L’ultima volta in Parlamento risale ad oltre due anni fa. Quando il Senato votò la decadenza di Silvio Berlusconi dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset. Stavolta, invece, toccherà alla Camera occuparsi dei guai giudiziari dell’ex premier. In settimana, l’Aula di Montecitorio dovrà decidere se concedere l’autorizzazione all’utilizzo di alcune intercettazioni richieste dal giudice per l’udienza preliminare di Bari. Dove il leader di Forza Italia è imputato per aver “indotto Gianpaolo Tarantini a tacere informazioni a sua conoscenza e a rendere dichiarazioni mendaci e reticenti” dinanzi all’autorità giudiziaria. Ma stavolta l’ex Cavaliere sarà in buona compagnia. La Camera dovrà, infatti, occuparsi anche di altre conversazioni finite nel mirino della magistratura. A cominciare da quelle dell’ex deputato della Lega Nord Giacomo Chiappori, indagato a Imperia per “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, commesso nella sua qualità di sindaco del comune di Diano Marina”. E quelle di Marco Pugliese e Filippo Ascierto, entrambi eletti nella passata legislatura nelle liste del Pdl. Il primo indagato a Napoli per concorso esterno in associazione per delinquere e truffa aggravata, il secondo imputato a Padova per concorso in truffa aggravata per il conferimento di erogazioni pubbliche, concorso in peculato e millantato credito.
LINEA A LUCI ROSSE – Ma andiamo con ordine. Il 4 novembre scorso, la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha approvato, con 14 voti favorevoli ed uno contrario (quello di Gianfranco Chiarelli ex Forza Italia oggi nei Conservatori e Riformisti), la proposta del relatore (e presidente della Giunta) Ignazio La Russa, favorevole alla concessione dell’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni richieste dal gup di Bari nel procedimento a carico di Berlusconi. Secondo l’ordinanza, come si legge nel resoconto della seduta di Giunta del 1° ottobre, l’induzione da parte dell’ex premier nei confronti di Tarantini, già condannato in primo grado nel processo Escort, “sarebbe avvenuta con offerte e promesse di versamento di denaro e altre utilità poi effettivamente corrisposte”. Tra queste “quelle di assicurargli a proprie spese la difesa tecnica nei procedimenti penali cui era sottoposto”; di “procurargli, attraverso Valter Lavitola, una fittizia occupazione al fine di consentirgli di ottenere l’autorizzazione al lavoro durante la sottoposizione alla misura cautelare degli arresti domiciliari”; di “mettergli a disposizione la somma di euro 500.000 per finanziare future attività imprenditoriali”. Argomenti efficaci, secondo l’accusa, per indurre Tarantini a “negare che Berlusconi avesse corrisposto a donne” da lui reclutate “compensi in cambio di prestazioni sessuali”. E a “tacere tutte le circostanze relative ai contatti avviati, tramite l’intermediazione del Berlusconi (all’epoca Presidente del Consiglio), con le figure apicali del Dipartimento della Protezione Civile, del Gruppo Finmeccanica e delle società ad esso collegate, al fine di concretizzare l’affidamento di pubbliche commesse a società orbitanti nella sfera di interesse” dello stesso Tarantini. Accertati i requisiti della “casualità delle intercettazioni” (escluso cioè che il vero intento dei magistrati fosse quello di intercettare indirettamente un parlamentare aggirando i divieti posti dalla Costituzione) e della “necessità probatoria”, anche tenuto conto che tanto il pubblico ministero quanto la difesa hanno chiesto l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni (16 l’accusa, 73 i legali dell’ex premier), La Russa ha formulato proposta favorevole, approvata dalla Giunta, sulla quale dovrà ora pronunciarsi l’Aula.
