Da un lato #Italiariparte, dall’altro fosche previsioni di manovre correttive prossime venture. Sono le reazioni contrapposte alle ultime stime sul Pil 2015 diffuse dall’Istat. Gli esponenti del Pd commentano i dati con entusiasmo via Twitter, usando gli hashtag #italiariparte e #italiacolsegnopiù: “#Istat conferma: 2015, Italia esce da recessione. Avanti con riforme e fiducia, ancora molto da fare #italiariparte”, scrive Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, “Buone notizie dall’Istat: dopo otto anni è la prima volta che Italia cresce rispettando parametri Ue (sotto 3% deficit/pil). #italiacolsegnopiù”, è invece il tweet dell’esponente del Pd, Rosanna Filippin, mentre Magda Zanoni e Donatella Albano definiscono “incoraggianti” i numeri diffusi.
La vice capogruppo Pd alla Camera, Silvia Fregolent, si spinge a commentare non il +0,6% che il dato di crescita annuale ma il +1% che rappresenta l’aumento del prodotto nel quarto trimestre dello scorso anno rispetto allo stesso periodo del 2014: “Il +1 per cento tendenziale, la crescita più alta dal 2011, il rispetto finalmente dei parametri europei, sono il segno che l’Italia sta ripartendo su basi solide”.
Per Renato Brunetta invece le ricadute saranno pesantissime: all’Italia servirà “una manovra shock“. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera su Twitter si domanda: “Matteo Renzi sa che ultimo trimestre 2015 in frenata ha effetto negativo su 2016, che i suoi conti pubblici saltano e servirà manovra shock?”. E accusa: “Un tasso di crescita del Pil nominale ben più lento dell’1,2% su cui il governo ha costruito tutti i propri conti”, “e ancor peggio andrà nel 2016, dato il trascinamento negativo dell’anno precedente e la frenata in atto a livello mondiale”. Sulla stessa linea d’onda il leader della Uil Carmelo Barbagallo che ha commentato: “I dati Istat sul Pil confermano che non c’è una vera ripresa, e questo accade perché non si fanno scelte coerenti. Renzi dice di voler fare come Obama, ma poi guarda alla Merkel”. Per Barbagallo “se non si fanno investimenti pubblici e privati, se non si restituisce potere d’acquisto ai lavoratori e ai pensionati, la ripresa vera e strutturale resta una chiacchiera“.