Storie maledette studia i dossier processuali e va nelle carceri a ricostruire con i reclusi le vicende che li hanno portati lì. Storie di dolore sempre e di orrore spesso, ma non uno show del delitto perché trattate come storie di “persone”. La forma del programma è quella del “colloquio circostanziato” sul filo della ricostruzione dei fatti e dell’analisi dei moventi, a tu per tu fra il condannato e Franca Leosini. Corre voce che molto pubblico cerchi lei prima ancora delle storie più o meno maledette. Una pop star, insomma, regina dei like e dei mi piace nel mondo tribale dei social network.

In cosa consiste lo specifico apporto del “personaggio” Franca Leosini alla sostanza del programma? Intanto, ci sono le connotazioni estetiche: la capigliatura che induce rispetto perché è chiaro che una signora disinvolta nonostante quella “cofana” (copyright di Aldo Grasso) in testa, è comunque attrattiva, come Fedez coi suoi tatuaggi o Frizzi quando si faceva notare per gli occhialoni; aggiungi gli occhi con lo “sguardo penetrante”, e la voce calda, ma ancor più autorevole. Con sottofondi di brani classici, a sottolineare che lì si parla di emozioni e tragedie eterne.

Infine c’è il lato più propriamente letterario: la lingua leosinica. La cui caratteristica consiste nel traslare le parole in “immagini” attraverso il meccanismo della metafora e nel fissare costantemente i passaggi del colloquio con i modi di dire, i proverbi, le sentenze della sapienzialità e dell’occhio popolare: “fragoroso sussurro”, “bucato di chiacchiere”, “i sentimenti si accomodano dove trovano uno spazio vuoto”, “dallo scontro nasce l’incontro”, per dire solo alcune delle gemme che abbiamo sentito nella puntata di giovedì scorso.

Lo share è stato del 5,34% e la permanenza è buona (25,37%) per un programma di parola (l’indice di fedeltà al contemporaneo Virus è stato la metà). E il pubblico, come c’era da supporre, è composto per due terzi da donne, concentrate nella zona dei capelli bianchi, ma comunque sempre in netta prevalenza rispetto ai maschi, anche fra le pattuglie più giovani. Ma non si tratta di un pubblico arcaico e appartato, anzi. L’attenzione al programma è massima nel centro nord e nei maggiori centri urbani e cresce al salire del livello di istruzione e in genere fra le élites sociali e culturali.

Il che conferma l’essenzialità dell’elemento leosinico, ovvero la centralità della “parola” e dei “segni” rispetto al contenuto. Perfino in una puntata “di cuore” come quella di giovedì scorso, con Celeste, picchiata e trascurata dal marito e organizzatrice, lo dice il tribunale, della di lui soppressione ad opera del salvifico innamorato. Tentazione che, a quanto pare, fa parte della vita reale, oltre che fornire da sempre materia ai romanzi.

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