Secondo le istituzioni locali, le intimidazioni e gli attentati ai danni dei componenti del consorzio che gestisce il sito vicino Brindisi sono da collegare all'estromissione dei privati dalla gestione dei servizi per i visitatori. Un business fiorente che ha attirato le attenzioni dei clan locali
A pochi chilometri da Brindisi c’è un piccolo angolo di paradiso che si affaccia sul mare. La costa è irregolare, l’azzurro dell’Adriatico cede il posto alle dune e agli specchi d’acqua salata. Poi, per quasi mille ettari, l’occhio si perde nel verde della macchia mediterranea. E’ l’oasi di Torre Guaceto, riserva marina protetta dal 1991, che ospita anche tracce di un antico passato, tracce risalenti all’Età del bronzo. Ma da qualche anno l’azzurro incontaminato e il verde della vegetazione devono fare i conti con una minaccia: quella della criminalità, che fa sentire la sua presenza con attentati ai danni dei membri del consorzio. Intimidazioni, danneggiamenti, anche proiettili contro abitazioni private. E, per ultimo, il fuoco. Il 5 dicembre dello scorso anno è stata incendiata parte della casa per le vacanze del direttore del consorzio che gestisce la riserva, Alessandro Ciccolella. Un chiaro avvertimento. Non l’unico, non l’ultimo. Il 13 gennaio di quest’anno è stato il turno dell’abitazione estiva dell’assessore Pasquale Luperti, che rappresenta il Comune di Brindisi all’interno dell’assemblea consortile. In questo caso i danni causati dall’incendio sono stati più ingenti. Alcuni politici locali, tra cui il sindaco di Brindisi, vedono un’unica matrice dietro questi episodi. Sono avvertimenti: la criminalità locale vuole mettere le mani sulla gestione dei servizi per i turisti.
CONTRO LE SPECULAZIONI
Anche Ciccolella, biologo che dirige la riserva, ha le idee chiare: i motivi di questi attentati vanno ricercati in un dato: i 18mila visitatori che la riserva attrae ogni anno. L’equazione “tanti turisti uguale tanti soldi” è immediata. Negli ultimi anni molti servizi che erano appaltati ai privati sono stati presi in gestione in via diretta dal consorzio, che ha sede nel piccolo centro di Carovigno. Esiste un dossier, risalente alla scorsa estate, che è circolato all’interno del cda. Nel documento sono messi in relazione temporale gli episodi inquietanti ai danni dei membri dell’ente con le decisioni prese dal consorzio stesso. “Le ragioni delle intimidazioni vanno ricercate negli atti amministrativi che mirano a evitare speculazioni intorno alla riserva”, spiega Ciccolella, che a fine gennaio è comparso davanti alla Commissione Ambiente del Senato.
UNA LUNGA SCIA DI INTIMIDAZIONI
In questa sede ha spiegato i suoi timori. E si è ricordato del dossier, che riporta un episodio emblematico: nel maggio 2014 un consigliere di amministrazione dell’ente propose alcune clausole restrittive sulla gestione di aree della riserva in mano a soggetti privati. Nello stesso mese, il portone di un edificio di proprietà della famiglia dello stesso membro del cda venne crivellato da diversi colpi di pistola. Anche il senatore di centrodestra Vittorio Zizza, originario di Carovigno, qualche tempo dopo mise in relazione l’attività dell’ente di gestione di Torre Guaceto con gli atti intimidatori. Due mesi dopo fu il turno del segretario del consorzio, che trovò la sua auto con i vetri in frantumi. Il 28 ottobre del 2015 vennero danneggiate alcune telecamere presenti nell’area protetta e a pochi metri di distanza venne ritrovata una tanica di benzina.
LA DIA SU TORRE GUACETO
Anche la Direzione investigativa antimafia si è interessata a Torre Guaceto: nella relazione del secondo semestre del 2014 ha dedicato un passaggio alla riserva naturale e a Carovigno: “Per numero e sequenza temporale si segnalano, invece, i danneggiamenti avvenuti a Carovigno nei confronti di alcuni rappresentati delle istituzioni locali, dei mezzi di proprietà di una ditta municipalizzata e in danno di alcuni dipendenti del Consorzio della riserva naturale di Torre Guaceto, che sembrano essere la prosecuzione dei quelli verificatisi nell’ultimo triennio”.
Il numero di attentati e intimidazioni va però aggiornato, con gli atti incendiari ai danni delle villette di Ciccolella e dell’assessore brindisino Luperti.
CHI VUOLE SPECULARE SULL’OASI
In Commissione Ambiente si è discusso anche di questi episodi. Ciccolella ha consegnato una nuova relazione in cui ripercorre gli eventi e denuncia pressioni: “Negli ultimi mesi è stata fatta una vera e propria campagna diffamatoria sia a mezzo stampa che social network ai danni degli organi di gestione e di direzione tecnica allo scopo di screditare l’operato dell’ente nella gestione delle problematiche relative alla tematica parcheggi, alludendo a interessi personali o, peggio, non leciti. Tale campagna ha una cassa di risonanza nelle posizioni assunte da ex consiglieri comunali, ex amministratori e privati con interessi economici all’interno della riserva”. La commissione ha ascoltato anche il sindaco di Brindisi Mimmo Consales. Anche lui ha le idee chiare sulla lunga scia di intimidazioni che ruotano intorno a Torre Guaceto: i motivi vanno ricercati nell’estromissione dei privati dalla gestione dei servizi ai turisti.
UN PARADISO DA DIFENDERE
L’oasi di Torre Guaceto è sotto assedio, ma nel corso del tempo ha dimostrato di saper resistere: negli anni ’80 qualcuno pensò di poter realizzare, tra dune e vegetazione, una centrale nucleare, minaccia scampata. Di recente, nel settembre 2014, la Regione Puglia e l’Acquedotto pugliese hanno dato il via allo sversamento di liquami depurati nelle acque della riserva. Alcuni dirigenti dei due enti sono coinvolti in un processo che partirà il prossimo 7 marzo. Ora ci sono nuovi assalti che mettono a repentaglio la purezza dell’area. “Il turismo legato ai beni naturali ha un volto oscuro – chiosa Ciccolella – I guadagni che ne derivano fanno gola a molti. L’oasi di Torre Guaceto non è immune a questo fenomeno, per questo il consorzio sta lottando contro i tentativi di speculazione”.
LE MANI DELLA MAFIA SUL TURISMO
La criminalità organizzata in Salento si è spostata sui litorali. Da qualche anno i clan hanno fiutato il business del turismo, specie da quando il Tacco d’Italia è diventato una meta rinomata per le sue spiagge e la per la movida notturna. La paura di Ciccolella è che quanto si verifica da tempo più a Sud, possa accadere ora a Torre Guaceto. E non in uno stabilimento, ma in una oasi protetta.
di Mariateresa Lanzillotti ed Emmanuele Lentini