C’era una volta Maurizio Landini.
C’era una volta cosa?
Il suo vocione timbra di meno, colpisce di meno. Sembrava che dovesse essere lì lì per fare il grande salto, il grande passo. Poi si è fermato.
Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me un suppellettile televisivo, e la delusione magari è di coloro, non so se fa parte della schiera anche lei, che hanno bisogno di un nome purchessia. Ma questi sono i veneratori dell’uomo solo al comando che è esattamente la rappresentazione della natura storta di una democrazia di plastica. Gli uomini hanno bisogno di idee. E le idee sono in movimento quando attraversano la società, la coinvolgono, la fanno sentire parte. Un leader è il rappresentante di quel moto di massa non è il supplente della nostra coscienza civile. Non puoi dormire e pensare che Lui, il capo, si ricordi di te. Ha visto per esempio un grammo di preoccupazione sul volto di Matteo Renzi rispetto al fatto che oramai la maggioranza degli italiani nemmeno vuol conoscere l’indirizzo del seggio elettorale? A lui non frega nulla, gli basta una minoranza per piccina che sia.
Resta il fatto che la coalizione sociale di cui parlava l’anno scorso attraeva, incuriosiva, oggi è finita in soffitta.
Voi siete impazienti, avete una percezione così alterata della realtà perché – ipotizzo – subite la cronaca nervosa del giorno per giorno. L’analisi politica deve abituarsi a guardare un po’ oltre e a capire quel che potrà accadere e forse accadrà.
Cosa accadrà di bello?
Per la prima volta la Cgil sta affrontando assemblee con tutti i lavoratori e metterà ai voti la sua proposta di legge di un nuovo statuto dei diritti. Il lavoro non è quello di ieri, ma anche i lavoratori non sono più quelli di ieri. E quella proposta di legge sarà poi coniugata a un’altra domanda: per farla passare, per trasformarla in legge, siamo d’accordo di promuovere un referendum abrogativo del Jobs act e delle altre norme, come quelle sulla scuola? Entro il 18 marzo avremo i risultati. A lei sembra una piccola cosa? A me sembra una cosa grandiosa impegnare cinque milioni di lavoratori e tutto il 2016 nella raccolta di firme. E chi parla di lavoro secondo lei non ha anche a cuore la Costituzione? Io penso di sì. Un referendum tira l’altro.
Però siamo sempre agli auspici della palingenesi.
Replico così: dal governo Monti a oggi gli italiani hanno perso il diritto di votare, hanno dimenticato anche di esercitare il dovere del confronto. E hanno scelto di stare per loro conto. Più della metà rinuncia a dire la sua, Renzi governa solo grazie al fatto di aver scalato (con i voti di chi non era iscritto, per giunta) il suo partito. Iniziamo a far votare gli italiani e vedrà.
Votare.
Votare non un nome ma un’idea, un modo di organizzare la nostra vita e vedere società in cui le persone contino un po’ di più e i capitali e la finanza un po’ di meno. Votare significa anche impegnarsi per cambiare, dare una prospettiva, una possibilità.
La crisi economica rende fragile la democrazia e appassisce i diritti.
E mette paura, revoca ogni atto di solidarietà degli uni con gli altri. La vita è divenuta un lungo, interminabile tunnel della precarietà, una corsa senza fiato per riuscire a congiungere una settimana all’altra, un bisogno con un altro. Dobbiamo scaraventare in faccia a Renzi questa disperazione, questa enorme bolla di insicurezza e di paura. Altrimenti perchè mai la gente dovrebbe avere idea di parlare col sindacato? Siamo visti come uomini del Novecento.
Lei infatti non è riuscito a convincere.
Io sarei il vecchio, so dell’accusa. Lo dice chi mi vedeva solo travestito da politico, chi cercava la scorciatoia, chi pensava che bastano tre settimane per conquistare il Palazzo. Queste simpatie le ho perdute, sarà pure vero, ma conservo la stima dei miei compagni, dei lavoratori del mio sindacato. Ho sempre detto che non facevo finta di fare il sindacalista. Questo so fare e questo farò.
Era ogni sera pronto a dire la sua.
Quando mi sono accorto che mi trovavo a dovermi confrontare nei salotti televisivi con gente ignorantissima, approssimativa, che parlava di cose di cui non sapeva…
… gente che strillava insieme a lei.