APPALTI PERICOLOSI – Sempre il 4 novembre, è stata la relatrice Anna Rossomando del Pd, a riferire alla Giunta sulla vicenda dell’ex parlamentare del Carroccio Giacomo Chiappori. Formulando una proposta di diniego dell’autorizzazione all’uso delle intercettazioni approvata con 8 voti favorevoli e 2 astenuti (i deputati del M5S). Se anche l’Aula dovesse confermarla, non potranno essere utilizzate nel procedimento a suo carico le “tre intercettazioni telefoniche captate sull’utenza di un terzo”, alle quali l’ex deputato ha preso parte e per il cui utilizzo il gip di Imperia ha chiesto l’autorizzazione alla Camera. La vicenda risale ai tempi in cui Chiappori rivestiva la carica di sindaco del comune di Diano Marina. Secondo l’ipotesi accusatoria, come riassunta dalla Rossomando, “il contratto di appalto per il servizio annuale di manutenzione ordinaria del verde pubblico”, affidato ad una cooperativa sociale nel 2010, “sarebbe stato prorogato, sul falso presupposto della necessità ed urgenza, nelle more della redazione degli atti tecnico-amministrativi per l’espletamento della nuova gara d’appalto, con ciò aggirandosi il limite per gli affidamenti diretti dei servizi pubblici in favore delle società cooperative”. Chiappori “avrebbe quindi ricevuto per sé l’utilità costituita dall’esecuzione, da parte della predetta cooperativa sociale, di lavori nella sua azienda, del costo accertato di 1.836 euro, oltre Iva, che risulterebbero solo parzialmente pagati, nella misura di 1.000 euro”. Verificata la sussistenza del requisito della casualità delle intercettazioni (“L’ordinanza appare motivata in modo conforme”), i dubbi della Giunta si sono concentrati su quello della necessità probatoria: “Dalla motivazione, tuttavia, non emergono – come invece richiesto dalla giurisprudenza costituzionale – proprio gli elementi sui quali dovrebbe basarsi l’accertamento di questa Giunta e della Camera”. Risultato: autorizzazione negata, in attesa della pronuncia dell’Aula.
CASA DOLCE CASA – Il 2 dicembre, la Giunta si era occupata anche del caso dell’ex deputato del Pdl Filippo Ascierto. Anche in questo caso la proposta formulata dal relatore, Gianfranco Chiarelli dei Conservatori e riformisti, è stata approvata con 10 voti a favore e un astenuto (Paola Carinelli del M5S). L’autorizzazione è stata accordata solo per una parte delle intercettazioni richieste dal gup di Padova. Ossia le otto “captate anteriormente alla data del 28 febbraio 2011”, dal momento che, a partire da tale data, le intercettazioni nei confronti di Ascierto hanno “cessato di essere casuali”. Ma di cosa è accusato Ascierto dai magistrati di Padova? “Nella qualità di presidente nazionale dell’associazione ‘Andromeda-Onlus’ e di promotore di una manifestazione pubblica, in concorso con altri soggetti, con artifici e raggiri – si legge nel resoconto di Giunta del 23 luglio scorso – avrebbe indotto in errore i funzionari del Comune di Padova, dal quale otteneva un contributo di 2.000 euro per l’allestimento della predetta manifestazione pubblica, a fronte di costi effettivi molto inferiori”. Di qui l’accusa di truffa aggravata (in concorso) per il conferimento di erogazioni pubbliche. Cui si aggiunge anche quella di concorso in peculato per aver “distratto dalle casse dell’associazione la somma di 15.000 euro, sempre ricorrendo al meccanismo del preventivo fittizio e della conseguente fatturazione per spese di allestimento della predetta manifestazione pubblica, a fronte di costi effettivi molto inferiori”. Infine, “abusando della qualità di deputato”, Ascierto “avrebbe millantato credito presso pubblici uffici con taluni imprenditori coimputati, al fine di ricevere in cambio da essi prestazioni d’opera gratuite o a prezzo di favore nell’ambito delle opere edilizie nella casa di sua proprietà”.
TERAPIE AD OGNI COSTO – E’ del 13 gennaio, infine, il via libera della Giunta all’utilizzo richiesto dall’autorità giudiziaria di Napoli di sette intercettazioni di conversazioni e una via sms, avvenute tra il 16 dicembre 2012 e il 5 marzo 2013, nel procedimento a carico dell’ex deputato Marco Pugliese. Come ricordato dalla relatrice Paola Carinelli del Movimento 5 Stelle, “l’inchiesta ruota attorno alle condotte di altri soggetti che hanno amministrato il Centro Fisioterapico ‘Fisiodomus Srl’ e, in particolare, per quanto di interesse della Giunta, di Alì Rashed Mohmoud Rashid Al Amleh, gestore di fatto del centro, titolare delle utenze intercettate e interlocutore dell’onorevole Marco Pugliese”. Secondo gli inquirenti, “la Fisiodomus Srl, nonostante avesse dismesso ogni attività sin dal mese di maggio del 2010, avrebbe di fatto continuato ad operare rilasciando, in maniera sistematica, certificati, attestati e fatture riferite a prestazioni fisioterapiche in realtà mai effettuate”. Tale documentazione avrebbe consentito da un lato “alla Fisiodomus di apparire fittiziamente operativa” e dall’altro “a Marco Pugliese di ottenere l’indebito rimborso dell’importo di euro 3.960 dal servizio sanitario integrativo della Camera dei deputati”. Costatata la sussistenza dei requisiti della casualità delle intercettazioni” e della “necessità probatoria” la proposta della relatrice di concedere l’autorizzazione ai magistrati napoletani è stata approvata con 13 voti favorevoli.
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