Sparò a un nomade che stava tentando di rapinare una gioielleria a Ponte di Nanto, in provincia di Vicenza. Adesso, a un anno esatto dal giorno che gli cambiò la vita, il procuratore di Vicenza, Antonio Cappelleri, annuncia che sarà presentata la richiesta di archiviazione delle accuse contro Graziano Stacchio. Il benzinaio vicentino, considerato da molti un eroe, potrebbe presto lasciarsi alle spalle l’indagine per eccesso colposo di legittima difesa. Entro alcuni giorni infatti sarà chiesto il rinvio a giudizio, per tentata rapina e omicidio in concorso, di Oriano Derlesi, uno dei rapinatori della banda della gioielleria, arrestato a luglio dello scorso anno. E “se c’è il tentato omicidio” ha spiegato il procuratore “non può esserci eccesso di legittima difesa”. Non ci sono invece novità sugli altri due complici rimangono sconosciuti, così come rimane nell’ombra l’uomo ripreso in volto dalle telecamere di sorveglianza. Il gioielliere adesso non nasconde di volersi costituire parte civile in un futuro processo, per chiedere i danni materiali e morali patiti.
Il pomeriggio del 3 febbraio 2015 Stacchio era lavoro alla pompa di benzina, di fronte alla gioielleria dell’amico Roberto Zancan già presa di mira altre volte, quando una banda cercò di rapinarla. Per fermare i banditi il benzinaio sparò in aria, scatenando una raffica di mitra da parte dei rapinatori. Stacchio allora sparò un altro colpo, stavolta in direzione dei ladri, ferendo alla gamba Albano Cassol, recidendogli l’arteria femorale e uccidendolo. Da allora la vita di Stacchio e Zancan è cambiata: entrambi sono finiti sotto scorta per le continue minacce accompagnate da buste da lettera contenenti proiettili e il benzinaio è passato da iscritto al registro degli indagati a beniamino della legittima difesa per l’opinione pubblica e, in primis, per la Lega Nord.
Il diritto alla legittima difesa in Veneto è alla base di una polemica che non accenna a placarsi. Dopo l’annuncio della richiesta di archiviazione per il benzinaio vicentino il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha sottolineato la “necessità di ripensare il concetto di legittima difesa, estendendone i confini senza ideologizzare e senza andare appresso alla Lega”. Stacchio infatti non è il primo ad essere stato considerato, suo malgrado, eroe dai difensori della legittima difesa armata: il primo tra tutti fu Ermes Mattielli, il vicentino di 62 anni, che il 13 giugno 2006 sparò 14 colpi di pistola contro due ladri sorpresi a rubare nel suo deposito. Nove anni dopo, Mattielli fu condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione e a risarcire i due ladri con 135mila euro, scatenando lo sdegno di chi, come Matteo Salvini chiede la cancellazione del reato di eccesso di legittima difesa. Pochi giorni fa su internet gli abitanti di Padova si sono invece scagliati contro la giudice Beatrice Bergamasco, “colpevole” di aver condannato a 2 anni e 8 mesi Franco Birolo, il tabaccaio che nel 2012 a Civè di Correzzola, nel Padovano, uccise un ladro di origine moldava che nel cuore della notte si era introdotto nel suo negozio. La Bergamasco ha inoltre stabilito un risarcimento di 325mila euro alla famiglia del bandito. A causa delle minacce ricevute la giudice è stata messa sotto scorta. Infine, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concesso la grazia parziale a Antonio Monella, l’imprenditore edile che sparò dal balcone a una banda che, dopo un’intrusione in casa, cercava di rubargli l’auto: un 19enne perse la vita.