Due i naufragi. Entrambe le imbarcazioni erano dirette a Lesbo. Nel finesettimana soccorsi 573 migranti. Altri 530 sbarcati questa mattina
Una tragedia, quella dei migranti, il cui bilancio si fa sempre più pesante: specie quando a subire le conseguenze peggiori sono i bambini, come si è verificato in queste ore. Ultime vittime dell’emergenza migrazione, solo in ordine di tempo, sono la siriana Garam, neonata morta di fame e di freddo dopo aver attraversato con la madre il confine turco-siriano, e gli undici piccoli annegati durante la notte fra il sette e l’otto febbraio nel mar Egeo, mentre cercavano di raggiungere le sponde di Lesbo.
L’ultima tragedia del mar Egeo ha mietuto 35 vittime accertate, mentre 12 migranti sono ancora dispersi in mare. Tra di loro, undici erano minori. Due le imbarcazioni che sono affondate nelle prime ore di lunedì 8 febbraio nel Mar Egeo, al largo della Turchia. Dei migranti che erano a bordo, almeno 24 sono annegati al largo della Turchia questa mattina, poco dopo la partenza della loro imbarcazione da Edremit, nella provincia di Balikesir, sull’Egeo; mentre altri 11 sono annegati in un altro naufragio, al largo di Dikili, nella provincia di Izmir. Solo tre passeggeri di quest’ultimo barcone, riferiscono i media locali, si sono salvati. Entrambe le imbarcazioni erano dirette all’isola greca di Lesbo.
I due naufragi sono avvenuti nel giorno in cui è attesa ad Ankara la cancelliera tedesca Angela Merkel per discutere proprio della crisi dei migranti.
Nelle stesse ore una bimba di un anno proveniente da Aleppo è stata trovata morta alla stazione dei bus di Adana, nel sud della Turchia, dove era giunta con la madre dopo un viaggio di oltre 100 km a piedi da Aleppo, in fuga dalla guerra. Secondo i primi rilievi, la piccola Garam sarebbe morta per malnutrizione e freddo. Il corpo della piccola è stato portato all’Istituto di medicina legale di Adana per essere sottoposto ad autopsia. La madre, Nesrin Berdos di 33 anni, era giunta in Turchia con altri familiari e si trova ancora in stato di shock. Secondo quanto riportano media locali, il gruppo stava aspettando alla stazione di Adana un bus che avrebbe dovuto condurlo a Istanbul.
La situazione rimane in costante fermento in tutti i porti dell’Egeo, dove nel corso dell’ultimo fine settimana 573 migranti e rifugiati sono stati tratti in salvo, secondo le stime della guardia costiera greca. Nella mattinata di lunedì, inoltre, nel porto del Pireo sono arrivati altri 530 migranti, la maggior parte dei quali vorrebbe proseguire il viaggio verso l’Europa settentrionale. In Grecia intanto proseguono le proteste sull’isola di Kos e a Salonicco contro la costruzione di centri per la registrazione, i cosiddetti ‘hotspot’. Le operazioni di ricerca e di soccorso di eventuali dispersi e sopravvissuti sono tuttora in corso, come si apprende dall’agenzia di stampa turca Dogan.
Sull’argomento si fa netta la posizione della Fondazione Migrantes, organismo facente capo alla Conferenza Episcopale Italiana. “All’indignazione – dice il direttore generale della Fondazione monsignor Gian Carlo Perego – occorre far seguire realmente una nuova operazione ‘Mare nostrum’ che non solo arrivi a salvare in mare le persone, ma giunga con le navi della flotta della Marina dei diversi Paesi europei sulle coste da dove partono i migranti forzati (in particolare in Libia e in Turchia), per proteggere e accompagnare almeno le persone più fragili e deboli: le donne, le famiglie con bambini, i minori non accompagnati”.