Fu usura e fu una banca. La storia arriva dal Veneto e riguarda una società cooperativa andata in crisi e costretta a dimezzare la forza lavoro per pagare gli interessi oltre soglia chiesti dal Monte dei Paschi di Siena, condannato dal Tribunale civile di Padova non solo ad azzerare il debito, ma anche a risarcire l’azienda. L’ordinanza del giudice Luca Marani ha infatti ritenuto Mps responsabile di anatocismo, cioè applicazione di interessi sugli interessi, e di superamento del tasso soglia, quello oltre il quale scatta l’usuraMontepaschi, in questi giorni protagonista in negativo in Borsa insieme a tutto il comparto bancario, ha dovuto quindi firmare un assegno da quasi 160mila euro a Gianfranco Simonato, presidente della Cooperativa Edile di Lavoro di Conselve. Che è riuscito a ottenere il risarcimento con l’aiuto della Confedercontribuenti Veneto, attiva da anni nel contrasto all’usura bancaria

Simonato aveva aperto alcune linee di credito con Antonveneta, di cui nel 2007 Giuseppe Mussari, presidente dell’istituto toscano, decise l’esosa acquisizione per la quale è a processo. Poi, come avvenuto per tanti imprenditori, la crisi si era fatta sentire e lo scoperto di uno dei conti era arrivato a superare i 140mila euro. “Riuscivamo a pagare gli interessi ma non a coprire il debito – ha raccontato a Il Mattino di Padova -. Pure in difficoltà si lavorava ma gli interessi ci strozzavano e la banca continuava a chiederci di rientrare dallo scoperto”. Per soddisfare le richieste dell’istituto quindi la cooperativa era dovuta ricorrere a misure estreme come dimezzare la forza lavoro da 18 a nove persone.

È stato grazie all’intervento di Confedercontribuenti “che è emerso che nei calcoli degli interessi c’era qualcosa che non andava”. Quindi nell’aprile 2014 è partita la causa che dopo 18 mesi si è conclusa con la sentenza emessa a fine novembre. Che impone di restituire all’ex correntista 141.845 euro più gli interessi legali e le spese di lite. Il giudice Luca Marani ha emesso la sua ordinanza sulla base della consulenza tecnica del commercialista Carlo Mariano, che ha verificato e riscontrato il superamento del tasso soglia per alcuni mesi. “I tassi individuati dal sottoscritto sono usurai  – si legge a pagina 13 della relazione – anche secondo la perizia del dottor Tasca”.

Il provvedimento “è molto rilevante al di là delle cifre”, spiega l’avvocato Giuseppe Baldassarre, che ha assistito Simonato, “perché la banca assumeva di essere creditrice e in realtà era debitrice di somme importanti”. Nelle more del giudizio, “l’istituto di credito continuava a chiedere il rientro delle somme el’imprenditore  era preoccupato che potessero segnalarlo alla centrale rischi”. Una segnalazione che “avrebbe comportato la chiusura di tutti i suoi conti e la fine civile della azienda”. Lo stesso avvocato Baldassare segue altri cinque giudizi col medesimo imprenditore, per quasi 3 milioni euro “e per i medesimi motivi”.

“I 200 miliardi di sofferenze bancarie che l’Abi dice di avere – sostiene Alfredo Belluco, presidente dell’associazione in Veneto – potrebbero invece essere 400 a nostro favore e questa causa lo ha dimostrato. Non sono debiti ma crediti. Ma non solo dal nostro osservatorio riscontriamo che nell’85% dei casi che trattiamo risultano evidenti anatocismo, interessi usurari e commissioni e spese non correttamente pattuite“. Eppure anche quando si riesce ad avere ragione di procedure scorrette le banche difficilmente accettano di restituire il maltolto, riferisce a ilfattoquotidiano.it Raffaella Zanellato, responsabile imprese di Confedercontribuenti del Veneto: “Pure in presenza di un’ordinanza del Tribunale, Montepaschi ha continuato a fare orecchie da mercante. Siamo stati costretti a chiedere un atto di precetto e poi l’intervento dell’ufficiale giudiziario pronto a pignorare i beni della banca se non avesse rispettato l’ordinanza”.

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