Cultura

Jonas Jonasson e i suoi straordinari mondi

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“Quanti libri! Li hai letti tutti?”

Questa domanda mi è stata fatta un sacco di volte nella vita, prima a casa, dove ho sempre avuto la fortuna di essere circondato da tantissimi volumi, e ora al lavoro, dove ovviamente sono ancora di più. La risposta, per citare uno dei miei massimi riferimenti culturali, ossia il mitico Martin Mystere, è “No, ma conosco il contenuto di ognuno di essi e all’occorrenza posso sfogliarli per cercare ciò di cui ho bisogno”.

E quando ho bisogno di ridere voglio andare sul sicuro. Tra le ragioni che ci spingono a leggere, la ricerca del divertimento è secondo me tra le più affascinanti, e al tempo stesso difficili da sublimare. E visti i ritmi forsennati di pubblicazione a cui siamo sottoposti, è importante saper conservare la memoria di ciò che lo merita, soprattutto quando questo è straordinariamente divertente.

Tra i pesi massimi di vendita della libreria in cui lavoro, spiccano le opere di un certo svedese che, qualche anno fa, ha pubblicato un romanzo davvero insolito, che aveva per protagonista un centenario bislacco e politicamente scorretto che, ben prima di spuntare nelle classifiche di vendita, aveva già superato le tre cifre in casa nostra. L’autore è Jonas Jonasson, uno scrittore di cui già il nome fa ridere secondo me, e il libro in questione è Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve.

In questo romanzo edito da Bompiani il protagonista, nel giorno del suo centesimo compleanno, fugge in pantofole dalla sua casa di riposo, perché intristito dall’arrivo della banda del paese, che sta arrivando col sindaco in testa per fargli la festa. Comincia così una folle avventura che è in realtà la scusa per raccontare la storia della sua vita, quella di un Forrest Gump molto fuori dagli schemi che, senza rendersene tanto conto, influenza in maniera determinante le sorti del genere umano relazionandosi con molti dei più importanti personaggi del Novecento, arrivando a salvare il mondo senza per questo essere un James Bond, bensì un alcolizzato ignorante pratico solo di nitroglicerina.

Indimenticabile la telefonata con Stalin, ormai entrata nella leggenda, almeno a casa mia, così come l’entusiasmo dei clienti-lettori che tornano ancora a comprarlo per regalarlo ai loro amici. Jonas Jonasson si riaffaccia in libreria qualche tempo dopo con una nuova storia, L’analfabeta che sapeva contare, dove una bambina sudafricana, nata in una bidonville senza molte prospettive, riesce a passare dalla pulizia dei bagni pubblici al progetto per lo sviluppo nucleare del suo paese, per finire poi incastrata tra il furto di un ordigno atomico di proprietà del Mossad e un piano per far decadere la corona svedese ad opera di due gemelli di cui solo uno figura all’anagrafe. Un libro meno imponente dal punto di vista storico, ma che si articola comunque in maniera stravagante per un arco temporale di circa vent’anni.

Recentemente ho terminato l’ultimo libro dell’autore svedese, L’assassino, il prete, il portiere, nel quale Jonasson riduce la portata d’intervento dei suoi personaggi e la durata complessiva della vicenda, per costruire una storia meno internazionale ma comunque dirompente. La vicenda racconta di come i tre personaggi del titolo mettano in piedi, sorretti da un’illuminazione celeste che ricorda la missione per conto di Dio dei Blues Brothers, un’associazione a delinquere al servizio dei delinquenti stessi, sfruttando le notevoli doti di Anders l’assassino che, uscito di prigione senza alcuna voglia di tornarci, giura a se stesso di non ammazzare più nessuno, onde evitare l’ergastolo, ma di limitarsi eventualmente allo spezzare braccia e gambe a chi dovesse meritarselo. Il portiere, dopo essersi innamorato della folle donna prete, cerca di gestire Anders nel migliore dei modi, fino a fondare una chiesa dove il messaggio di Dio viene reinterpretato a tema libero, e che arriva poi a coinvolgere anche i desideri di chi scrive a Babbo Natale.

Se quindi volete divertirvi, se dovete fare un regalo a qualcuno che sta male, che è triste e ha bisogno del potere terapeutico dell’ilarità, vi consiglio caldamente di incontrare i personaggi del caro Jonas, e di farvi una passeggiata nei suoi mondi fantastici dove, ci potete scommettere il vostro tempo libero, riscoprirete il piacere della risata inarrestabile, quella che scappa in pubblico e arriva perfino a scuotere dal torpore digitale le menti prigioniere degli smartphone.