La Grecia torna in recessione. Il prodotto interno lordo del paese ellenico è diminuito dello 0,6% nel quarto trimestre 2015 rispetto ai tre mesi precedenti. A certificarlo El. Stat, l’istituto di statistica ellenico. “Presto i timori di Grexit si riaffacceranno” ha detto il capo economista del Fondo monetario internazionale, Poul Thomsen, avvisando che senza un realistico piano di sostenibilità per ristrutturare il debito pubblico Atene potrebbe tornare a vivere giorni difficilissimi. Rispetto allo stesso periodo del 2014, il pil ellenico ha registrato un -1,9%, tra i peggiori dell’Eurozona. E tutti ricordano l’estate scorsa con le banche greche costrette a chiudere per una settimana e la borsa sospesa. La recessione è alle porte e basterebbe infatti un ulteriore trimestre con il pil negativo per entrarvi anche tecnicamente. E il governo di Alexis Tsipras in questi giorni sta approvando la riforma delle pensioni, divenuta indispensabile per superare la prima revisione del prestito da 86 miliardi di euro ricevuto dai creditori.
Tensioni ad Atene – Nel centro della capitale greca sono scoppiati violenti scontri tra migliaia di agricoltori, circa 2mila provenienti da Creta, che protestano contro l’aumento delle tasse e la riforma delle pensioni e reparti della polizia in assetto anti-sommossa. Secondo il quotidiano locale To Vima, i contadini si sono riuniti davanti alla sede del ministero dell’Agricoltura lanciando pietre e ortaggi contro le forze dell’ordine, che hanno reagito con gas lacrimogeni e granate assordanti. Sono stati arrestati almeno quattro manifestanti. La polizia ha inoltre istituito posti di blocco per limitare il numero di trattori che potranno entrare ad Atene, dove stasera ci sarà il corteo principale, permettendo solo a pochi mezzi agricoli di sfilare di fronte al parlamento in piazza Syntagma. E a est di Atene alcuni agricoltori sono riusciti ad aggirare le postazioni delle forze dell’ordine, bloccando il traffico nella principale autostrada che conduce all’aeroporto di Atene.
Tre mesi per migliorare la gestione delle frontiere – L’Unione europea ha dato alla Grecia 90 giorni di tempo per risolvere le gravi carenze nelle gestione delle sue frontiere esterne. A stabilirlo è il Consiglio europeo, scelta confermata oggi anche dal Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze Ue, nonostante l’opposizione di Atene. E se la Grecia non riuscirà ad attuare le raccomandazioni dell’Unione europea, circa cinquanta, poi si innescheranno una serie senza precedenti di norme che consentirebbero agli Stati membri di reintrodurre i controlli alle frontiere interne di Schengen per un periodo di tempo massimo di due anni. Una possibilità a cui potrebbero voler ricorrere in particolare Austria e Germania, che a metà maggio avranno esaurito il tempo previsto dagli articoli ordinari del Codice per i controlli ai loro confini.