Nella Bibbia, l’Etiopia è il paese a sud dell’Egitto, detto anche Cush, dal nome di uno dei figli di Cam, il fratello di Sem e Jafet: i figli che Noè ebbe all’età di cinquecento anni, quando ne mancavano cento al diluvio. Dai sopravvissuti figli di Noè verrebbero tutti i popoli delle terra. Da Sem i Semiti, popoli che si diffusero nel continente asiatico: Ebrei, Fenici, Arabi, ed altri che ancora oggi parlano lingue afro-asiatiche (o camito-semitiche), come il maltese, l’aramaico (lingua d’Israele al tempo di Gesù, sopravvive oggi in località della Siria, a Erbil e in Turchia), l’amarico (lingua ufficiale etiope) ed il tigrino (principale lingua dell’Eritrea, diffusa anche in Etiopia). Dai Semiti vengono anche le religioni semitiche: Ebraismo, Cristianesimo e Islam, ed antiche religioni politeiste. I popoli proto-semiti, antenati dei Semiti mediorientali, giunsero dalla Penisola Araba, e l’Homo sapiens (i cui resti più antichi vengono dall’Etiopia) 70.000 anni prima era già passato dal Sinai e dallo Yemen per popolare il resto del pianeta. È dunque probabile che gli antenati dei proto-semiti fossero originari dell’Africa, e che da allora continuarono nel tempo le migrazioni in entrambi i sensi. Ciò spiegherebbe il carattere afro-asiatico delle lingue camito-semitiche e delle cuscitiche, come l’etiope Oromo.
Da Jafet discenderebbero invece, secondo una tradizione ebraica, i Greci, e per estensione i popoli europei (“Iafetiti”). Tempo dopo l’abbassamento delle acque e l’uscita dall’arca, Noè bevve vino e si ubriacò, giacendo poi, nudo, nella sua tenda. Lo vide Cam (padre, oltre a Cush, anche di Mizraim, Phut e Canaan), che andò a raccontarlo ai fratelli; ma Jafet e Sem ne ricoprirono il corpo volgendo indietro la faccia per non vedere il padre nudo. “Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: “Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!”. Disse poi: “Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Jafet e questi dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!” (Genesi 9, 20-27).
Secondo gli esegeti la maledizione di Canaan, nel contesto ebraico del tempo, profetizzava la conquista delle terre dei Cananei, una regione corrispondente agli attuali Israele, Libano ed alcune zone in Siria e Giordania. Il nome Cam viene invece da Khem o Kemet, che significa “nero”, ed è il nome che gli antichi Egizi davano al loro paese (peraltro il nome del secondo figlio di Cam è Mizraim, che fino ad oggi significa Egitto, Misr in arabo). Generazioni successive di egittologi europei hanno sostenuto che Khem significherebbe “terra nera”, come il limo scuro delle inondazioni del Nilo. Ma gli “afrocentristi”traducono invece Khem come “il paese dei Neri” o “il popolo dei Neri”. Partiti da Cush (l’Etiopia) verso nord, lungo il corso del Nilo, questi antichi uomini neri avrebbero fondato, verso il 3100 AC, le prime società organizzate della Nubia e la prima dinastia faraonica egizia. E Narmer (o Menes), l’unificatore dell’Egitto, aveva infatti le fattezze di un nero africano, come mostra la sua effigie in pietra.
Ma gli egittologi europei, pervasi dalle teorie antropologiche razziali del XIX secolo, negarono che un “popolo di negri” potesse essere all’origine di una così grande civiltà e svilupparono la “teoria hamitica”, secondo cui la “razza camitica” fondatrice dell’Egitto doveva appartenere ad un sottogruppo della “razza caucasica” (i bianchi), composto da antichi pastori (Berberi, Abissini e Tutsi) migrati dal Nord Africa a sud del Sahara e superiori ai negroidi locali.
Resta difficile capire come è stato possibile che una maledizione non di Dio, ma di Noè, e non di Cam, ma di Canaan sia bastata per secoli a giustificare la schiavitù dei neri da parte di arabi ed europei. Il comportamento di Cam, d’altra parte, non basterebbe in sé a spiegare una tale maledizione; ma sembra che a quel tempo, a Babilonia, vedere un membro nudo fosse considerata una cosa gravissima. Un po’ come a Roma ai giorni nostri.