È accusato di aver insabbiato l’inchiesta sull’imprenditore Giampaolo Tarantini e le escort che frequentavano le case di Silvio Berlusconi. Per l’ex procuratore di Bari Antonio Laudati il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, ha chiesto la condanna a due anni e due mesi per abuso d’ufficio e favoreggiamento.
Nella sua requisitoria, Motta ha sostenuto che l’intento di Laudati era quello di favorire Tarantini nell’interesse dell’allora premier per annullare il rischio che l’imprenditore barese potesse parlare e in questo modo coinvolgere l’ex presidente del Consiglio danneggiandone l’immagine. Sarebbe questo secondo la pubblica accusa il vero movente della condotta del’ex procuratore capo di Bari nella vicenda escort. Oltre alla condanna per Laudati, Motta ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione per diffamazione a carico del giornalista Luciano (detto Gianni) Lannes.
Nel processo all’ex procuratore di Bari sono costituiti parte civile la Presidenza del Consiglio e il ministero della Giustizia che hanno chiesto un risarcimento di 10mila euro per ciascuna delle parti per i danni che sarebbero stati causati dalle disfunzioni derivanti dall’operato di Laudati. Parte civile anche l’ex pm barese Desirè Digeronimo che ha chiesto una una provvisionale di 50mila euro. Il processo riprenderà il prossimo 16 febbraio con la parola alla difesa di un altro ex pm barese costituitosi parte civile, Giuseppe Scelsi (ora alla Procura Generale) e ad uno dei difensori di Laudati. La sentenza è prevista per il prossimo 8 marzo.