Gli sportivi potranno decidere se affrontare o meno il rischio contagio. Intanto il presidente Obama annuncia lo stanziamento di 1,8 miliardi di dollari, e l'Oms mette in campo 12 gruppi di ricerca per trovare un vaccino
Olimpiadi a rischio, almeno per gli atleti statunitensi. Stando a quanto riporta il Time gli atleti che temono per la loro salute a causa della diffusione del virus, particolarmente incisiva proprio nel Sud America, potranno astenersi dal partecipare alla manifestazione sportiva che si terrà a Rio de Janeiro tra il 5 e il 21 agosto 2016. A farlo sapere è Patrick Sandusky, portavoce del Comitato olimpico statunitense (Usoc), che ha comunicato la decisione alle federazioni sportive. “Stiamo monitorando da vicino – ha detto inoltre il portavoce – la situazione con il Cdc (il Centro statunitense di controllo e prevenzione delle malattie), con gli organizzatori di Rio 2016, con l’Organizzazione mondiale della sanità e con vari specialisti delle malattie infettive. In più stiamo compiendo ogni passo necessario per garantire che la nostra delegazione sia consapevole delle raccomandazioni delle autorità sanitarie statunitensi riguardo al viaggio in Brasile”.
Gli Stati Uniti ricevono così il monito lanciato in queste ore dal presidente Barack Obama, che ha annunciato un ingente impegno da parte del suo Paese nella lotta per contrastare il virus. Stando a fonti delle Casa Bianca, Obama chiederà al Congresso lo stanziamento di 1,8 miliardi di dollari di fondi di emergenza per combattere il virus Zika, negli Stati Uniti e in altri Paesi. “Dobbiamo prendere il virus – ha dichiarato il Presidente – molto seriamente. Presenteremo una proposta al Congresso per finanziare la ricerca su vaccini e sulla diagnostica, ma anche per aiutare in termini di sistemi sanitari pubblici”.
L’ingente somma sarà poi suddivisa tra dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, l’Agenzia per lo sviluppo internazionale e il dipartimento di Stato, in sostegno a diverse iniziative, tra cui la ricerca sul vaccino e il controllo della moltiplicazione della zanzara-vettore. Pur considerando la gravità della situazione, il Presidente rassicura la popolazione americana. ricordando ricordando che non si tratta di un virus mortale. “La buona notizia – ha detto Obama in un’intervista trasmessa oggi da “Cbs This Morning” – è che non è come Ebola, molte persone hanno contratto il virus e non se ne sono neanche accorti. Non si tratta di qualcosa per cui la gente può morire, ma deve essere presa molto seriamente”.
Il presidente americano ha sottolineato la necessità di determinare l’esatto collegamento tra il virus e malformazioni dei neonati, ma ha anche ha ribadito che “sembra che rischi significativi vi siano per le donne in gravidanza o che stanno considerando di avere un bambino”. Finora negli Stati Uniti vi sono stati due casi registrati, in Texas, del virus che si sta manifestando in particolare in Brasile ed in altri paesi del Sudamerica. Mentre il governatore di Puerto Rico ha dichiarato lo stato di emergenza dopo 22 casi confermati.
Sul fronte Zika lavorano intanto gli studiosi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): almeno 12 gruppi di ricerca sono attualmente attivi per mettere a punto un vaccino contro il virus. “Tutti sono ai primi stadi di sviluppo e la disponibilità di prodotti autorizzati potrebbe richiedere pochi anni”, spiegano dall’Organizzazione. Ad oggi, comunque, la maggior parte della ricerca è stata effettuata su altri flavivirus, come quelli responsabili di Dengue o febbre gialla.
Prioritaria è la diagnostica, ricordano i medici, “per accertare la presenza del virus Zika” ed evitare confusioni rispetto ad altre malattie simili causate da flavivirus con zanzare vettori. “Pochissimi test sono disponibili”, avverte l’Oms. Un appello alle aziende interessate e ad altri gruppi è stato emesso il 5 febbraio scorso: i gruppi sono stati invitati a presentare i potenziali prodotti all’Oms, in base alla procedura ‘Emergency Assessment and Listening’. “Questa procedura, una volta che un prodotto è stato accolto, garantisce livelli accettabili di qualità e prestazioni e consente alle agenzie delle Nazioni Unite, alle Ong e ai Paesi di procurarselo in tutta sicurezza”, ricorda l’Oms.