Il ministero del Lavoro ammette le difficoltà attribuendole alla necessità di controlli. Inps e regioni si rimpallano le responsabilità. Il risultato è che ci sono ragazzi che attendono i soldi da mesi. Le storie: "Non riesco a pagare l'affitto, mollo". "Mai ricevuto conguaglio, ho preferito il servizio civile". "Aspettavo da un anno. Mi hanno detto che il problema è che ho fatto il tirocinio in Emilia e sono veneto. Ora lavoro a Hong Kong"
C’è chi sta aspettando da settembre. Chi da un anno. C’è chi deve contare sul sostegno dei genitori e chi, invece, sta meditando di mollare il colpo. E infine c’è anche chi è pronto a scendere in piazza. Sono i ragazzi delusi da Garanzia Giovani, il programma europeo ideato per favorire l’inserimento lavorativo degli under 30. In diverse Regioni italiane, i pagamenti sono bloccati da mesi, imprigionati nel rimpallo di responsabilità tra ente regionale e Inps. Al di là di pochi esempi virtuosi, come le Marche, basta fare un giro su Facebook per notare che dall’Emilia alla Puglia, dal Lazio alla Campania, sono fioriti gruppi di denuncia nei confronti dei ritardi nei pagamenti delle indennità. Il ministero del Lavoro ammette le difficoltà. E spiega che sono legate ai controlli da effettuare sui pagamenti, in quanto si tratta di finanziamenti europei.
Allo studio dei tecnici c’è l’ipotesi che le imprese anticipino le indennità ai tirocinanti. Ma intanto, i problemi restano. Garanzia Giovani, finanziata con 1,5 miliardi di euro dall’Unione europea, già negli scorsi mesi ha rivelato le sue fragilità. Secondo l’ultimo report, sui 944mila giovani iscritti al programma solo 595mila, poco più della metà, sono stati presi in carico, nel senso che i centri per l’impiego stanno lavorando alla loro pratica. E di questi solo 269mila, il 28,5%, ha ricevuto un’offerta di lavoro, per lo più un tirocinio. Beato chi trova un posto, si dirà. Ma se poi non arrivano i soldi, c’è poco da festeggiare.
La versione del ministero: “Servono controlli, i tempi non sono quelli di un’impresa” – Dal ministero del Lavoro si confermano i ritardi nei pagamenti in diverse Regioni, precisando come sia “un misunderstanding pensare che l’indennità di tirocinio sia erogata con i tempi dell’impresa”. Le Regioni, fanno sapere da via Veneto, “devono effettuare una serie di controlli che comportano una dilatazione dei tempi”. Controlli necessari in quanto si parla di risorse comunitarie. Per questa ragione, allo studio del ministero c’è la possibilità che le imprese anticipino l’indennità ai tirocinanti. Ma resta da capire se le aziende accetteranno di sobbarcarsi questo onere. Nel frattempo, i pagamenti devono affrontare una trafila burocratica. L’azienda trasmette i documenti alla Regione. La Regione fa i controlli, compila le liste dei soggetti che hanno diritto all’indennità e trasferisce i dati all’Inps. L’Inps verifica che non ci siano anomalie e poi dispone il pagamento. “Le Regioni hanno difficoltà nella fase dei controlli, perché i tirocini sono tantissimi”, si spiega dal ministero. In particolare, si precisa che la Campania ha problemi sui sistemi informativi, il Lazio nei controlli sulle pratiche, in Emilia Romagna ci sono anomalie di natura tecnica, in Sicilia mancava una raccolta unica dei file da mandare all’Inps. E intanto migliaia di ragazzi aspettano.
La protesta in Lazio: “Ho fatto il tirocinio da commessa per 6 mesi. Non ho visto un euro” – Il Lazio è una delle Regioni dove la situazione è più critica e dove i ritardi si trascinano da più tempo. Qui, i ragazzi delusi da Garanzia Giovani si sono coalizzati su Facebook e il 25 gennaio hanno manifestato davanti alla Regione. Una delegazione è stata ricevuta dai dirigenti dell’ente: tra loro c’era anche Valentina, 27 anni, della provincia di Viterbo. “Ci hanno spiegato che c’è poco personale per fare fronte a un numero troppo alto di richieste – racconta la giovane – Ma ci hanno assicurato che nel giro di tre mesi risolveranno i ritardi. Noi torneremo a controllare”. Lei ha fatto il tirocinio come commessa in un negozio, da luglio a dicembre 2015. “E ancora non ho visto un euro – aggiunge – Ma c’è stato anche chi non ha resistito e ha abbandonato prima”. In un primo momento, ai tirocinanti laziali spettava un compenso pari a 400 euro, tutto a carico dell’ente pubblico. Ma in seguito alle proteste dei ragazzi, nel maggio 2015 la Regione ha deciso di prevedere un’integrazione di 100 euro, portando a 500 euro l’indennità complessiva, sia per chi aveva già completato il tirocinio, sia per chi doveva ancora cominciare. “Ma nessuno di noi ha ricevuto il conguaglio“, si lamenta Natascia, 28 anni, che ha lavorato per cinque mesi in una casa editrice a Roma. Poi ha lasciato e ha iniziato il servizio civile. “Sono stata tra i più fortunati, almeno ho ricevuto qualcosa – spiega la giovane – A settembre mi sono arrivati 800 euro per pagare due mesi di tirocinio, maggio e giugno”. Ma da allora più nulla. Tra compensi e conguagli, Natascia aspetta ancora 1.700 euro. “La sede del tirocinio l’ho trovata da sola – aggiunge la ragazza – Dai centri per l’impiego non ho avuto alcuna indicazione”.
