Corruzione, truffa e abuso d’ufficio in vicende legate al ciclo dei rifiuti. Con queste accuse, in concorso, sono stati arrestati all’alba il sindaco di Brindisi, Cosimo Consales, l’imprenditore Luca Screti e il commercialista leccese Massimo Vergara. Il primo cittadino del capoluogo pugliese, per il quale il gip ha disposto i domiciliari, deve rispondere di corruzione e abuso d’ufficio. Gli uomini della Digos hanno bussato alla sua abitazione poco dopo le cinque del mattino per notificare il provvedimento ed eseguire una perquisizione finalizzata all’acquisizione di documentazione utile all’indagine, partita nel 2013. L’indagine ruota attorno all’affidamento da parte del Comune di Brindisi alla Nubile srl, azienda di cui Screti è amministratore, del trattamento, biostabilizzazione e produzione di cdr e css dai rifiuti urbani.
Tutto parte da un debito di poco più di 300mila euro che Consales aveva con Equitalia, in parte ripagato in contanti con conseguente segnalazione all’antiriciclaggio. Da qui sarebbero scattati gli accertamenti della procura. Il sospetto è che il primo cittadino, già gravato di una pesante posizione debitoria al momento dell’elezione, abbia ricevuto da Screti i soldi per pagare le rate di Equitalia, in cambio della riapertura dell’impianto di biostabilizzazione con una procedura d’urgenza e affidandone la gestione alla Nubile. Si sarebbe trattato, ha spiegato il procuratore capo Marco Di Napoli, di un “trattamento di favore” e un “asservimento delle pubbliche funzioni all’interesse privato di una società”. La “commistione di interesse” avrebbe permesso a Consales di saldare una parte dei suoi debiti (30mila euro) e alla Nubile, grazie al mancato rispetto del capitolato d’appalto e a una gestione poco ortodossa dell’impianto, di avere un vantaggio economico quantificabile in circa 3,2 milioni di euro nel solo 2014. Chi ci ha perso? Secondo la procura, l’aggravio sui comuni dell’Ambito Brindisino sarebbe stato di circa 500mila euro per il pagamento delle tariffe e dell’Ecotassa.
Consales, 57 anni, è giornalista professionista dal 1990. Dopo le prime esperienze alla Gazzetta di Brindisi, diretta dall’ex sindaco Domenico Mennitti, aveva continuato a scrivere per l’edizione locale de Il Tempo. È uno storico volto dell’emittente Telenorba, per la quale copriva la cronaca del territorio Brindisino. Un ruolo rivestito a lungo anche per l’Ansa. Allo stesso tempo aveva aperto una propria agenzia di comunicazione, la News Sas, specializzata in ufficio stampa. Seguiva infatti la comunicazione di molti enti pubblici, tra i quali proprio il Comune. Poi nel 2012 la svolta: a Palazzo di Città ci è entrato da sindaco, portandosi dietro anche una pregressa posizione debitoria nei confronti degli enti previdenziali da cui nasce l’indagine che ha portato al suo arresto. Una situazione sulla quale nessuno ha avuto da ridire tra i partiti che ne appoggiavano la candidatura. Nemmeno un anno dopo le elezioni sono però arrivate le inchieste, derivanti anche alla sua ormai ex società e ai debiti nei confronti dello Stato.
Si era autosospeso in seguito all’accusa di concussione, sfociata poi in un processo ancora in corso, legata alla proroga dell’affidamento del servizio di rassegna stampa e call center del Comune alla News Sas. Da quel momento in poi è iniziata a crescere la tensione con i rappresentanti regionali del Partito Democratico, in primis Michele Emiliano, che ne hanno più volte caldeggiato un passo indietro. I due si sono più volte scontrati a muso duro: Emiliano in diverse occasioni ha chiesto a Consales di farsi da parte rimarcando i continui rimpasti e le difficoltà nell’amministrazione del capoluogo, oltre a criticare la nomina come assessore all’Urbanistica di Pasquale Luperti, figlio di un ex boss della Sacra Corona Unita assassinato nel 1998. Ma i consiglieri hanno sempre fatto quadrato attorno al sindaco, salvi alcuni distinguo come quello dell’ex segretario cittadino Antonio Elefante.
Fino a quando, lo scorso 24 dicembre, il governatore ha inviato una lettera al primo cittadino e ai rappresentanti del Pd in consiglio comunale vietando l’uso del simbolo viste le “numerose criticità determinatesi in settori fondamentali per il futuro della città”. Un ultimo tentativo rimasto inascoltato. Solo dopo gli arresti dell’alba, alcuni consiglieri di maggioranza – secondo quanto apprende ilfattoquotidiano.it – sarebbero pronti a presentare le proprie dimissioni lunedì mattina, assieme all’opposizione, così da porre fine all’esperienza amministrativa e poter andare al voto in primavera.
Tra le prime reazioni si registra proprio quella di Emiliano: “La Regione Puglia ha fiducia nella Magistratura di Brindisi e ne sostiene l’opera da mesi commissariando il ciclo dei rifiuti della provincia – scrive su Twitter il governatore – Il Pd pugliese aveva ritirato da mesi la fiducia al sindaco di Brindisi proprio a causa delle inefficienze e irregolarità nel ciclo dei rifiuti”. EmilianoIl governatore, in continuità con le posizioni che da tempo sosteneva, ha fatto sapere di volere l’azzeramento della giunta e le dimissioni in blocco dei consiglieri Pd.
Tredici anni dopo l’arresto con le medesime accusate dell’allora sindaco Giovanni Antonio, che patteggiò poi una pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione, Brindisi si ritrova ancora una volta con un primo cittadino in carica finito nell’occhio del ciclone e la Digos a Palazzo di città. A condurre le indagini c’è il pm Giuseppe De Nozza, nel 2003 insieme alla pm Adele Ferraro e ora con la pm Savina Toscani.