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Scritte sul Pirellone, servirà l’ok del consiglio. Franchi tiratori a destra fanno passare mozione M5s

Approvata con voto segreto il provvedimento del grillino Casalino, sostenuto anche da Pd e Patto Civico. Sancito il principio che l'utilizzo degli spazi di Palazzo Pirelli non li deciderà più esclusivamente la Giunta. Pd: "Restituito a Maroni lo schiaffo subito con lo slogan pro Family day sulla facciata dei giorni scorsi"

Per chiedere l’utilizzo degli spazi del Pirellone, sede del parlamento lombardo, si dovrà chiedere il permesso al Consiglio regionale. Dopo le polemiche per la decisione del governatore leghista Roberto Maroni di proiettare sul Palazzo della Regione una scritta “pro Family Day”, è passata a voto segreto una mozione presentata dal Movimento 5 Stelle (primo firmatario Eugenio Casalino) e sostenuta da Pd e Patto Civico di Umberto Ambrosoli. Il provvedimento è passato con 38 sì e 31 no, con il voto decisivo di almeno sei consiglieri di centrodestra.

L’opposizione di centrosinistra parla di “schiaffo al presidente della Regione Lombardia“. Con la votazione del consiglio, si chiede alla giunta non solo di “concordare con l’Ufficio di presidenza del consiglio regionale qualsiasi iniziativa pubblica che coinvolga le strutture e gli uffici di Palazzo Pirelli“, ma anche di stabilire con opportuna norma che il Pirellone deve essere “lasciato nella piena disponibilità del Consiglio regionale”.

A presentare la mozione è stato il consigliere grillino Eugenio Casalino che in Aula ha spiegato: “L’utilizzo di palazzo Pirelli da parte della giunta della Regione Lombardia in occasione del Family day mette in discussione l’autonomia del consiglio regionale. Ciò che è accaduto in occasione è grave non tanto per il contenuto, ma per la metodologia seguita”. Soddisfatto anche il Partito democratico: “Il Consiglio ha restituito a Maroni lo schiaffo subito con la scritta su Palazzo Pirelli”, hanno detto la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi e il capogruppo democratico Enrico Brambilla. “Lo sfregio rimane, ma ora dovranno dare seguito alla mozione e un fatto come quello non dovrà più accadere. Certo, avremmo preferito se anche i partiti che sostengono Maroni avessero fatto sentire la loro voce anche prima e non si fossero dovuti risolvere ad esprimere il loro disappunto solo a voto segreto, ma almeno il risultato è indiscutibile: il consiglio dice che Maroni ha sbagliato”.