In Emilia Romagna scaricabarile Regione-Inps – “Mi sono trasferita qui apposta e non riesco a pagare l’affitto. Tra poco, sarò costretta a rinunciare a questo tirocinio”. Alice, 28 anni, è di Asti. Ma il suo tirocinio di Garanzia Giovani l’ha attivato a Bologna, in un istituto culturale dove si occupa di revisionare pellicole e archiviare filmati. In Emilia Romagna, ogni stagista è pagato 450 euro al mese: 150 li mette l’azienda, 300 li mette – o meglio, li dovrebbe mettere – la Regione. “L’azienda è sempre stata correttissima nei pagamenti – spiega la ragazza – Mentre gli altri soldi non li ho mai visti. E lavoro da ottobre. L’Inps dà la colpa alla Regione e la Regione dà la colpa all’Inps”. Non si può contare nemmeno sul sindacato: “Ho chiamato anche la Cgil, ma mi hanno dato una risposta approssimativa. Mi hanno detto che non c’è niente da fare, bisogna aspettare”. Così non resta che attivarsi insieme ai compagni di sventura: “Ho creato un gruppo Facebook per raccogliere i ragazzi nella mia stessa situazione. Pensavo che potremmo anche organizzare una manifestazione, come nel Lazio”.
Sei veneto e hai fatto il tirocinio a Reggio? La pratica va in tilt – Ma il record dei ritardi spetta a Tommaso, bellunese, che aspetta da più di un anno. Il giovane ha deciso di fare il tirocinio come addetto alle vendite in un’azienda di Reggio Emilia. La sua storia ha un bel finale: la società ha deciso di tenerlo e ora lavora a Hong Kong. Peccato che ad oggi non abbia ancora ricevuto un euro per il suo compenso. Cominciato a novembre 2014, il suo tirocinio si è chiuso nel maggio 2015. “Ho chiamato più volte in Regione Emilia Romagna – spiega il ragazzo – Ma mi hanno risposto: ‘Il problema è che sei veneto'”. Insomma, il passaggio del Po ha mandato in tilt la pratica. “A luglio la mia richiesta è stata finalmente approvata – continua il giovane – Ma ho richiamato a ottobre e mi hanno detto che ora il problema è dell’Inps”. Morale della favola: Tommaso aspetta ancora i suoi 1.800 euro. “Per fortuna l’azienda mi ha sostenuto più di quanto avrebbe dovuto fare – conclude il ragazzo – Senza il loro aiuto, non potevo farcela con le mie gambe”.
“La Regione Campania ha bloccato i pagamenti. Sono tornato a vivere dai miei” – E andando verso sud, la situazione non migliora. Giovanni, 27 anni, ha fatto un tirocinio in Germania, in un’azienda attiva nell’ambito dell’aeronautica, ma alla fine dello stage è stato lasciato a casa. “La Germania non è l’America che ci descrivono”, dice. E così si è rassegnato a tornare a Napoli per trovare un nuovo lavoro. A settembre, ha cominciato un tirocinio con Garanzia Giovani in un’azienda attiva nell’ambito della formazione. Gli spettavano 500 euro al mese. Ma siamo arrivati a gennaio e ancora non ha visto un euro. “Alla mia azienda, l’ente accreditato ha riferito che la Regione Campania ha bloccato i pagamenti senza dare spiegazioni – racconta Giovanni – Ora vivo con i miei genitori, non mi posso mantenere da solo. Vado in perdita, spendo 100 euro al mese di abbonamento per raggiungere la sede del tirocinio”.
“Sui tempi nessuna certezza. Impossibile permettersi un abbonamento o un affitto” – Basta passare gli Appennini per trovare uno scenario simile. Cosimo, 29 anni, abita in provincia di Bari e da settembre sta facendo un tirocinio in una casa editrice. Anche lui, come tanti colleghi, non ha ancora visto un euro. Pochi giorni fa, dopo quattro mesi di attesa, sembra essere arrivata una notizia confortante. Il 21 gennaio, l’ufficio regionale preposto ha pubblicato la lista dei tirocinanti che potranno vedere parte dei loro pagamenti sbloccati. Ma si parla di una, al massimo due mensilità, che arrivano fino a novembre 2015. “Non festeggerò più di tanto – dice il giovane – So che per il pagamento effettivo dovrò aspettare almeno un mese”. Infatti ora la palla passa all’Inps: il documento si limita a “dare atto” che i tirocinanti in lista vanno retribuiti e ad autorizzare l’istituto di previdenza a erogare le indennità. “Se bisogna fare un abbonamento, o peggio pagare un affitto, – ragiona Cosimo – diventa impossibile effettuare il tirocinio”.