Una foto vale più di mille parole, fa anche più male dell’insulto. Quella che pubblichiamo oggi ritrae un’auto nel centro di Velletri ferma sul posto riservato ai disabili, mentre un signore in carrozzina guarda e passa con rassegnato disappunto. L’auto, infatti, non appartiene a un forestiero sbadato, un turista o a un residente qualsiasi ma al sindaco Fausto Servadio (Pd). E’ successo proprio un anno fa, nel giorno dell’Immacolata Concezione. Il paese addobbato a festa, la gente intorno. Servadio arriva con la sua Audi, parcheggia nella piazza principale e se ne va al ristorante, a detta di chi c’era. I concittadini postano la foto su Facebook, e lui replica con queste parole: “Per i disabili di cervello come Voi la guarigione è impossibile”.
Non mancano altri episodi documentati di sosta nelle aree pedonali, sulle strisce gialle, nelle aree di carico e scarico e alla fermata del bus. Ma quello, dopo la sortita di Gasparri al Family Day, fa concorrere anche Servadio alle primarie tra chi più insulta i disabili. E siccome la specialità non ha confini né paletti ideologici, è subito “par condicio”. A livello locale si segnalano molti contendenti al titolo. A Zerbolò, in provincia di Pavia, due anni fa tenne banco la polemica per frasi dal sen fuggite a cura del sindaco Renato Fiocchi e del suo assessore Alessandra Bonino. Al Tg3 regionale difendevano la decisione di escludere i bimbi non autosufficienti dall’asilo con queste parole: “I bambini portatori di handicap sono molto spesso completamente autosufficienti dal punto di vista fisiologico, anzi: vanno al bagno e mangiano più degli altri”. E il sindaco aggiungeva “dobbiamo difendere la sezione comunale, anche dai portatori di handicap”. Il sindaco era stato eletto con una “lista civica”. Evviva.
Non c’è da sorprendersi, però. Perché l’abitudine a disprezzare le disabilità evocandole a insulto emerge regolarmente anche laddove osano gli eletti. Il Parlamento – che in grande ritardo ha appena approvato una legge sul “dopo di noi” con un fondo ad hoc per assistere i disabili rimasti soli – riserva loro ciclicamente l’insulto di essere paragonati ai politici. Al bestiario non si sottrae davvero nessuno, perfino un rispettabile come Corradino Mineo è scivolato – suo malgrado – nell’anticamera dell’insulto e cioé la gaffe, quando diede dell’autistico a Renzi pensando di offenderlo, senza immaginare che qualche autistico potesse non essere affatto d’accordo. Ma tant’è. Seguirono polemiche e scuse imbarazzate.
Il Matteo dall’Osso (M5S) che due giorni fa ha così lucidamente risposto a Gasparri, chiedendone le dimissioni tra i plausi di mezza aula, è lo stesso che veniva deriso dai suoi tre quarti solo due anni e mezzo fa. Era una notte di fine luglio 2013. Si discuteva sul decreto “Fare” quando lui, affetto da sclerosi multipla, prendeva a parlare di una legge per la donazione d’organi. Il foglietto in mano, la stanchezza e le parole che scappano via mentre tenta di domarle. Si impappina, riparte. Sale dal fondo dell’aula lo sfottò degli “onorevoli-colleghi” che si cimentano nell’ennesima prova da asilo d’infanzia: fischi, boati, sfottò e battutine arrivano soprattutto dai banchi del Pd e di Scelta Civica. Poi le scuse, tardive, generiche.
Sul fronte grillino l’insulto regna sovrano partendo direttamente dall’alto, con Beppe Grillo che rifila a ripetizione il poco gentile “ebetino” a Renzi. La Lega non si è mai tirata indietro nella competizione. E’ un po’ ossidata la medaglia di bronzo che può vantare da quei banchi dove, nel marzo 2011, in piena discussione da processo breve, qualcuno urlò: “falla stare zitta quell’handicappata del cazzo”. Sollecito rivolto direttamente alla deputata Ileana Argentin, affetta da amiotrofia spinale e promotrice della proposta sul “dopo di noi” passata ieri tra gli applausi dell’aula. Amiotrofia dell’anima dei politici, l’handicap che non ha cura neppure dopo l’urna.