Secondo l'agenzia Dpa, la polizia ha arrestato due sospetti accusati di aver avuto un ruolo nell'uccisione del 28enne. Il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abuzaid ha detto che nelle ultime 24 ore ci sono stati contatti di alto livello fra italiani ed egiziani per arrivare a chiarire le cause della morte
La polizia egiziana ha arrestato due persone sospettate di aver avuto un ruolo nell’uccisione dello studente italiano Giulio Regeni. Lo hanno riferito fonti della sicurezza all’agenzia Dpa, senza chiarire se i due arrestati siano egiziani o stranieri. I due sono sotto interrogatorio in queste ore. “Sono stati raccolti – hanno spiegato le fonti, a condizione di anonimato – indizi importanti sul caso che dimostrano che si è trattato di un atto criminale non collegato al terrorismo. I dettagli saranno resi noti nelle prossime ore”.
Il 28enne italiano è scomparso la sera del 25 gennaio, giornata in cui ricorreva il quinto anniversario della rivoluzione egiziana del 2011, e il suo corpo senza vita è stato trovato mercoledì 3 febbraio alla periferia della città. Poche ancora le informazioni sulla dinamica dell’accaduto. Secondo quanto riferito da un amico italiano a Efe, Regeni non pubblicava articoli sul giornale ‘Il Manifesto‘ con uno pseudonimo per paura o perché si sentiva minacciato, ma per precauzione. Sempre secondo la fonte, Regeni non aveva una relazione speciale con gli attivisti oppositori egiziani, ma niente più che la relazione professionale dovuta alla tesi di dottorato che stava scrivendo in Egitto.
Intanto al Cairo si attende l’arrivo della missione italiana che seguirà le indagini egiziane. Il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abuzaid ha detto che nelle ultime 24 ore ci sono stati contatti di alto livello fra italiani ed egiziani per arrivare a chiarire le cause della misteriosa morte di Regeni e questi contatti si sono svolti “in un modo che riflette la profondità e la particolarità dei legami fra i due Paesi e il desiderio comune di conoscere le cause dell’accaduto e chi ci sta dietro”. Abu Zeid “ha confermato la preoccupazione delle due parti di scoprire le circostanze di questa vicenda partendo dalla cooperazione e dalla fiducia reciproca” nonché dalla “necessità di non dare un’occasione a qualsiasi parte che vuole nuocere alle eccellentissime relazioni italo-egiziane e cerca di sfruttare questi eventi per suscitare false impressioni che non si basano su alcuna realtà, al fine di ottenere vantaggi ben noti a tutti”.
Le notizie che arrivano dagli attivisti egiziani parlano di un clima di grande tensione. Mona Seif, sorella di uno dei leader di piazza Tahrir Alaa Abd El-Fattah, su Facebook ha scritto un lungo appello rivolto agli stranieri: “Per favore non venite in Egitto, non ora. Non mentre siamo incapaci di darvi il minimo di sicurezza e di trattamento idoneo da parte della popolazione e delle autorità. Non mentre i media istigano costantemente le persone e le spingono a dubitare di ogni straniero come se fosse una spia potenziale che vuole distruggere il Paese”.
This is a sincere messageIf you are a foreigner PLEASE PLEASE DON’T TRAVEL TO EGYPTAtleast not nowNot while we are…
Pubblicato da Mona Seif su Giovedì 4 febbraio 2016