Il pacco dei pacchetti vacanza RegalOne e Movebox è arrivato a destinazione: un’aula di tribunale. Dopo mesi di denunce, ricorsi, aperture di procedimenti da parte dell’Antitrust e la messa in liquidazione di J09 e Move Group srl (le società che commercializzavano i due cofanetti), lo scorso 26 gennaio 2016 la terza sezione civile di Perugia ne ha, infatti, dichiarato il fallimento. E’ l’epilogo del fenomeno delle gift box che, nate nel 2011 per offrire esperienze per tutti gusti – “dallo sport al viaggio, dal benessere alle cene gourmand” – a un prezzo fisso e decisamente accessibile (a partire da 29,90 euro), si sono invece rivelate una truffa, perché di fatto non usufruibili nelle strutture convenzionate.
Lo sanno bene i clienti che hanno acquistato i cofanetti e gli alberghi, ristoranti, centri benessere e strutture ricettive che hanno aderito a questi pacchetti a basso costo. Ad aprile 2015, dopo migliaia di disservizi denunciati dai consumatori, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato apre un procedimento su RegalOne e Movebox per concorrenza sleale e mancanza di trasparenza. Scoprendo il motivo per cui le strutture rifiutano le prenotazioni: le due società distributrici dei buoni sono inadempienti da anni nei loro confronti. I consumatori, quindi, si ritrovano in possesso di voucher e coupon, già interamente pagati e in molti casi prossimi alla scadenza, che di fatto non possono utilizzare.
La voce grossa dell’Antitrust ha però un risultato: ad agosto 2015 le società, pena “l’irrogazione di una sanzione amministrativa da 10mila a 5.000.000 euro, come previsto dal Codice del Consumo”, promettono di adottare contromisure entro massimo due mesi per facilitare la prenotazione e non lasciare più soli i clienti che lamentano la difficoltà di contattare il call center e l’impossibilità di chiedere il mancato rimborso dei cofanetti. Impegni che l’Authority ritiene credibili ed efficaci decidendo, quindi, di non multare RegalOne e Movebox. Cambia qualcosa per i consumatori? No. Se si scelgono periodi di alta stagione, trovare un posto in albergo resta un’impresa impossibile. E, di fronte alle lamentele dei clienti, imbufaliti per il regalo inutilizzabile, RegalOne e Movebox continuano a fare orecchio da mercante, allungando i tempi per il rimborso e in alcuni casi negandolo.
Tanto che, a fine ottobre 2015, l’Antitrust decide di prendere provvedimenti urgenti e in una nota sottolinea che Move Group e RegalOne hanno ottemperato solo parzialmente agli obblighi assunti (“Hanno fornito informazioni ingannevoli od omissive in merito a caratteristiche del servizio offerto, disponibilità, garanzie post-vendita, diritto di recesso, condizioni di fruibilità della prestazione compresa la validità del cofanetto regalo e hanno ostacolato l’esercizio dei diritti dei consumatori”). Ma il 19 novembre viene comunicata la messa in liquidazione delle società, sospesa la vendita di tutte le attività, oscurati i siti Internet e ritirati i cofanetti da tutti i negozi al dettaglio.
Scatta, quindi, il panico tra i consumatori che hanno ancora i voucher e che si chiedono come sia possibile ottenere il rimborso. Quasi inutile inviare una diffida, un reclamo scritto o mettersi in contatto telefonico con le società. Diversamente Smartbox o Emotion3, altri marchi presenti sul mercato che sono finiti anche loro sotto la lente del Garante per concorrenza sleale, hanno accettato di avviare un’operazione trasparenza con istruzioni d’utilizzo più chiare, più tempo (almeno 2 anni) per sfruttare il buono e la possibilità di sostituirlo senza costi aggiuntivi.
Accade, però, tutto in una manciata di giorni: il 26 gennaio è stata presentata l’istanza di fallimento di J09 e Move Group srl. Nel dichiararlo il tribunale di Perugia ha dato tempo ai creditori fino al 28 agosto 2016 per fare domanda di immissione al passivo, vale a dire l’unica speranza di poter recuperare i propri soldi. Per farlo bisogna scrivere agli indirizzi Pec f7.2016perugia@pecfallimenti.it (per J09) e f5.2016perugia@pecfallimenti.it (per RegalOne) e mettersi così in fila dietro a tutti gli altri creditori ‘privilegiati’, perché vantano garanzie, come il fisco, i dipendenti e i fornitori. E poi, solo se resteranno dei soldi, il curatore fallimentare potrà soddisfare i crediti dei clienti che hanno i cofanetti. “Praticamente una speranza nulla”, spiega Marco Pierani di Altroconsumo che aggiunge: “Le possibilità di recuperare qualcosa dall’insinuazione al passivo sono scarse, anche perché le casse della società non sono certo piene”.
A pesare sulla procedura di fallimento è arrivata anche, il 13 gennaio, la notizia che il garante della Concorrenza ha aperto una procedura contro le due società “per non aver attuato gli impegni”. L’Antitrust ora è intenzionata a comminarne la multa fino a 5 milioni di euro. “Una somma che – sottolinea Pierani – difficilmente potrà essere pagata dalle società. Spetterà all’Authority decidere come comportarsi. Del resto se fosse confermata potrebbe danneggiare proprio i clienti che si vedrebbero scavalcati, visto che lo Stato in una procedura di liquidazione rappresenta un creditore privilegiato”. O forse è solo un segnale che l’Antitrust vuole dare al mercato e agli altri operatori in un settore dove i consumatori continuano a lamentare disservizi e scarsa qualità.
Aggiornato da Redazioneweb il 15 marzo 2016