Ai tempi dei talent dominati da rapper da parrocchia e rocker per sentito dire supportati da discografici sull’orlo di una crisi di nervi, la musica che sopravvive nella tv pubblica tradizionale è solo quella del Festival di Sanremo e di The Voice. Perché con la chiusura di Ghiaccio Bollente, trasmissione ideata e condotta da Carlo Massarini, che andava in onda in orari improbabili su Rai5, scompare nel panorama delle 13 reti Rai, l’unico programma dedicato espressamente alla musica. Poco prima di Natale, infatti, Ghiaccio Bollente è stato chiuso senza neanche offrire spiegazioni né ai telespettatori né a Massarini: “Ci è arrivata una email da parte del produttore esecutivo in cui ci diceva, in una riga, ‘grazie per il lavoro svolto e arrivederci’”. Escluse le motivazioni di carattere economico, visti gli esigui costi sostenuti per trasmetterlo, e di share, “credo sia stata presa una decisione a cuor leggero, senza tener conto che aveva un pubblico molto assiduo e fedele nonostante gli orari notturni – spiega Massarini – Dal nostro punto di vista e di chi ci seguiva non è stata la scelta giusta”. E infatti subito dopo averlo comunicato sui social, è partita una raccolta spontanea di firme in Rete: su Change.org è stata lanciata una petizione ‘per salvare GB’ che in poche ore ha superato le 20 mila adesioni che attualmente tocca le 30 mila. “È un risultato sorprendente, probabilmente, se non ci fossero stati di mezzo Natale e Capodanno, si sarebbe avuta un’eco ancora più assordante”.
Carlo come te lo spieghi questo successo della petizione?
La gente ha voglia di cultura a tutti i livelli e di qualità. Non è vero che la televisione deve sempre pensare alla grande massa. I programmi tematici come Rai5 sono nati proprio per verticalizzare l’interesse e approfondire i concetti. Da canali di questo tipo in particolare ci si aspetta un’offerta di qualità che la tv generalista non può offrire perché deve inseguire il grande pubblico e fare ascolti mastodontici. Non bisogna dimenticare che il pubblico oggi ha una certa autonomia grazie al web e alle innovazioni tecnologiche, e questo chi fa televisione non può ignorarlo. Il problema è che quando non viene offerto nient’altro in alternativa, viene a mancare il servizio pubblico, perché la gente paga in bolletta il canone. Avere un’offerta differenziata è necessaria.
È un pubblico esigente ormai e che sa distinguere. E quando gli viene tolto un programma di qualità poi si ribella.
Ho scherzato un po’ su questa cosa dicendo che era una sorta di indagine spontanea, un gratuito sondaggio di opinione in cui si è rilevato un alto indice di gradimento.
Quando tu hai iniziato a fare televisione l’indice di gradimento esisteva ancora.
All’epoca la Rai faceva i sondaggi su stessa. Capitava che un programma venisse seguito da milioni di persone ma l’indice di gradimento fosse molto basso, oppure, come nel nostro caso, che l’indice di gradimento fosse altissimo ma gli ascolti bassi. Perché è risaputo che il digitale terrestre fa ascolti piccoli. E poi nel caso di Ghiaccio Bollente c’è da considerare la fascia oraria in cui andava in onda.
Michele Anzaldi dalle colonne de L’Unità ha annunciato un’interrogazione parlamentare per avere risposte su questa chiusura dalla dirigenza Rai. Ci sono speranze?
Non credo che serva a far cambiare strategia a una rete che ha già preso la propria decisione. Certo è un segnale che comunque bisogna prendere in considerazione l’idea di continuare il programma o magari di potenziarlo. Nella petizione al direttore si chiede non solo che il programma non venga chiuso ma che venga rilanciato e potenziato.
Sulle pagine del Fatto, Michele Santoro ha dipinto ironicamente la situazione in Rai dove, in attesa della “rivoluzione copernicana del Direttore Generale Galileo Galilei” (Campo Dall’Orto), “una moltitudine di autori, giornalisti, tecnici, operatori e registi, non trovano uno spazio settimanale”. Tu sono 45 anni che lavori in Rai, come minimo andresti considerato come una risorsa.
Beh, ne ho viste parecchie durante tutti questi anni. La Rai è il principale luogo di lavoro della mia vita, ma sono disposto anche a traslocare, ad andare a lavorare altrove. Anche fare programmi sul web non è un problema.
Sei deluso?
Diciamo che la stessa attenzione che c’è da parte del pubblico, mi aspettavo che ci fosse anche da parte dell’azienda. Aspetto di sapere chi saranno le persone chiamate a dirigere le reti.
Credi che ci possa essere qualche aspetto politico che ha portato a questa scelta?
Onestamente credo che sia stata una leggerezza editoriale, anche se molti l’hanno scritto. Non penso di essere finito in un gioco politico, sarebbe qualcosa più grande di me. Credo che la musica di qualità non abbia un colore politico. Matteo Renzi batte molto sul tasto della cultura e sui programmi di qualità, io in teoria faccio programmi di qualità.
Il Festival di Sanremo, che è la massima manifestazione musicale in Italia, ed è l’unica seguita e curata particolarmente dalla Rai, viene affidata a Carlo Conti.
Credo che ci sia spazio per cose diverse, e in particolare, riguardo alla musica, anche dei tagli diversi. Non è che Ghiaccio Bollente debba esistere e chiudere Sanremo. C’è spazio per Sanremo, per i talent, per GB e sicuramente c’è spazio per altre cose musicali ancora, perché hanno pubblici diversi. La musica del Festival non è la stessa che mandavamo noi. Il problema è che le radio e le tv sono invase da questo pop contemporaneo che ha anch’esso delle punte di qualità, ma si è un po’ uniformato. Noi invece riempivamo un vuoto che generalmente non viene trattato.
Poi che ci sia anche il pop va benissimo.
Bisogna andare anche oltre il fattore musicale: cos’è Sanremo? È un evento che serve alla Rai a incassare abbastanza per finanziare altri progetti e programmi minori. Sono strategie, come avviene nelle case farmaceutiche o automobilistiche: si offrono prodotti che permettono di guadagnare abbastanza per poter finanziare esperimenti o ricerche. È un po’ così Sanremo, poi se non ti piace non lo guardi. Il problema è quando non ti viene dato da guardare nient’altro in alternativa.
In questo momento in cui sei disoccupato come trascorri le tue giornate?
Beh, qui ovviamente non si è fermato nulla, a parte il tempo trascorso su Facebook per seguire i post relativi a questa vicenda. Sto preparando un libro composto da pillole rock che dovrebbe essere il primo volume di una serie e poi ci sono in ballo un sacco di altri progetti. Sto lavorando su una app sviluppata da tre franco-italiani, che si chiama Synchronized, che è un bel passo avanti nel mondo della televisione, perché nel futuro la tv sarà fatta da app più che dai canali. Mi sembra che sia una cosa abbastanza di frontiera, del resto io sulla frontiera mi ci sono trovato spesso. Sto tenendo inoltre conferenze nel mondo dell’informatica, ho quattro figli a cui badare, la vita è bella piena anche senza Ghiaccio Bollente. Idee di programmi le ho sempre avute quindi aspetto, prima o poi torno.