Mannaggia, è il mio più grande cruccio. Faccio di tutto per tenere basso il volume però poi sbraco: senti delle corbellerie così incredibili e ti lasci andare.
Landini non ci fa compagnia a sera come una volta, dunque è al crepuscolo.
Landini adesso rifiuta di andare, sceglie quando è il momento, quando è utile, quando c’è tempo per illustrare un pensiero e non fare bau bau.
La tv può uccidere.
Ti vogliono trasformare in uno strumento, una comparsa, un pezzetto di teatro che serve alla messinscena quotidiana. Me ne sono accorto e sono corso ai ripari.
Io non so chi votare. O Renzi oppure?
E lo dice a me? Sapesse con mia moglie quando si riflette su questa condizione.
Quand’è che conclude il suo mandato di segretario della Fiom?
Primo giugno 2018.
E poi basta sindacato.
Ma è l’unica cosa che mi piace fare!
Impossibile che non abbia un sogno, un’idea, una vita nuova davanti.
Allenatore di calcio.
E già è un mattoncino.
Mi piacerebbe allevare al gioco i giovanissimi.
In fondo anche un allenatore è un leader. Vede che ha sempre quella voglia?
Adesso la mia più grande responsabilità è quella di dimostrare di aver seminato bene.
Ha seminato?
Perbacco! Lo sa che in Fiat stiamo andando veloci come un treno? Ci hanno cacciati eppure appena i lavoratori hanno potuto votare le nuove rappresentanze si sono rivolti a noi. Abbiamo goduto del consenso più vasto. Perciò dico a chi adesso è spaventato dell’assenza di un’alternativa: facciamo in modo di motivare gli italiani, chiamiamoli a votare per qualcosa e non contro qualcuno, a costruire una possibilità di vita diversa da quella attuale e vedrete che i voti arriveranno. Non credo che Renzi se la passi così bene.
Quindi Landini non è scomparso.
Scomparsooo?
Ahi, è permaloso e un po’ vanitoso.
Beh se per strada mi dicono bravo non è che resti deluso.
Finora le hanno detto bravo.
Bravo… per fortuna ci sei te… Tanto affetto e solidarietà.
Nessuno che le abbia detto stronzo?
Finora nessuno che si sia permesso.
L’avrebbe accoppato col suo vocione.
Mi sarebbe dispiaciuto.
L’avrebbe però obbligata all’indagine interna corporis.
Posso sbagliare, ma penso che la stima di chi rappresento sia immutata.
Il peggio deve venire.
Verrà il meglio.
Lei dice?
Aspetti qualche settimana e vedrà.
Inonderà di nuovo i talk: Landini di qua Landini di là.
Garantisco di no.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/02/2016
Politica
Maurizio Landini: “La tv ti utilizza, ho sbagliato ad andare in tutti i talk a urlare”
Il leader Fiom: "Non sono scomparso, ho smesso di fare 'bau bau'. Nei salotti televisivi trovi gente ignorantissima e approssimativa". E sul Presidente del Consiglio: "Renzi governa solo grazie al fatto di aver scalato il suo partito. Iniziamo a far votare gli italiani e vedrà"
C’era una volta Maurizio Landini.
C’era una volta cosa?
Il suo vocione timbra di meno, colpisce di meno. Sembrava che dovesse essere lì lì per fare il grande salto, il grande passo. Poi si è fermato.
Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me un suppellettile televisivo, e la delusione magari è di coloro, non so se fa parte della schiera anche lei, che hanno bisogno di un nome purchessia. Ma questi sono i veneratori dell’uomo solo al comando che è esattamente la rappresentazione della natura storta di una democrazia di plastica. Gli uomini hanno bisogno di idee. E le idee sono in movimento quando attraversano la società, la coinvolgono, la fanno sentire parte. Un leader è il rappresentante di quel moto di massa non è il supplente della nostra coscienza civile. Non puoi dormire e pensare che Lui, il capo, si ricordi di te. Ha visto per esempio un grammo di preoccupazione sul volto di Matteo Renzi rispetto al fatto che oramai la maggioranza degli italiani nemmeno vuol conoscere l’indirizzo del seggio elettorale? A lui non frega nulla, gli basta una minoranza per piccina che sia.
