano. Soprattutto se “per altro verso la sinistra radicale, gli ambienti autonomi e quelli anarco-insurrezionalisti, sotto la spinta del cosiddetto “antifascismo militante” non riconoscono a CasaPound e alle altre aggregazioni politiche di estrema destra il diritto “all’agibilità politica”. Così chiude la nota. Firmata da un funzionario al servizio di una Repubblica nata, incidentalmente, dalle ceneri del Fascismo.