Guida ragionata alla consultazione meneghina per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. Dal'Atm gratis della Balzani, alla riapertura dei Navigli proposta da Sala, fino al reddito minimo comunale che chiede Majorino. Seppur con un consenso che via via è andato calando il favorito rimane l’amministratore delegato di Expo
“Non guardate i sondaggi, andate a votare”. Se c’è una cosa che ha unito i quattro candidati alle primarie milanesi del centrosinistra è l’invito a presentarsi alle urne questo week end. Per il resto non sono mancati i colpi bassi. A partire dalle reciproche accuse di demagogia sulle idee lanciate da ognuno di loro per caratterizzare la propria campagna elettorale. Più sogni da realizzare che concrete proposte politiche: autobus e tram gratis per la vicesindaco e assessore al Bilancio Francesca Balzani, la riapertura dei Navigli per l’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala, il reddito minimo comunale per l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, l’attenzione alle periferie per l’outsider Antonio Iannetta, presidente dell’Uisp (Unione italiana sport per tutti). Attenzione alle periferie che del resto è uno dei temi che più sono stati al centro del dibattito sui contenuti.
Balzani ha parlato più volte della necessità di pensare a una città policentrica, dove ogni quartiere abbia una propria identità grazie alla realizzazione di aree pedonali e servizi. Mentre l’emergenza casa può essere combattuta sfruttando il fondo di sviluppo urbano, da lei lanciato come assessore al Bilancio, per ristrutturare gli alloggi popolari. Problema questo sentito anche da Majorino, che ha fatto suo il messaggio “zero case vuote”, da concretizzare con una delle sue ultime proposte messe sul tavolo delle primarie, ovvero la vendita dello stadio di San Siro per incassare 80 milioni di euro da investire nella riqualificazione delle periferie.
Obiettivi analoghi che invece Sala vorrebbe raggiungere con il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, di cui è membro del cda, e attraverso una politica di privatizzazioni: “Non è necessario che il comune continui a essere proprietario del 52 per cento di Sea”, ha detto il manager riguardo alla partecipazione pubblica nella società che gestisce gli aeroporti milanesi.
Una maggiore attenzione a una città sempre più verde e a emissioni zero l’hanno mostrata Balzani e Majorino, che vorrebbero l’allargamento di Area C. Proposte a cui Sala ha contrapposto l’allungamento della linea metropolitana fino a Monza e una maggiore propensione a sviluppare le possibilità di business, a partire da quello immobiliare, vista la sua idea di valutare lo spostamento del carcere di San Vittore. E la sua intenzione, se eletto sindaco, di riprendere subito in mano la questione scali ferroviari, dopo che il progetto di riqualificazione della giunta Pisapia è stato bocciato a sorpresa dal consiglio comunale.
Tutti temi su cui si è giocata la sfida in campagna elettorale. Oltre che sulle polemiche. A partire da quelle sull’apertura di Sala a Comunione e liberazione. Passando per i sui mancati chiarimenti sui lavori nella villa al mare a Zoagli. E passando per le richieste di maggiore trasparenza da parte di Balzani e Majorino sui numeri del bilancio Expo, che l’amministratore delegato ha sinora fornito in modo oscuro, senza ammettere il rosso registrato nel 2015. Fino all’ultima polemica di venerdì, sul sondaggio realizzato da Ixè per il programma Agorà, i cui risultati non sono stati trasmessi in tv. Di qui l’accusa di Majorino alla Rai di non volere divulgare una graduatoria che per la prima volta lo dava al secondo posto. Alla fine tutto risolto con la pubblicazione online dei risultati: Sala in testa con 45,5-48,5 per cento, dietro di lui Majorino (25-28 per cento), Balzani (24,5-27,5) e Iannetta (0-1).
Seppure con un consenso che via via è andato calando, il favorito è sempre Sala, in una consultazione che letta a livello nazionale oppone due diversi modelli. Quello del partito della Nazione di matrice renziana, con tanto di ammiccamenti vari agli elettori di centrodestra, contro il modello arancione di Milano, che vede il Pd insieme a Sel e alla sinistra radicale.
Sala si è trovato a dovere respingere gli apprezzamenti di Denis Verdini, assicurando di non sapere nemmeno cosa sia il partito della Nazione. E ha sostenuto più volte che la continuità della sua proposta politica con la giunta Pisapia è garantita dai sette attuali assessori che lo appoggiano, a cui si aggiunge l’ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris. Resta però un fatto: fino a Milano sono arrivati per lui due ministri vicini a Renzi come Maria Elena Boschi e Graziano Delrio, oltre che Maurizio Martina e Dario Franceschini.
Endorsement a cui gli sfidanti ne hanno contrapposto altri, come quello dell’assessore alla Cultura Filippo del Corno per Majorino. O quelli per Balzani annunciati dal leader di Sel Nichi Vendola e dai contendenti alle precedenti primarie Stefano Boeri e Valerio Onida. Con loro Giuliano Pisapia. E proprio l’influenza che il sostegno del sindaco per la sua vice avrà sugli elettori è una delle incognite su cui si gioca il risultato delle primarie. Insieme all’efficacia o meno degli appelli dei pro Balzani al voto utile in funzione anti Sala.
@gigi_gno