I due giornalisti furono uccisi a Beirut nel 1980. Anche se sono passati i 30 anni previsti dalla legge, i documenti del Sismi sul caso non sono stati desecretati. "Stucchi (Copasir) e Massolo (Dis) ci hanno confermato che sono troppo compromettenti", probabilmente sul fronte degli accordi tra Italia e gruppi palestinesi. Resa pubblica oggi la lettera inviata - senza successo - al presidente della Repubblica
Trentacinque anni silenzi. Un segreto di Stato ormai caduto che continua a imbarazzare. E due famiglie che aspettano dal 1980 i resti di due giornalisti, rapiti e poi uccisi nella Beirut degli intrighi e della guerra civile. Graziella De Palo e Italo Toni sparirono nella capitale libanese – un mese dopo la strage di Bologna – dove erano arrivati per realizzare una serie di inchieste. Anni dopo il rapimento il giudice istruttore che conduceva le indagini si era dovuto fermare di fronte al segreto di Stato invocato dall’allora capo centro Sismi a Beirut, colonnello Stefano Giovannone, sulla reale natura del rapporto tra l’Italia e i gruppi palestinesi. Un accordo passato alla storia come “Lodo Moro”.
Il segreto di Stato sollevato dal Sismi davanti alla magistratura romana venne confermato nel 1984 dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Bettino Craxi e prorogato qualche anno fa da Silvio Berlusconi. Il 14 agosto del 2014 quegli omissis contenuti nella documentazione sulla sparizione di Graziella De Paolo e Italo Toni detenuta dai servizi segreti sono per legge definitivamente caduti, essendo passati i 30 anni previsti come limite massimo dalla normativa. Nulla, però, è avvenuto.
Raccontano oggi i parenti dei reporter scomparsi, chiedendo di poter accedere finalmente all’intero dossier: “Nonostante le promesse che si sono succedute nel corso dei decenni – spiegano in una email inviata oggi – la verità sulla sorte dei due giornalisti non è ancora stata rivelata, neppure dopo la scadenza del segreto di Stato. Negli ultimi tempi si sono svolti incontri ufficiali o ufficiosi con il Presidente del Copasir, senatore Giacomo Stucchi, ed il direttore del Dis ambasciatore Giampiero Massolo.Ambedue ci hanno confermato che i documenti sono compromettenti e scomodi da pubblicare, in particolar modo in questo periodo in cui il terrorismo dell’Isis colpisce anche l’occidente”.
Il segreto che avvolge la morte di Italo Toni e Graziella De Palo anche dopo 35 anni potrebbe creare imbarazzi. A nulla è servita la lettera che le famiglie hanno inviato al presidente della Repubblica il 9 gennaio 2015, pochi giorni dopo l’elezione: “Lo scorso 28 agosto 2014 sono scaduti i termini per il disvelamento completo del segreto di Stato – si legge nella lettera inviata a Sergio Mattarella -. Rimangono classificati e non si sa né quando né in quale forma verranno pubblicati gli ultimi documenti dove viene dimostrata l’esistenza della trattativa con il terrorismo arabo-palestinese. Questi documenti dimostrerebbero, almeno storicamente, ai cittadini italiani che Graziella ed Italo sono stati sacrificati sull’altare della ragion di Stato (…) Ciò che Le chiediamo – scrivono Renata Capotonti, Aldo Toni, Alvaro Rossi e Nicola De Palo – è il fattivo impegno affinché la verità storica sulla sorte di Graziella ed Italo possa essere finalmente conosciuta da tutti. Non chiediamo la riapertura di indagini giudiziarie o di commissioni d’inchiesta, che si sono arenate di fronte al segreto di Stato, quanto almeno poter riavere almeno i poveri resti”. A quella lettera il presidente Mattarella non ha mai risposto.