Resta il fatto che la coalizione sociale di cui parlava l’anno scorso attraeva, incuriosiva, oggi è finita in soffitta.
Voi siete impazienti, avete una percezione così alterata della realtà perché – ipotizzo – subite la cronaca nervosa del giorno per giorno. L’analisi politica deve abituarsi a guardare un po’ oltre e a capire quel che potrà accadere e forse accadrà.
Cosa accadrà di bello?
Per la prima volta la Cgil sta affrontando assemblee con tutti i lavoratori e metterà ai voti la sua proposta di legge di un nuovo statuto dei diritti. Il lavoro non è quello di ieri, ma anche i lavoratori non sono più quelli di ieri. E quella proposta di legge sarà poi coniugata a un’altra domanda: per farla passare, per trasformarla in legge, siamo d’accordo di promuovere un referendum abrogativo del Jobs act e delle altre norme, come quelle sulla scuola? Entro il 18 marzo avremo i risultati. A lei sembra una piccola cosa? A me sembra una cosa grandiosa impegnare cinque milioni di lavoratori e tutto il 2016 nella raccolta di firme. E chi parla di lavoro secondo lei non ha anche a cuore la Costituzione? Io penso di sì. Un referendum tira l’altro.
Però siamo sempre agli auspici della palingenesi.
Replico così: dal governo Monti a oggi gli italiani hanno perso il diritto di votare, hanno dimenticato anche di esercitare il dovere del confronto. E hanno scelto di stare per loro conto. Più della metà rinuncia a dire la sua, Renzi governa solo grazie al fatto di aver scalato (con i voti di chi non era iscritto, per giunta) il suo partito. Iniziamo a far votare gli italiani e vedrà.
Votare.
Votare non un nome ma un’idea, un modo di organizzare la nostra vita e vedere società in cui le persone contino un po’ di più e i capitali e la finanza un po’ di meno. Votare significa anche impegnarsi per cambiare, dare una prospettiva, una possibilità.
La crisi economica rende fragile la democrazia e appassisce i diritti.
E mette paura, revoca ogni atto di solidarietà degli uni con gli altri. La vita è divenuta un lungo, interminabile tunnel della precarietà, una corsa senza fiato per riuscire a congiungere una settimana all’altra, un bisogno con un altro. Dobbiamo scaraventare in faccia a Renzi questa disperazione, questa enorme bolla di insicurezza e di paura. Altrimenti perchè mai la gente dovrebbe avere idea di parlare col sindacato? Siamo visti come uomini del Novecento.
Lei infatti non è riuscito a convincere.
Io sarei il vecchio, so dell’accusa. Lo dice chi mi vedeva solo travestito da politico, chi cercava la scorciatoia, chi pensava che bastano tre settimane per conquistare il Palazzo. Queste simpatie le ho perdute, sarà pure vero, ma conservo la stima dei miei compagni, dei lavoratori del mio sindacato. Ho sempre detto che non facevo finta di fare il sindacalista. Questo so fare e questo farò.
Era ogni sera pronto a dire la sua.
Quando mi sono accorto che mi trovavo a dovermi confrontare nei salotti televisivi con gente ignorantissima, approssimativa, che parlava di cose di cui non sapeva…
… gente che strillava insieme a lei.
Mannaggia, è il mio più grande cruccio. Faccio di tutto per tenere basso il volume però poi sbraco: senti delle corbellerie così incredibili e ti lasci andare.
Landini non ci fa compagnia a sera come una volta, dunque è al crepuscolo.
Landini adesso rifiuta di andare, sceglie quando è il momento, quando è utile, quando c’è tempo per illustrare un pensiero e non fare bau bau.
La tv può uccidere.
Ti vogliono trasformare in uno strumento, una comparsa, un pezzetto di teatro che serve alla messinscena quotidiana. Me ne sono accorto e sono corso ai ripari.
Io non so chi votare. O Renzi oppure?
E lo dice a me? Sapesse con mia moglie quando si riflette su questa condizione.
Quand’è che conclude il suo mandato di segretario della Fiom?
Primo giugno 2018.
E poi basta sindacato.
Ma è l’unica cosa che mi piace fare!
Impossibile che non abbia un sogno, un’idea, una vita nuova davanti.
