Gli ex Ncd guidano i parlamentari del centrodestra che contestano come il disegno di legge non abbia concluso l'esame in commissione: "Il presidente è come Don Abbondio". Lui replica: "E' una pessima idea, la discussione dura da 3 anni e ci saranno ore di dibattito in Aula"
La Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi sul disegno di legge Cirinnà. Ma non nel merito, piuttosto sul metodo. Secondo 40 senatori del centrodestra, infatti, sono stati violati i diritti dei parlamentari perché non si è concluso l’esame in commissione del testo sulle unioni civili. Tra i firmatari ci sono gli oppositori più energici al ddl Cirinnà, con in testa i 4 ex del Nuovo Centrodestra che sono usciti dal partito di Angelino Alfano proprio in contrasto con la maggioranza sulla regolarizzazione delle coppie omosessuali e hanno formato un gruppuscolo chiamato “Idea”. Nel mirino finisce soprattutto il presidente del Senato Piero Grasso, definito “don Abbondio”. E lui replica con una battuta: “E’ un espediente da azzeccagarbugli che è una pessima Idea”. Grasso ha anche ricordato che la discussione in Aula prevede oltre cento interventi, 21 ore di dibattito, con centinaia se non migliaia di emendamenti. Quella di oggi, intanto, è stata l’ultima seduta della settimana sulle unioni civili: il Senato ha sospeso la discussione generale, che riprenderà martedì 9: in tutto sono 21 ore e per esaurirle occorrerà martedì una seduta molto lunga. I retroscena dicono che il voto finale sulla legge arriverà non prima del 18 febbraio, con uno slittamento di una settimana per assicurare un “dibattito ampio”.
L’appello alla Consulta guidato da Giovanardi
Il primo firmatario del ricorso alla Consulta è Carlo Giovanardi, poi seguono i nomi di Gaetano Quagliariello, Luigi Compagna e Andrea Augello. A loro si aggiunge l’ex ministro della Difesa Mario Mauro. Tutti hanno criticato il ruolo del presidente del Senato Piero Grasso perché l’iter del ddl Cirinnà, secondo loro, ha violato l’articolo 72 della Costituzione che prevede, appunto, che un disegno di legge sia esaminato prima in commissione e poi in Aula.
Nel caso della legge sulle unioni civili la commissione Giustizia ha solo iniziato l’esame, ma non lo ha concluso, approdando nell’Aula di Palazzo Madama – dove ora è in discussione – senza mandato al relatore. Il ricorso nasce da qui: i senatori del centrodestra denunciano di non aver “potuto svolgere la funzione assegnata dalla Costituzione” ai “rappresentanti del popolo”. Certo, la tempistica è particolare: il disegno di legge, infatti, non solo è stato calendarizzato diverse settimane fa con una discussione in conferenza dei capigruppo, non solo è in discussione ormai da quasi una settimana, ma ha già anche superato le prime votazioni sulle pregiudiziali di costituzionalità e sulle richieste di sospensiva per il ritorno in commissione.
Gli ex Ncd: “Grasso come Don Abbondio”
Giovanardi ha detto di aver sollevato la questione con Grasso sia con una lettera che in Aula. “Abbiamo messo lì uno che non sa fare l’arbitro” ha detto l’ex ministro Mauro. “Grasso – aggiunge Compagna – nemmeno ci prova a fare l’arbitro e dà la sensazione della contiguità”. “Grasso – sottolinea Quagliariello – è stato eletto da Pd e M5s; faccio appello a lui perché tuteli i diritti delle minoranze, specie di quelle che non lo hanno eletto”. “Sono pessimista – ha detto in proposito Augello – perché la figura del presidente non lascia sperare vista la fibra che ricorda quella di don Abbondio“.
Il percorso della legge (iniziato 3 anni fa)
L’inizio della discussione sulle unioni civili è del 16 giugno 2013. In commissione ci sono state 69 sedute e 29 ore di dibattito. Il ddl Cirinnà è stato congiunto lo scorso ottobre su proposta del presidente della commissione, Francesco Nitto Palma (Forza Italia), e su questo non ci sono state obiezioni. E’ stata poi la conferenza capigruppo a indicare come testo base il ddl Cirinnà e ancora, dopo la lettura del calendario in Aula, sono state respinte le proposte di variazione di calendario tra cui quella di Giovanardi che aveva chiesto di sostituire le unioni civili con la legge per la riforma della prescrizione e non invece di prevedere l’approdo in aula in una data certa, bensì solo ove concluso in commissione. Ancora a dicembre la capigruppo ha messo le unioni civili come primo argomento della settimana 27-31 gennaio, e anche allora Antonino D’Alì (Forza Italia) e Giovanardi hanno proposto di toglierle dal calendario, ma anche in quella occasione la proposta è stata bocciata dall’Aula. Il 13 gennaio si è svolta una nuova capigruppo, che ha confermato il calendario. Martedì scorso, infine, la stessa Aula ha nuovamente bocciato la richiesta di sospensiva e di rinvio in commissione proposte da Giovanardi e altri senatori.