“Non credo che a Milano ci siano le condizioni per fare una moschea. Integrazione non vuole dire togliere i crocifissi”. Così una donna appena uscita dal seggio delle primarie del centro sinistra al Circolo Pd ‘Luciano Lama‘. Siamo in viale Monza, a un passo da via Padova, una delle zone più multietniche del capoluogo lombardo. Eppure anche qui gli elettori delle primarie sono divisi sul tema “moschea”. “Moschee? Quelle non sono cose buone”, commenta un altro votante. Un tema che resta ancora più aperto dopo che il candidato renziano Beppe Sala ha scelto di non presentarsi all’incontro con il Caim (il Coordinamento delle comunità islamiche milanesi). Tanti altri gli elettori che invece ritengono che tra i compiti del nuovo candidato sindaco ci debba essere proprio quello di concedere un luogo di culto idoneo ai fedeli musulmani. Tra i nomi più ripetuti in uscita dalle urne, quello dell’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, di cui si apprezza la presenza sul territorio tra “migranti in stazione” e “associazioni universitarie”. La vicesindaco di Giuliano Pisapia, Francesca Balzani, raccoglie preferenza tra quante vogliono “un sindaco donna” mentre dell’ex commissario unico di Expo 2015 si apprezza “serietà e affidabilità”. Resta non pervenuto Antonio Iannetta, l’outsider, il presidente dell’Unione italiana sport per tutti

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