L'annuncio è arrivato dal colonnello Ahmed Assiri, consigliere del ministero saudita della Difesa: "Siamo pronti - ha detto citato da Al Arabiya - a inviare soldati nel momento in cui la coalizione internazionale prenderà una decisione in merito". A Monaco i rappresentanti dei paesi membri dell’International Syria Support Group lavorano al cessate il fuoco
L’Arabia Saudita è pronta a inviare truppe di terra in Siria per sconfiggere l’Isis e la decisione è “irreversibile”. L’annuncio è arrivato dal colonnello Ahmed Assiri, consigliere del ministero saudita della Difesa nonché portavoce della coalizione araba che combatte in Yemen. “Siamo pronti – ha detto Assiri, citato da Al Arabiya – a inviare truppe di terra nel momento in cui la coalizione internazionale (a guida Usa, ndr) prenderà una decisione in merito”. “La coalizione islamica contro il terrorismo sarà operativa entro due mesi”, ha aggiunto Assiri, spiegando che l’intervento di terra in Siria “comporta gli stessi rischi di qualsiasi altra azione militare”. L’ufficiale ha infine accusato l’Iran di “sostenere le milizie terroristiche in Siria e in Iraq”.
A dicembre l’Arabia Saudita ha annunciato una coalizione militare contro il terrorismo composta da 34 Paesi islamici, con l’appoggio di altri 10. Ne fanno parte le monarchie del Golfo, la Turchia, l’Egitto, il Pakistan e diversi paesi africani. La base operativa sarà a Riad. L’obiettivo dichiarato è “serrare le fila e unire gli sforzi per combattere il terrorismo” e una prima riunione della coalizione è prevista per il mese di marzo.
L’accelerazione nelle operazioni è già stata annunciata. I Paesi che partecipano alla coalizione anti Isis a guida Usa si sono accordati per “accelerare” le operazioni militari per sconfiggere l’organizzazione terroristica in Iraq e Siria. “Abbiamo concordato di accelerare la campagna”, ha spiegato il segretario Usa alla Difesa Ashton Carter al termine di una riunione dei Paesi membri e osservatori della coalizione anti Isis che si è tenuta oggi a Bruxelles nella sede della Nato.
Non si ferma, intanto, l’esodo da Aleppo: circa 50mila rifugiati si stanno dirigendo verso il confine con la Turchia e il numero potrebbe salire a 1,5 milioni se la città di verrà “completamente bombardata”, ha detto il ministro turco degli Affari europei, Volkan Bozkir, intervistato dalla televisione TRT Haber. L’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, Zeid Ràad Al Hussein, ha espresso “massimo allarme” per la situazione che ha definito “grottesca“: “Circa 51mila civili sono stati sfollati e 300.000 rischiano di ritrovarsi in stato d’assedio” dall’avvio la settimana scorsa dell’ultima offensiva “delle forze governative, che sarebbe accompagnata da numerosi attacchi aerei russi e siriani“, ha affermato Zeid in un comunicato. La situazione in Siria “sprofonda sempre di più” e alle parti in guerra “apparentemente non interessa minimamente la morte e la distruzione che stanno provocando nel Paese”, ha osservato Zeid sottolineando che i colloqui di pace devono riprendere al più presto.
La diplomazia continua a lavorare. I rappresentanti dei paesi membri dell’International Syria Support Group (Issg), riuniti a Monaco a margine dell’annuale Conferenza sulla sicurezza, stanno lavorando a un cessate il fuoco che metta fine alle ostilità. Lo ha annunciato il ministro tedesco degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier. I ministri presenti – per l’Italia il titolare degli Esteri Paolo Gentiloni – lavorano per una “significativa riduzione della violenza – ha detto Steinmeier – e, si spera, un accordo su un cessate il fuoco”. “Ma – ha precisato il ministro tedesco – a questo punto dei lavori non posso dirvi se questo obiettivo sarà raggiunto”.
Chiamata in causa da Barack Obama nell’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Washington, anche la nato si muove. La missione dell’Alleanza Atlantica per la lotta ai trafficanti e alla migrazione illegale “aumenterà anche la sorveglianza dell’Alleanza lungo la frontiera tra Turchia e Siria” con i mezzi navali già inviati nell’Egeo (attualmente tre navi, tedesca, turca e canadese) ma anche con “altri mezzi” già dispiegati per il pacchetto di misure di rassicurazione fornite alla Turchia a dicembre e che comprendono “aerei per il pattugliamento marittimo, aerei-Radar Awacs e sorveglianza aerea”. Lo ha indicato il segretario generale, Jens Stoltenberg, aggiungendo che la componente militare della Nato è già stata incaricata di studiare i dettagli dell’operazione. Fonti della Nato specificano che sarà intensificato l’uso degli asset per “intelligence, ricognizione e sorveglianza”.