Settantacinque imprese di Siracusa e provincia, ma il numero potrebbe presto aumentare, già iscritte alla Confederazione Nazionale dell’Artigianato (Cna) risultano a ‘loro insaputa’ registrate anche in altre associazioni. E’ la denuncia presentata da trenta associazioni di categoria, con a capo Confindustria, che hanno evidenziato ‘anomalie’ nella procedura di costituzione della nuova Camera di Commercio del Sud Est, che unificherà le sedi di Catania, Ragusa e Siracusa. Un esposto sulla vicenda è all’esame della Procura della Repubblica di Catania.
“Le segnalazioni che abbiamo ricevuto sono di aziende siracusane iscritte a Cna, ma che risultano negli elenchi di Fapi, Euromed, Assotir e Cidec”, spiega a ilfattoquotidiano.it Salvatore Bonura, segretario regionale di Cna. “È una cosa incomprensibile, perché in un momento di crisi, le aziende non pagano due o tre quote associative perlopiù ad associazioni sconosciute, – aggiunge Bonura – basti pensare che Fapi e Euromed non hanno nemmeno una sede a Siracusa e provincia”.
È l’ultimo tassello di uno scontro che si trascina da diversi mesi, ma ha origine nella costituzione della nuova Camera di Commercio unificata, affidata lo scorso 25 settembre dal Ministero dello Sviluppo Economico al commissario ad acta Alfio Pagliaro. Appena due mesi dopo, trenta associazioni di categoria, guidate da Ivan Lo Bello (nella foto), presidente di Unioncamere e vicepresidente nazionale di Confindustria, chiedevano di bloccare l’iter costitutivo per ‘mancanza di trasparenza e correttezza’ nei metodi adottati dal commissario. Secondo la cordata di Confindustria molte imprese ‘inattive’ erano state ugualmente inserite nel conteggio delle associazioni, mentre alcuni settori come la pesca, il commercio estero e i servizi alle persone, erano stati esclusi.
Dall’altra parte Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia, insieme a cinquanta associazioni confermava il suo pieno sostegno al commissario Pagliaro, affermando che le procedure adottate per la nuova Camera unificata erano ‘analoghe’ a quelle usate negli altri territori siciliani, quindi non c’era nessuna ‘anomalia’.
Alla base dello scontro tra le due fazioni c’è il controllo dei 33 seggi del nuovo Consiglio camerale. Da questi però bisogna escludere i tre che saranno assegnati ai rappresentanti dei consumatori, dei sindacati e dei liberi professionisti, che sono regolati da una normativa a parte, più quello che andrà agli istituti di credito e sarà indicato dall’Associazione bancaria Italiana (Abi). I restanti 29 seggi saranno distribuiti sulla base della forza di ogni singola associazione presente nei territori di Catania, Ragusa e Siracusa, e soprattutto in base al numero delle imprese e degli addetti.
Poter contare sulla maggioranza del Consiglio, significa inoltre controllare gli scali aeroportuali di Catania e Comiso. Questo perché le Camere di Commercio di Catania, di Ragusa e di Siracusa insieme detengono il 62,5% delle quote della Società Aeroporto di Catania (Sac) che gestisce Fontanarossa, mentre le restanti quote sono distribuite equamente tra l’Istituto Regionale per lo sviluppo delle attività produttive della Sicilia (12,5%), la città metropolitana di Catania (12,5%) e il Libero Consorzio di Siracusa (12,5).
Inoltre, tramite la Sac si controlla anche la maggioranza delle quote della Società Aeroporto di Comiso (SoACo) che gestisce il Pio la Torre. “L’aeroporto deve rimanere fuori da questo tipo di discussioni e al momento attuale non c’entra niente, – conclude Lo Bello – il problema è l’applicazione delle regole e la trasparenza, perché non ci possono essere associazioni che amplificano e truccano i dati per poter partecipare alla distribuzione dei seggi”.