In attesa che le assunzioni si trasformino definitivamente in cattedre assegnate, la situazione è addirittura peggiorata: le graduatorie da cui attingere sono state aggiornate in ritardo. E la "fase C" delle stabilizzazioni, fatta ad anno scolastico in corso, ha prodotto nel breve periodo una voragine di posti. Con effetti negativi per la continuità didattica, denunciano presidi, insegnanti e sindacati. Il nodo dei sostegni
“Aboliremo le supplenze”. Quella frase, pronunciata da Stefania Giannini a fine agosto 2014 poco prima della presentazione della riforma della scuola, è stata la stella polare dell’operato di governo e Ministero nell’ultimo anno e mezzo: con la stabilizzazione di migliaia di docenti, gli organici funzionali e l’autonomia scolastica, “La buona scuola” avrebbe dovuto cancellare il precariato. A distanza di mesi, dopo l’approvazione della Legge 107 e la realizzazione del piano straordinario, la situazione, però, non è cambiata. Almeno per il momento: nel 2015/2016 i contratti a tempo determinato sono diminuiti impercettibilmente, sfiorando quota 100mila. Anzi – fanno notare i sindacati – “in proporzione sono aumentati, se consideriamo che nel frattempo sono stati assunti quasi 90mila insegnanti”. Per sconfiggere la “supplentite” non è bastato il piano ambizioso del governo Renzi, per cui era stato stanziato un miliardo di euro solo nel 2015, con “riferimento prioritario” proprio alle assunzioni. Colpa della mancanza dei docenti richiesti per alcune classi di concorso. Ma soprattutto delle immissioni in ruolo a scoppio ritardato e dei soliti problemi con le graduatorie, che hanno trasformato l’anno scolastico in corso in un calvario: andirivieni continuo nelle classi, centinaia di convocazioni per trovare i sostituti, e a volte anche i sostituti dei sostituti. “È stato un anno complicato, come e forse più degli altri”, spiega Ezio Delfino, presidente dell’Associazione dei dirigenti scolastici (Disal). “Almeno è una fatica in parte ripagata dal beneficio di avere qualche docente in più: grazie a loro, ad esempio, dovrebbero diminuire le supplenze brevi”. Pro e contro di un’annata di transizione: un vero bilancio si potrà fare solo fra 12 mesi. Intanto le supplenze restano tantissime, con tutte le conseguenze (discontinuità dell’offerta formativa, caos organizzativo ed esborso economico) che esse comportano.
87MILA ASSUNTI MA LE SUPPLENZE RESTANO LE STESSE: I CONTI NON TORNANO
È questo il quadro che emerge dai dati elaborati dal Ministero dell’Istruzione per Ilfattoquotidiano.it: nel 2015/2016 ci sono stati 99.768 contratti a tempo determinato, rispetto ai 103.767 dello scorso anno. Un calo irrisorio, appena 4mila unità. Un po’ di più sono diminuite le supplenze fino al 31 agosto, passate da 14.405 a 5.627. Ma il saldo è comunque insoddisfacente, considerando che tra settembre e novembre il piano straordinario ha stabilizzato 87mila docenti. “La riforma – attacca la Flc Cgil – ha fatto aumentare le supplenze”. In realtà le cause sono molteplici. A partire dai ritardi cronici nella revisione delle Graduatorie d’istituto che assegnano gli incarichi a tempo determinato. Come in passato, le liste ad inizio anno non erano pronte: ancora non erano stati aggiornati i titoli di abilitazione e specializzazione sul sostegno. Così quando è suonata la prima campanella i presidi hanno potuto nominare i supplenti su base provvisoria, con contratto “fino ad avente diritto”. Solo a novembre (a volte a dicembre) sono arrivate le liste complete e i supplenti definitivi. Poi ci si è messa la riforma, in particolare la Fase C che a novembre ha portato 50mila docenti nelle scuole. Peccato che la maggior parte di loro avesse già accettato una supplenza: alcuni sono rimasti dov’erano, rinviando al prossimo anno il trasferimento; altri hanno accettato subito la nuova nomina. In entrambi i casi da qualche parte è servito un altro supplente, che si trattasse di rimpiazzare il docente che rimandava l’assunzione, o di far fronte all’improvvisa partenza di chi stava occupando una cattedra. Una girandola di sostituzioni.
