Oltre al presidente della Sampdoria erano stati coinvolti altri soci della compagnia aerea fallita nel 2011. Il tribunale di Busto Arsizio ha concesso le attenuanti generiche. Ma il "Viperetta" non potrà usufruire della sospensione condizionale della pena, potrà invece chiedere l'affidamento ai servizi sociali
“Mi hanno rifilato ‘na sola”, si lamentava Massimo Ferrero, meglio conosciuto come il Viperetta, presidente e proprietario della Sampdoria dal 14 giugno 2014, ogni volta che qualcuno gli ricordava la disavventura della Livingston, la compagnia aerea fallita nel 2011 (salvata poi da Riccardo Toto e nuovamente fallita) che l’aveva trascinato in una spiacevole e penosa vicenda giudiziaria che si è conclusa ieri di fronte al tribunale di Busto Arsizio. Dopo una serie lunghissima di rinvii, dovuti alla necessità di accertare l’effettiva disponibilità di Ferrero a indennizzare in quota parte i creditori della compagnia aerea, il giudice dell’udienza preliminare gli ha concesso il patteggiamento a un anno e dieci mesi per la bancarotta fraudolenta a carico suo e di altri soci della Livingston.
Oltre a Ferrero erano stati coinvolti nella vicenda Giovanni Sebastiani, Giancarlo Celani, Domenico Silvestri, Pellegrino D’Aquino, Bruno Colombo per i reati di bancarotta fraudolenta e Massimo Cassano, Rocco Palmisano e Angelo Valia per omesso controllo. Anche Celani e D’Aquino come Ferrero hanno chiesto il patteggiamento. Ferrero era stato indagato con l’accusa di aver distratto fondi dalle casse della società. Ieri, di fronte al tribunale di Busto Arsizio, Ferrero ha chiuso la vicenda. Il giudice dell’udienza preliminare, Luca Labianca, ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dai suoi difensori, Luca Ponti di Udine e Carmine e Enrico Giovine di Salerno.
Ferrero se l’è cavata – è il caso di drilo – con una condanna mite, un anno e dieci mesi di carcere, rispetto ad un fallimento che aveva bruciato una quarantina di milioni di euro. La mano leggera del giudice è dovuta al fatto che il tribunale gli ha concesso le attenuanti generiche, riconoscendo il ruolo marginale svolto dall’imprenditore dei cinema nella vicenda Livingston. Ferrero tuttavia dovrà versare una somma di denaro vicina al milione di euro alla curatela fallimentare che la gestirà a beneficio dei creditori.
Il presidente della Sampdoria non potrà usufruire della sospensione condizionale della pena, in gioventù aveva riportato una condanna penale per reati non finanziari. Per questa ragione gli sarà comminata probabilmente una pena alternativa al carcere, come previsto dalle nuove leggi approvate dal governo Renzi: l’affidamento ai servizi sociali. Una concessione della quale aveva goduto anche l’ex premier Silvio Berlusconi, che aveva svolto attività di assistenza agli ospiti di un ospizio di Cesano Boscone.
Secondo l’avvocato Ponti “il tribunale di Busto Arsizio ha ritenuto prevalenti le attenuanti generiche a dimostrazione del fatto che Massimo Ferrero ha avuto un ruolo assolutamente marginale nell’operazione Livingston, tant’è che risulta a suo carico la pena minore fra tutti i patteggiamenti e l’unico, appunto, con le attenuanti generiche prevalenti. Anche le conseguenze civili sono state definite con reciproca soddisfazione con l’autorizzazione del Ministero. Non sono inoltre state erogate pene accessorie né’ vi sono impedimenti di alcun tipo allo svolgimento delle sue attività imprenditoriali”.
Nessun problema di incompatibilità a seguito della condanna, secondo il suo difensore, per la carica di presidente della Sampdoria. Ferrero potrà continuare a ricoprire la massima carica sociale nel club blucerchiato. La Sampdoria si trova in pessime acque ed è in lotta per conquistare la salvezza. Sono lontani i tempi in cui la squadra di Ferrero, subentrato a Edoardo Garrone nel 2014, era in corsa per un posto in Europa. Ora la popolarità del presidente presso i tifosi della blucerchiati è in crollo verticale.