E’ stato notificato ieri agli inquilini del San Leone Occupato di Messina il sequestro preventivo dell’immobile e con contestazione di alcuni reati. Due mesi fa i Vigili del Fuoco, dopo una ispezione, hanno dichiarato che la struttura non presenta cedimenti strutturali, questa stessa sicurezza oggi verrebbe messa in discussione: l’incolumità delle famiglie dicono, sarebbe a rischio.
Cosa non convince? “Hanno dichiarato inagibile una struttura che fino a sei anni fa – si fa sentire Antonio Currò, Segreteria Unione Inquilini – era abitata dai Carabinieri e dalle rispettive famiglie. Inoltre ci risulta paradossale che le famiglie occupanti debbano abbandonare lo stabile e finire per strada per la propria incolumità. Dovremmo ringraziare per l’attenzione e il riguardo dimostratoci? È così che le Istituzioni si prendono cura dei propri cittadini? È così che il mondo della politica, che dovrebbe essere al servizio della comunità messinese, pensa di risolvere i problemi, le sofferenze e i disagi sociali delle persone?”.
Tratta dalla pagina Facebook Unione Inquilini Messina
Siamo sicuri che salvare famiglie in difficoltà significa mettere per strada? Uso della forza e misure repressive. “Al di là delle procedure giudiziarie messe in atto dalla Magistratura – aggiunge Currò – pensiamo che non si possa risolvere questa situazione con l’uso della forza e con gli strumenti repressivi. In una città che vede il disagio abitativo sempre più crescente con 700 domande inevase per l’accesso all’Edilizia Residenziale Pubblica (Erp) – spiega – la questione del risanamento mai risolta e centinaia di sfratti per morosità che avvengono in città ogni anno, pensiamo che questo tipo di esperienze, come quella del San Leone Occupato, di “Casa Paradiso” e della Foscolo, possano essere delle vere risorse per l’intera comunità messinese”.
Dell’importanza degli alloggi vuoti dove poter insediare famiglie in difficoltà se ne parla in questi giorni più del solito, e non solo a Roma, dove Affittopoli è un tema attualissimo, scottante, almeno quanto vecchio, scoperto da Tronca, ma denunciato dall’Unione Inquilini già dieci anni fa. La voce degli inquilini del San Leone, in questa video intervista realizzata pochi giorni fa, ne è testimonianza. Un’altra testimonianza, con origini diverse da Affittopoli, ma se è vero che bisogna andare a monte e non a valle delle questioni, be’, il tema è affine, perché non è la vendita degli alloggi vuoti del Comune, che verrebbero svenduti, a risolvere la precarietà abitativa, ma la possibilità di dare un tetto sotto cui vivere a queste stesse famiglie, in quegli stessi alloggi. Roma, dunque, non è la sola a essere una “isola infelice” per il diritto alla casa. Anche a Messina, come tutte le altre città d’Italia, la precarietà ha bisogno di politiche abitative adeguate, di palazzi sfitti, vuoti o abbandonati da mettere a disposizione delle famiglie in graduatoria.
“Non è più pensabile – continua Currò – in piena crisi economica ed occupazionale tenere sfitti, vuoti o abbandonati migliaia di alloggi che insistono in città siano essi pubblici o privati. In questi mesi abbiamo proposto all’amministrazione comunale varie alternative per la destinazione dell’immobile del San Leone.”
Chi vive al San Leone? Dodici famiglie italiane, più di venti bambini. E’ questa la fotografia – a colori, grazie ai più piccoli – che racconta l’occupazione di uno stabile imponente. Si tratta di una ex caserma, proprietà di un privato, Maria Fernanda Stagno d’Alcontres.
Sembrerebbe si parli di un complesso che nelle misure catastali è indicato come A4, “area di edilizia popolare”, non adibita a caserma. Ma di fatto fino a cinque anni fa lo stabile ospitava sia la Compagnia Messina Centro che gli alloggi per i Carabinieri e la famiglia d’Alcontres, così, attraverso la Prefettura, dai suddetti sembrerebbe percepisse un affitto intorno ai 130.000 euro l’anno.
Da cinque anni questa ex caserma era disabitata. Queste dodici famiglie, tutte italiane, a ottobre 2015 hanno occupato il complesso, non con l’obiettivo, di restare lì, no. Sono famiglie che hanno scritto al proprietario, che sostenuti dal sindacato dell’Unione Inquilini Messina, vorrebbero sedersi a un tavolo con Comune e Proprietà e valutare, nell’attesa del famigerato passaggio alla casa popolare, la possibilità di pagare un piccolo affitto, di non essere costrette – alcune famiglie – di nuovo a dover trasformare l’automobile in una casa per sé e i propri bambini.
Del resto la situazione a Messina non è meno critica del resto dell’Italia. Anche qui gli sfratti in aumento: nel 2014, in Sicilia gli sfratti sono stati 29.887 circa: il 78%, quindi 23195 sarebbero per morosità incolpevole. Messina, nello specifico, sempre solo nel 2014 registra 364 i provvedimenti di sfratto.
“Queste venti famiglie – dichiara Antonio Currò dell’Unione Inquilini – vogliono portare all’attenzione di tutti il dramma che vivono. Non vogliono restare nell’ex caserma per sempre, – aggiunge Currò – attenderebbero il passaggio alla casa popolare. Ma l’Amministrazione ha pensato bene di relegare queste famiglie in un angolo senza affrontare a valle il loro disagio sociale e abitativo. Pertanto diventa prioritario che l’Amministrazione Comunale si assuma le proprie responsabilità difronte a questi cittadini per fare in modo che l’ex caserma San Leone diventi un valore aggiunto per la città di Messina, dopo che è rimasta abbandonata per 6 anni. Vorremmo capire se tutto questo è possibile o se dobbiamo contare solo sulla nostra forza, sulla determinazione e la rabbia delle famiglie. Su una cosa vogliamo però essere chiari: se pensate di abbandonare queste famiglie al loro destino siate certi che daremo battaglia e che non finiranno per strada”.