Il Pil italiano quest’anno salirà dell’1,4%, contro l’1,5% che emergeva dalle proiezioni dello scorso autunno. E il rapporto deficit/Pil aumenta al 2,5% dal 2,3% stimato in primavera, uno scostamento che vale oltre 3 miliardi. Quanto al debito, quello lordo dovrebbe calare nel 2016 al 132,4% del Pil, dal 132,8% nel 2015, per scendere poi nel 2017 al 130,6%. Il tasso di disoccupazione invece dovrebbe calare all’11,4%, dato peraltro identico da quello registrato a dicembre. Sono le previsioni economiche d’inverno diffuse dalla Commissione europea, che nota come il rapporto debito/Pil cali “solo leggermente anche perché il bilancio strutturale è previsto in deterioramento“.
Lo scostamento tra deficit/Pil previsto e stima del governo vale oltre 3 miliardi – Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil, in queste settimane al centro della contesa tra Roma e Bruxelles sulla flessibilità, per quest’anno come detto è visto in aumento al 2,5% contro il 2,3% delle proiezioni di ottobre 2015 e il 2,4% messo nero su bianco dal governo nella legge di Stabilità e comprensivo delle tre diverse clausole di flessibilità a cui la Penisola ritiene di “avere diritto”, come rivendicato mercoledì dal ministro Pier Carlo Padoan. Lo scostamento potrebbe costare caro all’Italia. Occorre tener presente che lo 0,2% del Pil vale oltre 3 miliardi e corrisponde esattamente al valore della flessibilità che Palazzo Chigi e il Tesoro chiedono alla Commissione invocando come giustificazione la “emergenza migranti“. Se a maggio da Bruxelles arriverà un via libera a quella e alle altre clausole, mancherà comunque all’appello uno 0,1% di Pil, cioè circa 1,6 miliardi. Se il verdetto sarà negativo, ballerà invece lo 0,3% del Pil, pari a 4,8 miliardi. Non si può escludere, dunque, una procedura di infrazione. I margini “di flessibilità per l’Italia sono molto stretti”, ha ribadito giovedì Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea e commissario per il lavoro, la crescita e gli investimenti, a SkyTg24. “Se l’Italia continuerà ad avere un deficit molto alto e non rientrerà nel debito” avrà margini molto stretti e “non credo che ci sia ulteriore spazio di manovra”. “Le nostre regole sono già molto flessibili e l’Italia ha ne beneficiato di più di altri”, ha aggiunto. “Se andassimo troppo oltre con la flessibilità delle regole, non avremmo più regole”.
La spada di Damocle degli aumenti Iva nel 2017 – Nel 2016, “malgrado le prospettive positive per la crescita, il deficit è previsto calare marginalmente, al 2,5% del Pil”, sottolinea il documento. “Questo riflette l’impatto espansivo della legge di Stabilità 2016, inclusi 3,2 miliardi di euro di spese aggiuntive per la cultura e la sicurezza che hanno aumentato l’obiettivo di deficit al 2,4% del Pil dal 2,2% previsto nel Documento Programmatico di Bilancio. Come risultato, il bilancio strutturale è previsto peggiorare di circa 3/4 di punti percentuali di Pil nel 2016″. Nel 2017 poi il deficit è visto in discesa all’1,5 per cento, ma questo partendo dal presupposto che scattino gli aumenti delle aliquote Iva: quella del 10% dovrebbe passare al 13, quella del 22 al 24%. Se il governo vuole evitare questo aggravio fiscale, dovrà disinnescarlo trovando altrove oltre 20 miliardi. L’esecutivo italiano, peraltro, ha basato tutta la programmazione di finanza pubblica in cui è incardinata la manovra su una previsione di crescita, per quest’anno, dell’1,6%. E per ora, nonostante l’aggiornamento della Commissione, non è intenzionato a fare modifiche. Il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha detto che “di mese in mese c’è qualche valutazione di scostamento” e al momento il governo conferma le sue stime.
Disoccupazione in lieve calo, dinamica dei salari “moderata” – Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le previsioni sulla disoccupazione vengono portate all’11,9% per il 2015 dal 12,2% previsto a novembre, all’11,4% nel 2016, dall’11,8% precedente, e all’11,3% nel 2017, dall’11,6%. “Una moderata dinamica salariale, la riduzione del cuneo fiscale e il miglioramento della produttività del lavoro porteranno un incremento del costo nominale unitario della manodopera al di sotto della media dell’area dell’euro nel 2016 e nel 2017″, nota la Commissione. Quanto all’inflazione, nel 2017 è vista in forte aumento all’1,8% dallo 0,3% del 2016, ma solo perché si dà per scontato che aumenti l’Iva. Se il governo individuerà “misure compensative” che consentano di mantenerla invariata, l’aumento dei prezzi potrebbe essere “significativamente più basso”.
Per l’Eurozona crescita accelera. Ma Dombrovskis avverte: “Ostacoli crescenti” – Nella zona euro la crescita dovrebbe raggiungere quest’anno l’1,7% rispetto all’1,6% del 2015, per attestarsi all’1,9% nel 2017. A novembre Bruxelles vedeva un Pil 2016 al +1,8%. Per l’Ue, invece, si prevede che il progresso del Pil rimanga stabile all’1,9% quest’anno, portandosi al 2% l’anno prossimo. Le previsioni, sottolinea la Commissione nel giorno in cui il presidente della Bce Mario Draghi ha lanciato l’allarme sull’inflazione che resta troppo bassa, “indicano prospettive generali di crescita sostanzialmente invariate dall’autunno, anche se aumenta il rischio che, soprattutto a causa di fattori esterni, la crescita risulti inferiore a quanto anticipato”. “In Europa prosegue la ripresa e la crescita è sostanzialmente in linea con le nostre ultime previsioni di autunno”, ha dichiarato Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, commentando le previsioni. “Dobbiamo però mantenere alta l’attenzione: la crescita moderata che caratterizza l’Europa si trova ad affrontare un numero crescente di ostacoli, dal rallentamento della crescita nei mercati emergenti, come la Cina, alla debolezza del commercio mondiale, oltre alle tensioni geopolitiche nel vicinato europeo”, ha aggiunto Dombrovskis. “È importante proseguire con le riforme strutturali che possono favorire la crescita delle nostre economie mettendole al riparo da shock futuri e offrire maggiori opportunità di lavoro ai nostri cittadini”.