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Eroina a Prato, le “Iene” documentano lo spaccio senza sosta in pieno centro. “Qui si fanno tutti, dal primo all’ultimo”

Ogni giorno centinaia di ragazzi arrivano alla stazione di Porta al Serraglio per comprare mini dosi a dieci euro dagli "sputapalline" africani. La droga viene fumata o iniettata in mezzo alla strada, a tutte le ore
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Un capannello di 4 o 5 spacciatori si piazza davanti al monitor. Controllano a che ora è previsto l’arrivo del prossimo treno carico di tossici, per lo più ragazzini. Hanno sedici, diciassette, massimo vent’anni. Vengono dalle città vicine. Escono dalla stazione di Porta al Serraglio e trovano ad aspettarli gli sputapalline africani che lavorano in pieno centro. Per dieci euro ti mettono in mano una “pallina”. La tengono nascosta in bocca, pronti a ingerirla se vengono fermati dalla polizia che c’è, ma sembra impotente. La sputano solo quando vedono i soldi. Dentro c’è una mini dose di eroina, che si fuma o ci si spara in vena prima di riprendere il treno per tornare da dove si è venuti. Siamo a Prato. Dove si spaccia e ci si fa alla luce del sole. Nel bel mezzo della città. A tutte le ore. Come documenta un servizio delle “Iene“.

Marco Maisano, inviato del programma di Italia Uno, con una telecamera nascosta riesce ad avvicinare una ragazza in attesa dell’acquisto. “Qui si fanno tutti, si fanno dal primo all’ultimo”. Poi una coppia. Lui ha vent’anni. Lei diciannove. E’ lui a parlare. Perché la fidanzata “è fatta, quindi risponde con un po’ di ritardo”, spiega. Si siedono su un prato e preparano la stagnola. “Perché tutti qui a Prato?”. “Perché per il rapporto qualità prezzo è il posto migliore”. La ragazza dice di fumarla da pochi mesi. “Io sono una persona debole”, dice, senza che le venga chiesto il motivo del perché si droga. I due si baciano, mentre in sottofondo si sentono bambini ridere. Poi lui scalda la pallina con un accendino e iniziano a inalare i fumi dell’eroina.

Un’altra coppia di fidanzatini esce dalla stazione. Lui una ventina d’anni, forse. Lei quasi 17, “gli compio domenica, fra una settimana”. Sono già fatti. Barcollano. Vanno in cerca di spacciatori che vendono davanti a un minimarket, piazzato a un incrocio di una viuzza stretta, dove il via vai di clienti è continuo. Lui cerca di parlare, ma ha la bocca impastata. Racconta di sapere cosa sia un’overdose. L’ha provata sulla propria pelle. E’ stata lei a salvarlo. “Sbavava, era diventato viola, è stata la cosa più brutta che abbia mai visto in vita mia”. “Ho visto anche gente morire eh! Davanti a me, davanti ai miei occhi. Questa è la vita dei tossici, capito?”, spiega lui. Nel frattempo arrivano al negozio. Davanti, c’è un gruppetto di sputapalline. Il ragazzo fa cenno a un pusher di seguirlo. Si allontanano un po’ e fanno lo scambio. In pieno giorno, nel centro storico, senza preoccuparsi di essere visti da qualcuno. I due fidanzatini attraversano la strada mano nella mano. Arrivano in un prato. Sono impazienti. Aprono il cellofan, sciolgono la dose e caricano la siringa. Lui si sfila la cintura e la stringe al braccio. Trova la vena e preme lo stantuffo. Subito dopo sta alla ragazza. Usa lo stesso ago. Si stringe un laccio della scarpa sopra al gomito e fa scivolare il miscuglio nelle vene. Poi si incamminano verso la stazione. Lui l’abbraccia. Lei si ferma. “Dammi un bacio, vieni”.

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