Il Giudice delle indagini preliminari ribalta completamente la situazione rispetto alle accuse di Tosi, formulate prima e dopo la trasmissione a lui dedicata. Il giudice era chiamato a pronunciarsi su questa e su altre sette querele contro il programma di Milena Gabanelli per il servizio trasmesso nell'aprile del 2014 e firmato da Sigfrido Ranucci
Il sindaco di Verona Flavio Tosi è imputato per calunnia nei confronti di Report e in particolare di Sigfrido Ranucci, coautore e inviato della trasmissione di Rai 3 condotta da Milena Gabanelli. Il Giudice delle Indagini Preliminari di Verona Livia Magri con un’ordinanza dell’8 febbraio depositata oggi, 9 febbraio 2016, ribalta completamente la situazione rispetto alle accuse di Flavio Tosi formulate prima e dopo la trasmissione a lui dedicata nell’aprile del 2014 da Report.
Ranucci, difeso dall’avvocato Luca Tirapelle, era stato tratto in un trappolone nel gennaio del 2014 mentre cercava notizie sull’esistenza di rapporti del politico con personaggi legati a famiglie calabresi coinvolte in alcune indagini e poi su un video imbarazzante per Tosi che sarebbe stato usato da anni, secondo alcune fonti da lui contattate, per condizionarne l’azione amministrativa. Tosi aveva prima concordato la trappola con alcuni ex leghisti contattati da Ranucci per avere notizie sul video. L’inviato era stato videoregistrato a sua insaputa. Poi Tosi aveva convocato una conferenza stampa mostrando le immagini raccolte durante l’incontro dai suoi ex compagni di partito e aveva accusato Ranucci di aver tentato di costruire un dossier su di lui. L’obiettivo era impedire la messa in onda dell’inchiesta, ma il direttore di Rai Tre Andrea Vianello, con coraggio e affrontando i rischi legali, ha autorizzato la messa in onda. La Rai ha collezionato una dozzina di querele per mezz’ora di giornalismo investigativo, ma ha avuto ragione. Infine il 21 febbraio Tosi aveva querelato il giornalista di Report e la conduttrice Milena Gabanelli.
Ora il Gip ribalta la sua accusa: “Querela che questo giudice – scrive il Gip Livia Magri – ritiene integrare una calunnia come da ordinanza di imputazione coatta in data odierna (8 febbraio 2016, Ndr) nel procedimento collegato 7761/14”. Il Gip non spiega la motivazione del provvedimento di imputazione coatta di Tosi ma certamente si tratta di un’ordinanza molto importante perché d’ora in avanti un politico ci penserà due volte prima di concordare una registrazione clandestina del giornalista investigativo che fa il suo lavoro e prima di accusare un giornalista di costruire dossier falsi su di lui.
Il giudice era chiamato a pronunciarsi su questa e su altre sette querele contro Report per il servizio trasmesso nell’aprile del 2014. Ranucci era stato querelato da Tosi, da Pasquale Marziano (che ha querelato anche Milena Gabanelli) e dal fratello Armando Marziano; da Patrizia Badii; da Antonio e Alfredo Giardino; da Francesco Sinopoli e da M. C. O. Altre quattro querele per il medesimo servizio di 36 minuti sono state già archiviate a Padova e a Venezia. Il Gip di Verona or chiude il caso. Prima esamina le querele e le opposizioni alla richiesta di archiviazione del pm di Verona e alla fine archivia tutto dando atto a Ranucci e a Gabanelli di avere svolto correttamente il loro lavoro. “Non vi è neppure un fatto tra quelli che nel corso della trasmissione sono stati riferiti come accaduti che sia risultato non veritiero”, scrive il Gip. “La conduttrice Gabanelli senza esprimere alcun giudizio ha semplicemente messo in fila tutta una serie di dati oggettivi”.
Anche sulla questione più delicata del procedimento penale cioé la parte del servizio che si occupava dell’uso di un presunto video hard che avrebbe ritratto Tosi con un trans, il Gip dopo averlo definito ‘fantomatico’ dà atto che Milena Gabanelli “contrariamente a quanto sostenuto da Flavio Tosi nella querela per diffamazione per mezzo televisivo, non dà affatto per scontata l’esistenza del video”. Non solo, Gabanelli precisava in tv che “l’interesse rispetto a questa notizia non risiedeva certo nello scoprire quali fossero i gusti sessuali del sindaco Tosi ma di comprendere se davvero, come riferito da alcune fonti palesate nel corso del servizio, la storia di questo fantomatico video hard fosse utilizzata come arma di ricatto per condizionare l’operato di Tosi come politico”.