Ambiente & Veleni

Trentino Alto Adige: Marcialonga senza la neve? Nessun problema, la facciamo noi

Trentino

Con grande successo è andata in archivio la Marcialonga 2016, svoltasi domenica 31 gennaio 2016 in un Trentino che di neve naturale non ne ha vista per nulla in questo inverno caldo.

Sono 8.500 i camion utilizzati per trasportare 105.000 metri cubi di neve artificiale, realizzata con 40.000 metri cubi di acqua potabile, prelevata dagli acquedotti dei 17 Comuni su cui passa il tracciato della gara.” Con questa dichiarazione espressa con grande orgoglio dagli organizzatori, è stata portata a compimento l’edizione 2016.

Di recente a livello mondiale, si sono firmati accordi per ridurre gli sprechi energetici, per cominciare davvero ad introdurre politiche di conversione ecologica reale;  sembra però, che i provvedimenti  operativi, quelli che sui territori incidono davvero sui cambiamenti, stentino ad arrivare e, invece, si continui a perseguire la logica del profitto immediato, utile indubbiamente per l’economia turistica, ma miope davvero se rapportata alla situazione attuale.

Certamente qualcuno criticherà questa mia posizione di condanna a questo sistema esasperato della ricerca a tutti i costi delle neve artificiale, per salvare la stagione e poter procedere ugualmente alla manifestazione internazionale. Capisco che l’industria del turismo soffra, come molte altre realtà, ed è quindi comprensibile anche la ricerca di soddisfare alcune necessità; ma qui si evidenzia una reale e pericolosa incapacità progettuale proprio in tema di rivedere la proposta turistica invernale.

Sono anni che le nostre montagne sono in deficit di innevamento, guarda caso sarà proprio per i cambiamenti climatici che, ormai, la comunità scientifica ha dato per certi? E quindi, da anni esistono problemi di innevamento, sprechi di risorse energetiche e di acqua per sostenere ciò che sta diventando sempre più insostenibile. Progettare proposte diverse diventa necessario, direi obbligatorio, per mantenere fede a ciò che è stato sottoscritto nel recente accordo di Parigi. O, forse, vale solo per gli altri e non per noi italiani? Uno spreco simile di risorse non è più giustificabile, nemmeno di fronte all’indubbia crisi che pervade anche l’industria turistica; ma pensare a convertire la Marcialonga su neve ad una manifestazione su terreno, non era proprio possibile?

Se  Madre Natura ha deciso, spinta dai cambiamenti climatici determinati dall’attività antropica esagerata, di non far cadere la neve, dobbiamo adeguarci e accettare il fatto che è necessario progettare sistemi diversi di intrattenimento; per rispetto di quelle stesse montagne che sostengono l’industria turistica medesima. Cari operatori turistici, sarà bene prendere atto che tali iniziative non portano certo lustro al vostro lavoro, ma saranno valutate come superficiali e pericolose da molte persone che amano veramente le montagne; non potete continuare a dire di amare le nostre montagne e poi sfruttarle in questo modo pericoloso.

Cominciate a prendere atto che i cambiamenti climatici saranno sempre più pesanti, pensate che pure voi avete contribuito ad aggravare la situazione con queste politiche insostenibili; non lamentatevi, poi, se fra qualche decennio, non avremo più nemmeno le risorse basilari per i servizi minimi indispensabili. Forse, se ciò avverrà, ma solo allora, vi renderete conto di ciò che state facendo. Intanto, archiviata questa edizione, pensate di cominciare a pensare alla prossima in termini diversi, oppure anche il prossimo anno assisteremo ancora  a scelte dissennate in nome della sola vostra salvaguardia? Perché sarebbe bene vi rendeste conto che non state parlando solo di salvare le vostre tasche, ma state mettendo a repentaglio l’integrità di un intero ecosistema. Parole esagerate, secondo alcuni di voi?

Ricordate che abbiamo preso in prestito il mondo in cui viviamo e siamo solo di passaggio; ma a chi resta dopo di noi, cosa lasciamo? Deserti aridi in prospettiva, ma la Marcialonga sopravvivrà grazie alla neve artificiale ancora per molti anni, vista la miopia imperante, sostenuta da una politica del turismo assente.