Un tesoro del valore di 100 milioni di euro. La Dia ha confiscato beni e conti per questo valore agli eredi dell’imprenditore edile palermitano Francesco Pecora, morto a maggio del 2011 e ritenuto dagli investigatori personaggio di spicco di Cosa Nostra. Il provvedimento, che riguarda centinaia di immobili, società e conti correnti, è stato emesso dal tribunale di Palermo su proposta del direttore dalla Dia.
Pecora, secondo gli investigatori della Direzione investigativa antimafia, era un personaggio di spicco della mafia palermitana ed è stato coimputato in diversi processi con soggetti come Pippo Calò, Antonino Rotolo, Tommaso Spadaro e Giuseppe Ficarra. La figlia Caterina è invece la moglie di Giovanni Motisi, inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi. Pecora, inoltre, è consuocero di Salvatore Sbeglia, costruttore edile condannato per mafia e socio di Raffaele Ganci, boss del quartiere Noce di Palermo.
Secondo le indagini, l’imprenditore e le sue società svolgevano un ruolo di interfaccia e di canale di collegamento tra la mafia e l’imprenditoria legale, gestendo i capitali illeciti anche fuori dalla Sicilia (un’azienda confiscata ha sede a Pordenone). Il provvedimento di confisca riguarda in particolare 168 immobili tra appartamenti, ville, magazzini e terreni, 6 società e rapporti bancari.
Secondo gli inquirenti Pecora e le sue società avevano assunto un ruolo di interfaccia e di canale di collegamento con il mondo imprenditoriale legale, gestendo i capitali provenienti dalle attività di Cosa nostra anche fuori dalla Sicilia (un’azienda confiscata ha sede legale a Pordenone), condividendo gli interessi illeciti dell’associazione.