È stupefacente vedere la facilità con la quale si invoca la libertà di coscienza ogni qual volta bisogna votare sui temi cosiddetti “etici”. Come se non fossero scelte etiche anche quelle che si fanno in ambito economico, sul lavoro, sulla politica estera (la politica tutta è etica). Facendo credere agli elettori che si tratti di temi particolarmente divisivi – ma non lo erano in teoria anche l’abolizione dell’art. 18 o i tagli alla sanità, tanto per fare due esempi? – si lascia il parlamentare libero di agire secondo la sua coscienza, con il risultato però di rendere eventualmente impossibili le scelte di coscienza dei cittadini, che senza una legge si scontrano contro il muro di una normativa avversa.

Così la libertà di coscienza annunciata dai vertici del Movimento Cinque Stelle verso la stepchild adoption – un pratica che quando sono chiamati a decidere i giudici vanno sempre più sancendo come protettiva verso i bambini – si traduce in una impossibilità di coscienza, per così dire, di chi si trova a crescere ed educare un bambino, con tutti gli oneri relativi, ma non può ad esempio andarlo a prendere o visitare in ospedale salvo particolari autorizzazioni, essendo per lo stato un perfetto sconosciuto rispetto al minore. Né prendersene cura se l’altro genitore dovesse morire, né passargli la sua eredità. Giusta era la linea iniziale del Movimento di Casaleggio e Grillo: voteremo il testo di legge Cirinnà se non verrà stravolto, cioè se non verrà stralciato il capitolo adozioni. Che al contrario di quanto credano i vari Alfano e compagni, e ad oggi anche Grillo e parte dei suoi, è una parte importantissima del disegno di legge. Perché – i cattolici dovrebbero saperlo – i figli sono ciò che di più caro si ha al mondo, e questo vale per tutti.

bambini

Vietare la stepchild adoption ma lasciare il restante testo sulle unioni significa portare in porto un testo tristemente monco. Ancor più incomprensibile se lo si fa nel timore dell’utero in affitto, che lo stato italiano vieta. Se poi alcuni di questi bambini sono nati all’estero con la pratica dell’utero in affitto non sarà certo il divieto dell’adozione ad impedirlo. Una volta che sono in Italia, che senso ha vietare la pratica dell’adozione intrafamiliare, rischiando solo di mettere in difficoltà queste famiglie, senza nessuna presunta vittoria etica del male sul bene (casomai si tratta di una sconfitta della verità – ogni bambino è uguale –  sulla falsità che vuole rendere i bambini figli di genitori omosessuali figli di serie b). Non è un caso, ripeto, che molti giudici si siano già pronunciati nelle loro sentenze a favore di questa pratica, dopo aver verificato che ci fossero tutti i requisiti perché si potesse parlare di una vera famiglia.

Con la sinistra scomparsa da un pezzo, con i laici che tacciono, si odono sopratutto le voci dei cattolici e dei moderati gridare contro una pratica a dir loro immorale. E fa tristezza che in questo paese vinca sempre il moderatismo contro la magnifica radicalità del diritto che sa proteggere ormai meglio della politica. Fa tristezza soprattutto il passo indietro dei Cinque Stelle, che rivela la tentazione di intercettare il voto moderato contro la difesa della forza di un principio giusto. Quel testo di legge andava tutelato fino in fondo con la stessa lodabile intransigenza dimostrata in altre occasioni. Era facile, lineare, semplice. O così o niente, perché sui diritti non ci si può accontentare di un compromesso al ribasso. E saremmo finalmente entrati, ultimi, in Europa. Ora invece tutto si fa incerto e in salita. E si potrebbe arrivare a una testo che difende gli omosessuali ma non i loro figli. Che ve ne fareste voi di un testo così?

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