Il prezzo del petrolio, su dati annuali, continua a scendere. Il costo del Brent, si aggira intorno ai 30 dollari al barile.

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Fonte: Nasdaq

La quotazione del greggio è crollata dell’80% dai massimi del 2008 ed il comportamento degli ultimi mesi ne conferma il trend al ribasso. Ciononostante perché il prezzo della benzina resta sempre lo stesso? Il Brent è la quotazione della materia prima che rappresenta solo una minima parte del prezzo finale destinato ai consumatori. A questa vanno aggiunti costi di estrazione, stoccaggio, raffinazione e distribuzione. Considerando poi costi di ricerca ed operatività insieme ad i margini di profitto fissati dalle case petrolifere. Per quanto si possa pensare, questi ultimi sono “relativamente” bassi nell’ultimo periodo, poiché il mercato del greggio è soffocato da un eccesso di offerta. Quindi le compagnie petrolifere devono dimostrarsi piuttosto competitive per conservare/ ottenere quote di mercato.

Infine bisogna considerare l’effetto valutario. Il prezzo del Brent è misurato in dollari, non in euro. Nonostante il prezzo del petrolio si sia deprezzato, in controtendenza il dollaro si è apprezzato notevolmente negli ultimi anni rispetto alla nostra moneta. Per tale motivo il risparmio sul greggio è in parte calmierato dalla componente valutaria.

La questione delle accise e l’IVA, una tassa sulla tassa
Volutamente si è ignorato il problema delle accise e dell’aliquota d’imposta sul prezzo finale. Questa è una questione per certi versi controversa e meritevole di un’attenzione speciale. L’accisa è una imposta in somma fissa, quindi non tiene conto dell’andamento dei prezzi del petrolio, né tantomeno dei cambiamenti valutari. Come si evince da uno studio di Confesercenti le imposte coprono due terzi del prezzo finale (Tabella 1). Nel 2015 le accise hanno incrementato in media il prezzo della benzina di 74 centesimi, circa il 60% del prezzo al netto dell’IVA.

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Fonte: Confesercenti, 2015

(Prezzo della benzina scorporato per componenti)

Il prezzo pagato alla pompa include anche l’importo che deve essere destinato all’erario per l’Iva. Il prezzo ante-iva ammonta a 1.257 euro che si traduce in 1.534 con l’applicazione dell’aliquota al 22%. Ciò che incuriosisce è il metodo di calcolo dell’Iva. Quest’ultima infatti non tiene conto del prezzo industriale, bensì del prezzo industriale maggiorato dalle accise. Insomma il prezzo industriale finito subisce un primo ricarico da parte delle accise ed in seguito il prezzo viene di nuovo calcolato con l’aggiunta dell’IVA. Un meccanismo di tassazione che tassa anche le tasse precedentemente applicate. Tutto a scapito degli automobilisti che devolvono il 66% delle loro spese per carburante in tasse. Sostanzialmente quindi la flessione del prezzo del Brent influenza ben poco il costo della verde, con stesso discorso naturalmente per il gasolio.

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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato

 

Un confronto con l’Europa
Come ci classifichiamo rispetto ai nostri colleghi europei? Il prezzo al consumo, ciò che si paga al distributore per intenderci, è il secondo più alto d’Europa, dietro solo ai Paesi Bassi (si fa riferimento ai prezzi dell’11 gennaio 2016-Tabella 2). Il divario rispetto alla media europea corrisponde a 15 centesimi per litro equivalente ad un 12% in più. Siamo il terzo paese in Europa per livello delle accise ed un gradino sotto per l’Iva. Ciò che colpisce di questa classifica è la posizione da outsider se si fa riferimento al prezzo al netto delle tasse, con il nostro Paese all’ 11 posto su base europea. L’alto valore delle accise fanno salire il costo netto della benzina di 0,728 centesimi al litro. Se al prezzo finale, che ciascun cittadino italiano paga quando fa rifornimento alla propria auto, andiamo a sottrarre il valore delle accise e dell’IVA questo si riduce a 0,441 centesimi al litro.

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Fonte: Elaborazione Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia su dati Commissione Europea

 

(Confronto prezzi della benzina al lordo e netto delle tasse nei 28 Paesi europei)

E se il prezzo del petrolio fosse gratis?
Come si è visto, una riduzione del costo del greggio non lascia presagire una diminuzione percentuale di pari importo del prezzo al consumo. L’aumento cospicuo delle imposte ha indebolito fortemente la correlazione esistente tra il prezzo del barile ed il prezzo finale. Si potrebbe estremizzare questo ragionamento pensando al caso limite in cui il prezzo del petrolio fosse uguale a zero. Se le compagnie petrolifere distribuissero la materia prima gratis ci sarebbero da conteggiare comunque i costi della filiera (estrazione, raffinazione, ecc..) al quale vanno applicati accisa e IVA(Tabella 1). Il prezzo finale sarebbe di 1.060 euro per litro. Naturalmente l’ipotesi paventata è del tutto teorica, ma serve a comprendere che per ottenere benefici dalla diminuzione del greggio è necessario intervenire sulle accise, le quali sono insensibili sia al prezzo della materia prima che ai cambiamenti valutari.

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