violenza donne 675

Molto bene. In questo Paese o l’accusa dimostra senza nessun ragionevole dubbio che l’imputato è un satiro colpito da un irrefrenabile impulso sessuale, oppure palpeggiando sul posto di lavoro una donna la si può benissimo fare franca.

Le motivazioni relative alla sentenza che assolse l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Palermo 1, accusato di avere molestato due impiegate del suo ufficio “palpeggiandole”, dicono che: “Non si deve fare riferimento alle parti anatomiche aggredite e al grado di intensità fisica del contatto instaurato, ma si deve tenere conto dell’intero contesto. Nel comportamento dell’ex direttore non era ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di soddisfacimento dell’impulso sessuale”.

L’ex direttore, quindi, viene sì giudicato “immaturo” dal Tribunale, descrivendo il suo atteggiamento come “inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e a una, sia pur scorretta, modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio”, ma lo assolve dal reato di molestia.

Ora, non è mia intenzione intervenire sul lavoro di un giudice che ha sicuramente applicato la legge, valutato le prove a discapito e a favore dell’accusa e ha poi emesso il suo verdetto; c’è però da riconoscere che questa sentenza fa discutere ed è giusto che lo faccia. Credo debba essere mantenuta alta la guardia di fronte a temi tanto importanti per la sfera femminile e credo che non si debba passare oltre tanto leggermente su giudizi che valutano come semplici “atti di immaturità” dei palpeggiamenti da parte di un capo su un posto di lavoro.

Qui dentro c’è l’intera summa della mortificazione del ruolo della donna nella nostra società. Il corpo femminile è soltanto quel mucchio di carne e ossa che ispira all’uomo azioni bieche e meschine, mosse dando libero sfogo ad istinti primordiali, che andrebbero repressi; che invece dovrebbero essere razionalizzati e sopiti; che dovrebbero essere accompagnati da analisi e perizie psicologiche o psichiatriche, ovvero che non dovrebbero essere sottovalutate ma riconosciute come gravi, anche se non sotto il profilo penale.

Ecco, secondo me, questo è l’aspetto più grave della sentenza di Palermo: l’aver sostanzialmente sottovalutato un’azione sessista e non aver stabilito alcun provvedimento – per esempio delle ore di volontariato in una struttura per il recupero di donne abusate e violentate – se non appellare l’imputato come “immaturo”. Ma il giudice, rispondendo alle pesanti critiche che da più parti gli sono arrivate, ha difeso il suo lavoro e confermato la tesi dello “scherzo pesante” che era stata avanzata da altri lavoratori presenti nell’ufficio sotto indagine ed aggiungendo che “non può considerarsi un buffetto sul sedere o toccare il bottoncino di una scollatura come fatto avente una connotazione sessuale”.

Certo, formalmente, signor Giudice lei ha ragione, ma vorrei ci soffermassimo sulle conseguenze che avrà il suo verdetto, in una società, come dicevo, sin troppo piegata verso gli interessi, i gusti e le ascendenze maschili. Di certi palpeggiamenti fatti sui luoghi di lavoro d’ora in avanti si parlerà semplicemente come di “scherzi”, da non farne “una questione” ma da sottovalutare tranquillamente.

Molto bene. Propongo allora alle donne di rispondere pan per focaccia. Nemmeno certe parti intime maschili, credo, debbano considerarsi un tabù; e allora, siete vittime di un palpeggiamento? Voltatevi molto serenamente verso l’attore di questo gesto (non colpevole di nulla) e a vostra volta, assolutamente serene, assestategli un bel calcio lì dove non batte il sole! Senza problema: il vostro gesto sarà giudicato al più uno “scherzo pesante” e tutt’al più sarete tacciate di immaturità; mentre il maschietto starà lì a rantolare coi suoi gioielli tra le mani.

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