MANCANO GLI SPECIALIZZATI: IL SOSTEGNO È LA NOTA DOLENTE
Inconvenienti di un anno di transizione, che almeno sulla carta in futuro non si verificheranno più: il prossimo settembre, infatti, gran parte dei posti vacanti saranno coperti dai neoassunti della riforma. Non tutti, in realtà, perché nelle graduatorie mancavano i docenti richiesti per alcune classi di concorso, circostanza che ha costretto il Miur a ricorrere ancora a delle supplenze. Particolarmente complessa, ad esempio, continua ad essere la situazione degli insegnanti di sostegno: non soltanto perché si tratta di un ruolo più delicato, la cui instabilità può causare traumi e scompensi agli alunni disabili; ma anche perché il piano straordinario non ha colmato il gap. “Nelle Graduatorie ad esaurimento c’erano pochi insegnanti specializzati, tanti hanno preso il titolo con il Tfa negli ultimi anni. Almeno per questa categoria il governo avrebbe dovuto allargare il piano, ma non lo ha fatto”, denuncia la Flc Cgil. E in effetti le assunzioni sul sostegno sono state appena 25mila su 87mila, mentre l’ultimo censimento del Miur conta 44mila cattedre scoperte, dei circa 120mila docenti che ogni anno si prendono cura dei 234mila studenti disabili in Italia. “Il problema – conclude il sindacato – si riproporrà a settembre. Senza dimenticare che con la mobilità straordinaria avremo altri trasferimenti”.
LA PRESIDE: “NELLA MIA SCUOLA CENTINAIA DI CONVOCAZIONI”
Se il futuro è un’incognita, di certo il presente non è andato secondo i piani. E i numeri trovano conferma nelle testimonianze di chi vive la scuola in prima persona. I docenti che combattono con la precarietà. Le famiglie che pagano in prima persona il turnover e l’incertezza. I dirigenti scolastici che devono far fronte all’emergenza. Tra questi Filomena Massaro, preside dell’Istituto comprensivo 12 (e reggente dell’Ic11) di Bologna. “Ci sono stati giorni in cui davvero non sapevo dove sbattere la testa”, racconta. “A settembre le graduatorie non erano pronte: quando si parla di ‘buona scuola’ bisognerebbe partire dal rispetto delle scadenze. Invece ancora una volta si è dovuto intervenire in corsa: e proprio sul sostegno, dove ci sono stati molti inserimenti, i supplenti sono cambiati ad anno inoltrato”. Poi è arrivata la riforma: “Qui le difficoltà sono più accettabili: il cambiamento all’inizio porta sempre un po’ di disagio, è normale. Certo a novembre e dicembre il caos è stato notevole: tra un problema e l’altro avrò fatto centinaia di convocazioni e decine di nomine. In una classe alla primaria ho avuto addirittura quattro maestri diversi per una sola cattedra”. Ora, forse, il peggio è passato: “L’arrivo dei docenti di potenziamento ci permette di gestire internamente buona parte degli incarichi brevi, questo è un aspetto positivo”. Anche di recente Matteo Renzi e Stefania Giannini hanno ammesso le difficoltà, assicurando che quando la riforma andrà a regime tutto si risolverà. Supplenze comprese. “Speriamo sia così”, conclude la preside Massaro. “Effettivamente dal prossimo settembre i contratti a tempo determinato dovrebbero diminuire. Ma aspettiamo per dirlo: ormai nel mondo della scuola non mettiamo più la mano sul fuoco su nulla”.
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