Qual è il segreto del suo successo?”, chiederebbe uno di quegli intervistatori pettinati che quando sono trasgressivi assai chiedono il colore dei boxer che indossa l'intervistato. E quale sarà mai, questo segreto? Forse il metodo di lavoro, come ha detto il direttore Giancarlo Leone in conferenza stampa, perché Carletto “Santo Subito” Conti è stakanovista, perfezionista, baudiano di stretta osservanza
Fossimo dirigenti della Rai, prenderemmo Carlo Conti, lo infileremmo in una teca di cristallo e lo porteremmo per qualche giorno in giro per tutta Italia. In fondo, con gli uomini che fanno miracoli si fa così. Conti migliora i dati dello scorso anno, piazza la seconda serata più vista degli ultimi dieci anni e forse è giusto dire, tanto per cominciare, che gli ascolti di mercoledì sera sono meritati: serata gradevolissima, ospiti azzeccati, Conti che riesce a dare un ritmo contemporaneo alla conduzione. E chi non è mai stato #TeamConti, lo ammette con ancora più onestà intellettuale.
Diciamolo: Carlo Conti è il Chuck Norris della Rai. Fossimo giovani e spregiudicati scriveremmo che “spacca i deretani ai piccoli volatili”, espressione volgarotta ma che rende bene l’idea. Conti può, Conti riesce, Conti fa cose. E le fa bene, quantomeno considerando i risultati. “Carlo Conti, qual è il segreto del suo successo?”, chiederebbe uno di quegli intervistatori pettinati che quando sono trasgressivi assai chiedono il colore dei boxer che indossa l’intervistato. E quale sarà mai, questo segreto? Forse il metodo di lavoro, come ha detto il direttore Giancarlo Leone in conferenza stampa, perché Carletto “Santo Subito” Conti è stakanovista, perfezionista, baudiano di stretta osservanza. C’è un team di lavoro coeso e agguerrito, una macchina da guerra che somiglia sempre più a quella di Maria De Filippi dall’altra parte della barricata generalista (Ca rlo è la Maria degli over 60, e questo è un fatto). C’è un attitudine al comando che è piuttosto evidente, visto che il Nostro governa il suo regno televisivo con la mano che fu di Mario Brega (“Po’ esse piuma e po’ esse fero”).
Le criticità del modo di condurre di Conti restano tutte, beninteso, perché osa poco, preferisce navigare in sicurezza lungo la rotta meticolosamente tracciata sulla mappa. È il suo stile, è il suo marchio di fabbrica. Non si può chiedere a Conti di fare il Fiorello, non può e soprattutto non vuole farlo. Ci piace sempre quello che vediamo nei suoi programmi? No, nemmeno per idea. Ma il pubblico televisivo lo segue come i topi col pifferaio magico: la destinazione ultima è un dirupo? Forse sì, forse no. Ma per adesso ha ragione lui, soprattutto perché quest’anno ai risultati è riuscito ad aggiungere anche una dose notevole di ritmo in più. Carlo Conti fa miracoli, Carlo Conti è padrone di RaiUno, Carlo Conti trionfa in una serata che tradizionalmente è un bagno di sangue. E noi muti.