Giuseppe Sala ha aperto a Comunione e liberazione. E una parte di Comunione e liberazione risponde. Tra gli aderenti al movimento fondato da don Giussani non è una novità che ce ne siano diversi intenzionati a votare l’ormai ex numero uno di Expo come sindaco di Milano. “Non è la componente maggioritaria”, sostiene Luigi Amicone, direttore del settimanale di area ciellina Tempi. Ma certo è che qualcuno di loro ha pure votato alle primarie del centrosinistra. Lo ha fatto per esempio Massimo Ferlini, ex presidente milanese ed ex vice presidente nazionale della Compagnia delle opere, il braccio operativo di Cl: “Sala – dice – sarebbe un buon sindaco per i compiti che ci sono da affrontare. In particolare gestire la città metropolitana in modo che Milano resti competitiva ai livelli delle principali città del mondo. E su questo punto va messa a frutto la sua esperienza in Expo”. Ferlini sostiene in ogni caso di parlare a titolo personale, senza esprimere una posizione ufficiale di Cl.

Che al momento non ci sia alcuna posizione ufficiale lo ha sottolineato anche Bernard Scholz, attuale presidente della Cdo: “Promuoveremo una serie di incontri con varie forze politiche su temi decisivi per il futuro della città, come quello della città metropolitana, della ricerca e dell’innovazione e, soprattutto, dello sviluppo del welfare”, ha annunciato a margine della presentazioni di Cdo Sharing che si è tenuta martedì a Milano. Mentre a una domanda su un eventuale appoggio a Sala, ha risposto: “Saranno i cittadini a decidere quale sarà il candidato migliore. Non voglio entrare nelle scelte che spettano a loro”. Una posizione di maggiore laicità rispetto alla politica che segue il nuovo corso intrapreso dal movimento, dopo la disgregazione del centrodestra e gli scandali che in Lombardia hanno coinvolto la giunta guidata da un ciellino doc come Roberto Formigoni. Da quel momento è mancato un riferimento preciso e Cl ha iniziato a guardare anche a Matteo Renzi. Giorgio Vittadini, presidente della fondazione per la Sussidiaretà, all’ultimo meeting di Rimini lo ha detto chiaro e tondo: “Cl non è più un movimento di centrodestra. Non si può nemmeno dire che sia di centrosinistra, ma il Pd da tempo non è più un partito non votabile”.

“Anche tra gli elettori di Comunione e liberazione – spiega il consigliere comunale del Polo dei milanesi, Matteo Forte – si vive la stessa situazione vissuta da tutto l’elettorato moderato che sente di avere perso il proprio interlocutore politico”. Così, in un contesto ancora fluido, dove sono pochi gli endorsement pubblici come quello di Ferlini, si delineano tre tendenze. C’è chi rimarrà legato al centrodestra tradizionale rappresentato da Forza Italia e Ncd, che a Milano ha il ciellino Maurizio Lupi tra gli esponenti di spicco. C’è chi punterà su Corrado Passera, leader della nuova formazione Italia Unica. E, appunto, c’è chi appoggerà con convinzione Sala, che nel suo primo discorso da candidato ha citato Luca Doninelli, scrittore apprezzato dai ciellini, ricevendone indietro parole di stima. Nel panorama lombardo l’appoggio di parte di Cl a un candidato di centrosinistra rappresenta una novità, fatta eccezione per un piccolo precedente: alle scorse elezioni regionali Carmelo Ferraro, dirigente dell’ordine degli avvocati di Milano e fondatore del comitato M’Impegno, si candidò nella lista di Umberto Ambrosoli, suo amico di vecchia data e sfidante di Roberto Maroni per il centrosinistra. Oggi Ambrosoli è tra i principali sostenitori dell’uomo Expo, mentre Ferraro non si è ancora espresso pubblicamente, anche se all’interno di Cl in molti danno la sua posizione come pro Sala.

Quanto le tre tendenze possano pesare in termini di voti, nessuno dice di saperlo. “La nostra area un tempo poteva arrivare a muovere anche 40-50mila voti – sostiene Amicone -. Poi c’è stata una riduzione e oggi siamo attorno ai 10mila. Delle tre componenti ritengo che quella per Passera sia minoritaria, mentre i più rimarranno legati al centrodestra tradizionale”. Ed è proprio questa la scelta del direttore di Tempi, che vede di buon occhio la possibile candidatura di Stefano Parisi, ex direttore generale del comune di Milano e di Confindustria. “Sono convinto che la nostra storia sia tale da rendere difficile un voto a sinistra, la sinistra delle coppie di fatto e dei registri delle unioni civili di Majorino”. Ed è anche su questi temi che Amicone boccia Sala, a cui non perdona la richiesta di togliere il logo dell’Expo al convegno organizzato con Maroni sulla famiglia un anno fa: “Lui si accodò con opportunismo alle accuse di alcuni giornali che a torto definirono ‘omofobo’ quell’evento”.

Contrario ad appoggiare Sala è anche Forte: “Sto ancora facendo le mie valutazioni – dice -. Tifo per un centrodestra allargato che non sia schiacciato sulle posizioni di Salvini. Per questo sono interessanti sia l’eventuale candidatura di Parisi che quella di Passera”. E con l’ex banchiere si è schierato Aldo Brandirali, ex assessore nella giunta Albertini e consigliere comunale fino al 2011, oggi presidente dell’associazione DeCo (Democrazia e comunità), con un passato giovanile nella sinistra extra-parlamentare: “Sono per un centrodestra che tenti di liberarsi da Berlusconi e dalla Lega. Il tentativo è quello di operare un cambiamento nel centrodestra attuale, che è profondamente degradato”.

@gigi_gno

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