Al processo per Mafia Capitale è il giorno delle dichiarazioni spontanee di Buzzi, Gramazio e Panzironi. Ma anche delle prese di posizione di alcuni avvocati della difesa sul caso del giornalista Lirio Abbate preso di mira la scorsa settimana dall’avvocato Giosuè Naso, legale di Massimo Carminati, in un’udienza del processo d’appello al clan Fasciani.  Tutti e tre gli imputati hanno voluto rilasciare dichiarazioni spontanee. L’udienza si è aperta proprio con la solidarietà al giornalista da parte di Luca Petrucci, difensore di Luca Odevaine. “Ho stima per l’avvocato Naso – ha detto – ma le sue parole sono pericolose. Non si può lasciare un uomo solo, non è giusto mettere alla gogna un giornalista che vive sotto scorta minacciato dalla mafia”. A Petrucci si è associato il collega Giulio Vasaturo, legale di Libera. Poco dopo altri difensori hanno invece manifestato la propria vicinanza al collega Naso.

Ad aprire la sequenza di dichiarazioni spontanee è stato Luca Gramazio, ex consigliere in Campidoglio e poi alla Regione Lazio di Forza Italia. “Nessun asservimento, nessuna corruzione, sono solo un consigliere che ha fatto il suo lavoro”. Questa la sua presa di distanza dalle accusa di corruzione (98 mila euro ricevuti in tre tranche) mossegli dai pm. “Non ho mai ricevuto un solo euro illecito da quando faccio politica – ha precisato Gramazio – perché mi avrebbero dovuto dare quei soldi? Ed a che titolo se io ho fatto solo il mio lavoro?”. Quanto all’accusa di utilità ricevute attraverso l’assunzione di persone da lui segnalate, Gramazio ha sottolineato che erano disoccupati i soggetti da lui indicati al re delle cooperative Salvatore Buzzi, così “come a qualsiasi altro imprenditore che ho conosciuto”.

Ha quindi chiesto la parola, in collegamento video, Salvatore Buzzi, detenuto nel carcere di Tolmezzo (Udine). Ha definito quella su Mafia Capitale “un’indagine fatta con mancanza di riscontri” e si è risentito quando, durante una pausa dell’udienza, ha sentito al telegiornale di un maxi sequestro ad un imprenditore legato alle sue cooperative. “Poi vado a scoprire – ha detto – che il sequestro ha riguardato Salvatore Squillante, il padrone della villa che noi prendevamo in affitto e dove avevamo realizzato un centro di accoglienza, dove portavamo pasti e che poi il sindaco ci ha fatto chiudere”.

Nel corso della dichiarazione spontanea Buzzi ha ricostruito la crescita delle cooperative a lui riconducibili precisando che percepiva complessivamente seimila euro al mese da due cooperative (29 giugno ed Eriches), ma nessun compenso dalle altre “per una questione di moralità”.

L’ultimo a chiedere la parole è stato l’ex Ad di Ama Franco Panzironi il quale ha voluto ricordare quanto già dichiarato un anno fa ai pm e cioè che furono l’assessore Marco Visconti e Gianni Alemanno ad informarlo che “Buzzi era intenzionato a versare contributi alla Fondazione Nuova Italia (presieduta dall’ex sindaco di Roma ndr) per campagne elettorali”. “Poi – ha aggiunto – mi fu comunicato, sempre da Alemanno e da Visconti, che una parte doveva essere portata in fondazione personalmente da Buzzi, e il resto versata ufficialmente con bonifici. Buzzi veniva in Fondazione e consegnava l’importo, chiuso in una busta, poi poco dopo veniva Visconti o altri suoi collaboratori a ritirare gli importi per la propria campagna elettorale.

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