Allenatore di calcio.
E già è un mattoncino.
Mi piacerebbe allevare al gioco i giovanissimi.
In fondo anche un allenatore è un leader. Vede che ha sempre quella voglia?
Adesso la mia più grande responsabilità è quella di dimostrare di aver seminato bene.
Ha seminato?
Perbacco! Lo sa che in Fiat stiamo andando veloci come un treno? Ci hanno cacciati eppure appena i lavoratori hanno potuto votare le nuove rappresentanze si sono rivolti a noi. Abbiamo goduto del consenso più vasto. Perciò dico a chi adesso è spaventato dell’assenza di un’alternativa: facciamo in modo di motivare gli italiani, chiamiamoli a votare per qualcosa e non contro qualcuno, a costruire una possibilità di vita diversa da quella attuale e vedrete che i voti arriveranno. Non credo che Renzi se la passi così bene.
Quindi Landini non è scomparso.
Scomparsooo?
Ahi, è permaloso e un po’ vanitoso.
Beh se per strada mi dicono bravo non è che resti deluso.
Finora le hanno detto bravo.
Bravo… per fortuna ci sei te… Tanto affetto e solidarietà.
Nessuno che le abbia detto stronzo?
Finora nessuno che si sia permesso.
L’avrebbe accoppato col suo vocione.
Mi sarebbe dispiaciuto.
L’avrebbe però obbligata all’indagine interna corporis.
Posso sbagliare, ma penso che la stima di chi rappresento sia immutata.
Il peggio deve venire.
Verrà il meglio.
Lei dice?
Aspetti qualche settimana e vedrà.
Inonderà di nuovo i talk: Landini di qua Landini di là.
Garantisco di no.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/02/2016
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Mondo
Da telefonata Trump-Putin primo passo per la pace: stop attacchi alle linee energetiche. Zelensky accetta, ma mette in guardia: “Mosca vuole solo indebolirci”
Politica
Meloni sminuisce il piano di riarmo Ue: ‘Un annuncio roboante rispetto a realtà’. E attacca: ‘Chi parla di tagli al welfare inganna i cittadini’
Zonaeuro
Von der Leyen spinge l’Ue verso lo scontro con la Russia: “Se vuole evitarlo, si prepari alla guerra”
Berlino, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Vladimir "Putin sta giocando". E' il commento della Germania dopo i nuovi attacchi russi denunciati dall'Ucraina, il giorno dopo l'accordo per una tregua limitata concluso dal presidente russo con il suo omologo americano Donald Trump durante la loro lunga telefonata di ieri.
"Abbiamo riscontrato che gli attacchi alle infrastrutture civili non sono assolutamente diminuiti durante la prima notte dopo questa telefonata apparentemente rivoluzionaria e formidabile", ha detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius in un'intervista televisiva.
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/afp) - Il governo israeliano ha approvato nella notte il ritorno di Itamar Ben Gvir alla carica di ministro della Sicurezza nazionale. Lo ha indicato in un comunicato stampa l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
"Il governo ha approvato all'unanimità la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di rinominare il deputato Itamar Ben Gvir ministro della Sicurezza nazionale", si legge nel testo. Ben Gvir si è dimesso dal suo incarico il 19 gennaio, in disaccordo con la decisione di tregua con Hamas che ha definito “scandalosa”.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Almeno 10 attacchi americani hanno colpito alcune zone dello Yemen, tra cui la provincia di Saada e Hodeidah. Lo hanno riferito i media Houthi dello Yemen. Gli Stati Uniti hanno lanciato un'ondata di attacchi nelle zone dello Yemen controllate dagli Houthi, alleati dell'Iran, che la scorsa settimana hanno dichiarato di voler riprendere gli attacchi alle navi mercantili del Mar Rosso per sostenere i palestinesi a Gaza.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno condotto una "operazione militare di alta qualità" contro la USS Harry S Truman. Lo ha reso noto un portavoce dell'organizzazione terroristica, secondo cui l'operazione, la quarta in 72 ore, prevedeva anche un attacco a "diverse navi da guerra nemiche" e ha sventato "un attacco aereo che si stava preparando contro il nostro Paese".
