Tempi duri per la Cgil. Anche all’estero. Susanna Camusso, la segretaria generale della confederazione, ha infatti ricevuto una citazione da mezzo milione di euro da parte della Cgil Bildungswerk di Francoforte, un ente di formazione attivo fin dal 1987. La convocazione davanti ai giudici del Landgericht, il tribunale del Land, è arrivata a Roma, alla sede di corso d’Italia, il 7 gennaio. E ha colto la segreteria della Cgil completamente di sorpresa.
A citare Frau Camusso in tribunale è stato il centro di formazione che la stessa Cgil ha contribuito a fondare in Germania nel 1987, un’associazione di diritto tedesco che doveva rappresentare – si disse all’epoca – un esperimento innovativo nel sistema della formazione professionale, con l’obiettivo di aiutare gli “italiani in mobilità nello spazio europeo”, ossia i nostri studenti ed emigranti all’estero, a trovare una collocazione più qualificata nel mondo del lavoro.
Tra la Cgil nazionale e la Cgil Bildungswerk di Francoforte era stata così sottoscritta, nel 1999, una convenzione in base alla quale, per anni, i predecessori della Camusso – Sergio Cofferati, addirittura, aveva firmato delle lettere di garanzia alla Banca Hesse Newman già nel 1995 – hanno garantito il pagamento degli stipendi dei funzionari inviati dall’Italia a tenere i corsi, degli insegnanti locali e per tutto il funzionamento della struttura di Wilhelm Leuschnerstrasse.
Poi, secondo la denuncia di 21 pagine presentata dall’avvocato Rodolfo Dolce e firmata da Franco Marincola, presidente del Centro, nel 2012 la Cgil ha smesso di rinnovare il fido bancario che aveva garantito per oltre 15 anni, mettendo la Bildungswerk in gravissime difficoltà finanziarie. Il centro di formazione ha dovuto così licenziare 34 dipendenti fissi e un gran numero di insegnanti – una cinquantina di persone in tutto – accumulando anche perdite ingenti nell’ambito della sua attività formativa. Da qui la richiesta di risarcimento per 446.805 euro a cui vanno aggiunti gli interessi, compresi quelli di mora pari al 9 per cento. In tutto, almeno una mezza milionata.
Diversa la tesi in casa Cgil. Secondo l’ufficio legale del sindacato la storia ruota attorno non a una, ma a due fidejussioni prestate annualmente dalla Cgil: una da 220mila euro a favore di Cgil Bildungswerk, l’altra da 180mila a favore di Progetto Scuola Nord. Fidi rinnovati ogni anno fino al 2012, quando la garanzia per il progetto Scuola è stata escussa dalla Commerzbank, che ha preteso di incassare la somma da Monte dei Paschi, dove era appostata la garanzia di Cgil.
Da quel momento sono i iniziati i guai. Oltre che l’imbarazzo: l’ente di formazione ha chiesto inutilmente che i fidi fossero rinnovati per poter continuare l’attività, mentre il sindacato ha chiesto la restituzione della somma: “Dalla Germania – assicurano i legali Cgil – sono tornati indietro solo 60 mila euro in tre tranche. Poi, più nulla”. Eppure, secondo la citazione della Cgil Bildungswerk, “il signor Claudio Sorrentino e il signor Andrea Amaro (funzionari Cgil, ndr) hanno assicurato che la fidejussione bancaria sarebbe stata emessa per il 2012 e per gli anni successivi”.
Macchè: niente fidejussioni, niente finanziamenti, crisi inevitabile, licenziamenti pesanti. Fino alla richiesta di risarcimento danni che chiama direttamente in causa la Generalsekretärin. L’udienza non è ancora stata fissata ma Frau Camusso si è costituita in giudizio il 27 gennaio, e ha a disposizione cinque settimane per depositare la memoria difensiva in attesa della decisione del giudice, che ci sarà forse a fine marzo. “Il patronage dato da Cgil alla Cgil Bildungswerk era volto ad agevolare l’avvio di un’attività meritoria in favore di studenti svantaggiati e lavoratori emigranti. Ma di qui a configurare un obbligo a prestare una nuova fidejussione, specie dopo quello che è accaduto nel 2012, ce ne passa. La Cgil non è un bancomat, perché i soldi sono dei lavoratori”, sottolineano gli avvocati del sindacato. E poco importa, secondo lui, se l’aiuto è durato per anni, ben oltre la fase di inizio delle attività. “I tempi delle vacche grasse sono finiti”.
Quale che sia l’esito della vertenza, in Cgil è palpabile l’imbarazzo: come spiegare agli iscritti questa faccenda? Di chi sono le responsabilità di quei 50 licenziamenti tedeschi? Ma ancora più complicata è la situazione a Francoforte: a difendere la Generalsekretärin sarà lo studio di Wolfgang Apitzsc, storico legale del sindacato in Germania e vice presidente del patronato Inca Cgil a Frankfurt am Mein, che solo un anno fa era stato frettolosamente allontanato dall’Inca con una rescissione in tronco del contratto e ora è stato con altrettanta fretta richiamato in servizio. Rimane comunque aperta, sempre davanti al tribunale di Francoforte, una causa contro il patronato della Cgil sporta, per ingiusto licenziamento, dall’ex direttore della sede. Chissà che fatica, per i giudici tedeschi, venire a capo delle beghe del sindacato italiano.