Per il Tribunale il comportamento di Domenico Lipari, accusato di aver palpeggiato due donne, non costituisce reato perché attuato in maniera ludica. La Procura valuta il ricorso in appello
Sessantacinque anni di età eppure ancora immaturo e che quindi può permettersi di palpeggiare le colleghe in ufficio senza che questo sia considerato molestia sessuale. Lo ha deciso il tribunale di Palermo che ha giudicato il comportamento di Domenico Lipari, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate del capoluogo siciliano, come “un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo“. Anche se allo “scherzo” sono seguite le denunce delle dirette interessate che hanno raccontato una di aver ricevuto una pacca sul sedere e l’altra che l’uomo in una prima occasione le poggiò il dito sul bottoncino della camicetta e una seconda volta le sfiorò le parti intime.
Tutto vero, come confermato dallo stesso Lipari, eppure per il giudice donna, il reato non c’è. Al contrario, il Tribunale ha sottolineato nelle motivazioni della sentenza che l’atteggiamento dell’ex direttore “era oggettivamente dettato da un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e ad una, sia pur scorretta, modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio”, ma non ha danneggiato le vittime né la loro sessualità. “Non si deve cioè fare riferimento – si legge – alle parti anatomiche aggredite e al grado di intensità fisica del contatto instaurato ma si deve tenere conto dell’intero contesto. Nel comportamento del Lipari – quindi – non era ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di soddisfacimento dell’impulso sessuale”. Le donne hanno spiegato in aula di non aver mai vissuto il comportamento dell’uomo come un scherzo innocente e la Procura adesso sta valutando di chiedere il ricorso in appello.