Washington, 19 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz torneranno in Arabia Saudita per colloqui su un cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina. Lo ha dichiarato a Fox News l'inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff. Parlando poche ore dopo la lunga telefonata fra il presidente americano Donald Trump con il presidente russo Vladimir Putin, Witkoff ha affermato che i colloqui su un accordo di cessate il fuoco "inizieranno domenica a Gedda".
Riferendosi a un cessate il fuoco sulle infrastrutture energetiche e sugli obiettivi nel Mar Nero, Witkoff afferma: "Penso che entrambi siano ora concordati con i russi. Sono fiducioso che gli ucraini saranno d'accordo".
Ankara, 19 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dai media, la polizia turca ha arrestato il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, uno dei principali avversari politici del presidente Recep Tayyip Erdogan, nell'ambito di un'indagine su presunti legami con corruzione e terrorismo. L'agenzia statale Anadolu Agency afferma che i procuratori hanno emesso mandati di cattura per circa altre 100 persone. Le autorità hanno chiuso diverse strade intorno a Istanbul e vietato le manifestazioni in città per quattro giorni, in un apparente tentativo di prevenire le proteste dopo l'arresto.
La Turchia sta inoltre limitando l'accesso a numerose piattaforme di social media, tra cui X, YouTube, Instagram e TikTok, ha affermato l'osservatorio Internet Netblocks. L'arresto è avvenuto dopo una perquisizione della casa di Ekrem Imamoglu, un giorno dopo che un'università aveva invalidato il suo diploma di laurea, squalificando di fatto la popolare figura dell'opposizione dalla corsa alla presidenza. Avere una laurea è un requisito per candidarsi alle elezioni secondo la legge turca.
Il partito del sindaco, il principale partito di opposizione Republican People's Party, terrà le primarie domenica, dove Imamoglu dovrebbe essere scelto come candidato per le future elezioni presidenziali. Le prossime elezioni presidenziali in Turchia sono previste per il 2028, ma sono probabili elezioni anticipate. "Stiamo affrontando una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi scoraggerò", afferma Imamoglu in un messaggio video pubblicato sui social media. Accusa il governo di "usurpare la volontà" del popolo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sì al rafforzamento della difesa, ma senza toccare i fondi di coesione; no all'invio di truppe italiane in Ucraina, tema che "non è mai stato all'ordine del giorno", come pure l'esercito comune europeo; Europa e Usa devono restare uniti, perché è "inimmaginabile" costruire delle "efficaci garanzie di sicurezza" dividendo le due sponde dell'Atlantico; e sui dazi, bisogna evitare "rappresaglie'' e trovare "soluzioni di buonsenso" provando a scongiurare una guerra commerciale con Donald Trump. Davanti alla platea di Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni ha tracciato ieri la linea che il governo italiano porterà al tavolo del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo, dove si parlerà di Ucraina e del maxi-piano di riarmo targato Ursula von der Leyen. Una posizione, quella dell'esecutivo, sintetizzata nella risoluzione in 12 punti della maggioranza, frutto di un paziente lavoro di mediazione che ha visto protagonista il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti, oltre ai capigruppo del centrodestra.
Alla sinistra della premier ha preso posto il ministro degli Esteri Antonio Tajani; alla destra, quello dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Assente il vicepremier leghista Matteo Salvini, all'estero per impegni istituzionali. Ma il ministro delle Infrastrutture ha tenuto in mattinata ad augurare 'in bocca al lupo' a Meloni in una telefonata che i rispettivi staff definiscono "cordiale e amichevole". I due, si leggeva in una nota, hanno scherzato "sugli ennesimi retroscena che raccontano di presunti litigi" nel governo: la Lega è "il collante della maggioranza", ribadiva Salvini a Meloni durante il colloquio.
Meloni ha preso la parola in Aula sottolineando l'importanza dell'attuale momento storico, "decisivo per il destino dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente". E' partita dai temi economici ed energetici, il capo del governo: competitività (l'Europa non deve rassegnarsi "al ruolo di gregario"); decarbonizzazione "sostenibile per le nostre imprese e per i nostri cittadini"; automotive, settore "strategico" che "non può essere abbandonato al proprio destino"; semplificazione, perché - ha messo in guardia Meloni - "se l'Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a pretendere di iper regolamentare tutto, non sopravviverà"; sicurezza ed interconnessioni energetiche, nell'ottica del Piano Mattei caro all'Italia; completamento dell'Unione dei mercati dei capitali per stimolare gli investimenti privati.
