Il presidente del Consiglio dal palco della scuola Pd difende la consultazione nella capitale della Lombardia e attacca i 5 Stelle. Polemiche nelle scorse ore per gruppi di cinesi che non sanno leggere e non parlano italiano e vanno a votare per il presidente di Expo. Salvini: "Che pena, povera città e povera sinistra"
“Quelli che mandano cinquanta persone a fare clic hanno sempre da ridire sulle nostre primarie”. Mentre Milano affronta il secondo giorno di votazioni per la scelta del candidato sindaco di centrosinistra, Matteo Renzi difende il partito dal palco della scuola per i giovani amministratori dem. Tace sulle accuse di “operazioni sospette” ai seggi con gruppi di cinesi che vanno alle urne per votare Giuseppe Sala, ma risponde alle critiche del Movimento 5 stelle che poco prima ha lanciato l’hashtag #PdmadeInChina. “Si lamentano delle nostre primarie con migliaia di persone, ma siamo gli unici ad avere il coraggio a farle. Gli altri si mettono a fondo campo e parlano. Dicono che vincono sempre i soliti? Candidatevi, non potete aspettare che qualcuno vi dia il permesso”. Il segretario Pd ha poi annunciato che proporrà le primarie per scegliere il presidente della Commissione europea per combattere la tecnocrazia. E a chi lo accusa di essere preoccupato dei voti, dice: “Ricordo che chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni”.
La mobilitazione dei cinesi per Sala e le operazioni sospette
Insomma il segretario Pd da Roma evita accuratamente di parlare nel dettaglio del caso Milano. Ma la mobilitazione della comunità cinese in favore del renziano Giuseppe Sala è destinata a far discutere. Le immagini, come documentato da ilfattoquotidiano.it, mostrano gruppi di persone che non conoscono l’italiano e che si presentano ai seggi per votare. Sabato 6 febbraio a protestare è stato anche il rappresentante della candidata Francesca Balzani Maurizio Biosa che, come riportato da La Stampa, ha denunciato “gruppi di cinesi che volevano compilare collettivamente i moduli mentre fuori c’erano persone che indirizzavano i votanti”. Lo stesso segretario Pd metropolitano Pietro Bussolati ha fatto un’ispezione nella sezione di viale Monza.
A raccontare a ilfattoquotidiano.it quello che è successo ai seggi è stato il presidente di seggio della sezione Lama Carlo Bonaconsa: “Non sembra un voto consapevole. Non sanno leggere l’italiano e aprono le schede per chiedere dove votare”. Nel primo giorno di votazioni, in cui erano aperti solo 9 dei 150 seggi previsti per oggi, si sono presenti 7mila e 750 elettori. Il voto straniero ha rappresentato il 4 per cento. Poco prima del silenzio elettorale la comunità cinese aveva espresso il proprio endorsement per il candidato Sala con un annuncio in lingua mandarina, come raccontato dal Fatto Quotidiano. Nel quartiere cinese di Milano (zona Paolo Sarpi) è stato allestito un gazebo dove i rappresentanti della comunità spiegano come andare a votare e si offrono per accompagnare gli elettori alle urne”. Dopo le polemiche, domenica 7 febbraio è stato smantellato.
Tra i contendenti va in scena il fair play. Il “giallo” del gazebo cinese
Gli avversari del manager di Expo smorzano le polemiche. “Ben venga che i cittadini stranieri partecipino alle primarie – commentano dal comitato di Balzani -. E ben venga che esercitino il diritto di voto, che è un diritto soggettivo e individuale. I problemi si presentano quando ci sono situazioni confuse come quelle segnalate ieri da alcuni presidenti di seggio. Situazioni che del resto oggi non si sono più ripetute”. Majorino posta la sua opinione su Facebook nella serata di ieri: “Nessuno può permettersi di salutare negativamente la partecipazione alle primarie di cittadini d’origine straniera (non tanti ma più del solito: il 4% del totale e tra questi i “cinesi”). La cultura della cittadinanza non va esibita a giorni alterni. PS: ovviamente tutto deve svolgersi nella massima trasparenza”. Da rilevare però c’è che il gazebo aperto a Chinatown, dove la comunità di Paolo Sarpi trovava informazioni sulle primarie in mandarino e anche una sorta di servizio taxi per raggiungere i seggi, è stato smantellato in tarda mattinata, come mostra un video di Repubblica. Secondo i membri della comunità intervistati, la richiesta è arrivata dalla presidente del vicino seggio di via Albertini, Donatella Capirchio, che però ha smentito: “Tutto è stato gestito dal comitato dei garanti delle primarie”.
Grillo: “Primarie sono taroccate”. Lega: “Povera Milano, si sceglie candidato di Pechino”
Tanto è bastato per far partire una lunga catena di polemiche. Tra i primi ad attaccare il Pd è stato Beppe Grillo dal suo blog. “Le primarie Pd sono taroccate“, si legge sul sito. “Il candidato sindaco a Milano non sarà scelto dai milanesi o dai militanti Pd (esistono ancora?) ma da cinesi che sanno a malapena parlare l’italiano. Un Pd Made In China“. Critico anche il leader del Carroccio Matteo Salvini: “Povera Milano e povera sinistra, che pena”, ha scritto su Twitter. E il deputato leghista Paolo Grimoldi: “Sono le primarie del sindaco di Pechino”.
Pd Milano corre ai ripari e respinge le accuse
I democratici di Milano cercano di evitare l’irreparabile. Il fantasma per tutti è quello di Genova esattamente un anno fa e Napoli nel 2011 quando proprio il voto degli stranieri creò casi controversi alle primarie e polemiche senza fine. Il primo a replicare alle accuse è stato il deputato Pd Emanuele Fiano, ex candidato alla primarie che si è poi ritirato per sostenere Sala: “È inaccettabile”, ha detto, “che chi manifesta contro il razzismo si scagli oggi contro nostri concittadini e connazionali di origine straniera che hanno deciso di partecipare direttamente e coscientemente alla scelta di chi sarà il candidato sindaco”. Fiano, che è anche responsabile sicurezza del Partito democratico, ha aggiunto: “Trovo irricevibili e disgustose le polemiche di alcuni noti e notissimi ‘compagni’ della piazza milanese, alcune che insinuano brogli, altre con chiare venature diciamo discriminatorie, per non dir di peggio”.
Tutto regolare anche per il segretario metropolitano del Pd di Milano Bussolati: “L’affluenza ai seggi delle primarie anche di residenti di origine straniera va considerata un successo della democrazia, non un problema. Significa che questi concittadini (che a Milano rappresentano quasi il 15% della popolazione, ed oggi alle primarie hanno votato per il 4% del totale) si sentono parte integrante della vita milanese e vedono in queste consultazioni una grande occasione di partecipazione”. E ha chiuso con un attacco a Grillo: “Effettivamente i cittadini di origine cinese che hanno votato sono più del totale degli elettori delle finte primarie del Movimento 5 Stelle che hanno indicato la grillina Patrizia Bedori (74 voti ndr) come candidata alle prossime amministrative”.