Non è formalmente nell'agenda del Consiglio europeo, ma il tema dei dazi americani aleggia sul prossimo summit Ue e anche sull'Aula di Palazzo Madama. Meloni non è sfuggita alla questione, vista la sua delicatezza per una Nazione esportatrice come l'Italia: il quadro "è complesso", ha ammesso la premier, ma bisogna lavorare "con concretezza e pragmatismo" per trovare un'intesa con gli Usa di Trump, evitando "rappresaglie" e scongiurando, così, una "guerra commerciale" che secondo Meloni "non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l'Europa".
Migranti e Medio Oriente sono altri due argomenti affrontati da Meloni nel suo discorso: l'Italia, ha detto la leader di Fdi, segue "con grande attenzione il ricorso pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia, relativo ai trattenimenti in Albania" e auspica "che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio". Meloni poi non ha nascosto la sua "grande preoccupazione" per la ripresa dei combattimenti a Gaza, così come per la situazione in Siria.
A proposito del conflitto russo-ucraino, Meloni ha ricordato il "massimo sostegno" che il governo sin dall'inizio della guerra ha garantito a Kiev: una scelta di campo "rimasta immutata", ha rivendicato, "non soltanto per Fratelli d'Italia, ma per l'intera maggioranza di centrodestra". Meloni ha salutato con favore la nuova fase di negoziati, dichiarando il suo sostegno per "gli sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump".
E' l'unità tra Ue e Usa, il concetto che l'inquilina di Palazzo Chigi si è sforzata di rimarcare: "Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l'Europa e gli Stati Uniti". E' giusto, ha osservato Meloni, "che l'Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato" e chi prova a scavare "un solco tra le due sponde dell'Atlantico, non fa che indebolire l'intero Occidente, a beneficio di ben altri attori". La presidente di Fratelli d'Italia ha poi ribadito quanto già dichiarato in diversi consessi, nelle ultime settimane: l'invio di truppe italiane in Ucraina "non è mai stato all'ordine del giorno, così come riteniamo che l'invio di truppe europee - proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia - sia un'opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace".
Altro grande tema in discussione è stato il potenziamento della difesa del Vecchio Continente. Meloni è tornata a bocciare il nome del piano 'ReArm Europe', definendolo "fuorviante per i cittadini". Ma la questione posta da Meloni non è soltanto semantica. L'annuncio dello stanziamento di 800 miliardi per la difesa da parte della Commissione Ue è "roboante" rispetto alla realtà, ha sottolineato Meloni, perché quelle non sono "risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee". A questo proposito, la premier ha ricordato il fermo 'no' del governo all'ipotesi di spostare i fondi di coesione destinati alle aree svantaggiate del Sud sul settore difesa.
I conti pubblici vanno preservati, nonostante il loro stato di salute sia "molto buono" e una manovra correttiva non sia "nei radar" del governo. Per questo, ha spiegato, l'Italia "valuterà con grande attenzione l'opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano" che prevedono anche il ricorso a deficit aggiuntivo.
La strada indicata dal governo italiano va nella direzione di un meccanismo di garanzie pubbliche europee sul modello 'InvestEu' "per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa".
Due i passaggi più applauditi del discorso di Meloni: il riferimento a Papa Francesco, al quale la premier ha augurato una pronta guarigione, e la solidarietà nei confronti del Capo dello Stato Sergio Mattarella, più volte attaccato dal Cremlino. La citazione di Pericle ha chiuso l'intervento della presidente del Consiglio: "La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio".
Nonostante le fibrillazioni che hanno attraversato il centrodestra negli ultimi giorni, le comunicazioni di Meloni non hanno deluso le aspettative della Lega. Il Carroccio - sotto i riflettori per il suo voto contrario al piano von der Leyen a Strasburgo - ha espresso il suo apprezzamento per un discorso che "va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Salvini", ossia: "Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all'impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia". La risoluzione di maggioranza alla fine è passata con 109 sì, 69 contrari e 4 astenuti. Oggi il bis alla Camera dei deputati. (di Antonio Atte)