In fondo è tutta una questione di prendere il ritmo giusto. Qui a Sanremo tutto comincia presto, la mattina, e finisce tardi, di notte. A voler essere pignoli, si potrebbe quasi dire che non ci sia differenza, tra quando tutto comincia e tutto finisce, come in un loop. Vai a dormire alle quattro, quattro e mezza, e siccome la mattina presto gli articoli devono essere pronti per essere impaginati, devi puntare la sveglia, praticamente a dieci minuti dopo che ti sei addormentato. Via si ricomincia.
E siccome questo diario, così come le mie giornate sanremesi, che questo diario raccontano, è atto a farvi vedere tutto quel che ruota intorno allo spettacolo televisivo che si chiama Festival della Canzone Italiana, ogni sveglia, dieci minuti dopo che mi sono addormentato, inaugura un giorno che deve avere, almeno come sfumatura qualcosa di diverso dal giorno precedente.
Va bene il carrozzone, ma provo, nel limite del possibile e di quel residuo di lucidità che la privazione forzata del sonno mi concede, di spostare il punto di vista, per raccontarvi la stessa cosa, Sanremo, ma anche qualcosa di inedito. E allora, dato che Carlo Conti non perde occasione per dire che i suoi Festival sono radiofonici, che è alle radio che ha pensato quando ha deciso il cast e le canzoni, ho deciso che la mia quarta giornata sanremese sarebbe stata proprio all’insegna delle radio. Comincio col fare un giro sul lungomare, dove si trovano buona parte delle emittenti private, quelle grandi, come Radio Italia, che qui a Sanremo organizza alcune delle feste più mitologiche, e quelle piccole. Poi ce ne sono altre in piazza, vicino all’Ariston, come Radio Norba, da cui trasmette quella leggenda, nonché membro della giuria di qualità che è Federico L’Olandese Volante, c’è Radio 105, che sta dentro Casa Sanremo, che tutte le notti organizzo show case acustici memorabili, e c’è il truck di Radio 2 Rai, che trasmette nella piazzetta proprio di fronte all’Ariston.
Ah, dimenticavo, c’è anche RTl 102,5, la radio delle persone normali, che trasmette da dentro l’Ariston. No, scherzo, da dentro l’Ariston cantano artisti di Rtl 102,5, o scrivono giornalisti che lavorano per Rtl 102,5, che poi si trovano a giudicare i cantanti che sono prodotti dalla propria radio, come i Dear Jack, ma in realtà Rtl 102,5 trasmette da dentro l’Ovs, che è nello stesso edificio, ma si trova di fianco all’Ariston. Certo, fa impressione vedere la gigantografia della copertina dei Dear Jack proprio lì, ma siamo uomini di mondo, mica ci faremo impaurire. Fa invece ancora più impressione che è proprio da li di fianco che si passa per andare in Sala Stampa, ma come direbbero i tipi della Gialappa’s, io sono uno che vede complotti ovunque.
Le radio, quindi. La cosa interessante delle radio, a Sanremo, sono tutte le persone che bivaccano lì di fronte, in attesa che qualche cantante arrivi, per una intervista, così da poter fare il selfie e avere l’autografo. Giuro, ho assistito personalmente a più di una scena di gente che si metteva in posa di fronte a un qualche BIG senza sapere neanche vagamente di chi si trattasse. Spesso non sono neanche BIG, infatti. Ma sentire, per dire, gente dire, “dai mettiti di fianco a coso, che ti fotografo” riconcilia col mondo.
Altrettanto folkloristici, va detto, sono molti degli speaker delle radio, e non parlo solo di quelle piccole piccole, magari web. Ci sono dei soggettoni davvero unici, gente che darebbe un rene per una battuta (per altro non riuscendo a farne mai) e che invece si ritrova a fare sempre le stesse domande, sceme. Tutti, ovviamente, sono bravi. Parlo dei cantanti in gara. Tutti, ma proprio tutti, meriterebbero di vincere. Stesse cose ripetute a tutti i concorrenti, come in un mantra. Pensate cosa penseranno, in mente loro, i cantanti. Chiaramente, se gli speaker fanno spesso tenerezza, i fan, fan non si sa bene di che, fuori degli alberghi o dei track che ospitano le radio, fanno pena. Gente che sta li per ore, inconsapevole, si spera, che se va bene riusciranno a portare a casa un selfie con Rocco Hunt, che essendo gentilissimo e paraculo va a chiedere direttamente i selfie alla gente, anticipandoli. In genere, infatti, i cantanti arrivano a bordo di van neri, coi vetri oscurati. Van che si fermano davanti alle porte degli alberghi, dove i cantanti vengono introdotti senza poter interagire col pubblico. Compito questo che spetta agli uffici stampa, sempre bravi a dire no in modo gentile. Mi faccio quindi un giro, mi immalinconisco, molto, e decido di andare alla radio ufficiale del Festival, Radio 2 Rai. Un po’ sono di casa qui, confesso, in quanto sociopatico ad honorem. Anzi, Sociopatico ad honorem.
Da un po’, infatti, il programma pomeridiano condotto da Andrea Delogu, Francesco Taddeucci e Fabrizio Biggio. Loro mi chiamano e io infondo serenità. Sono sociopatici, e io pure. Loro vanno in onda dopo pranzo, dalle 15 e 30, anche qui da Sanremo, e poi, la sera, Andrea va in onda dal backstage dell’Ariston, con Pif e Michele Astori, per la diretta radio della kermesse. Uno spettacolo, va detto, molto più divertente di quello televisivo, come spesso capita da queste parti.
Pif e Michele Astori, poi, dormono davvero niente, perché la mattina vanno in onda, sempre da truck, col loro I Provinciali. Chiude il cerchio dei programmi in diretta dalla riviera dei fiori Radio 2 Social Club, programma condotto da Luca Barbarossa e Andrea Perroni in onda dalle 17 e 30, da sempre votato alla musica dal vivo. Qui più che mai. Perché si, il bello di trasmettere dalla piazzetta di fronte all’Ariston è di poter non solo avere qualche centinaio di persone di fronte che assiste in diretta, ma anche di avere a disposizione buona parte dei cantanti in gara disposti a mettersi in gioco.
Del resto quasi tutti i protagonisti hanno in qualche modo a che fare con il Festival, a prescindere dalla radio. Luca Barbarossa, proprio quest’anno festeggia i 35 anni da Roma Spogliata, il suo esordio proprio dall’Ariston. Otto partecipazione e la vittoria con Portami a ballare. Pif, l’anno scorso, è stato protagonista di un accattivante per-Festival. Andrea Delogu ha fatto parte della commissione che ha selezionato i cantanti in gara tra i Giovani.
Come dire, son tutti di casa qui. E si vede, perché l’atmosfera che si respira, davanti al truck, dietro le quinte del truck (dove ho assistito a una intervista telefonica di Guglielmo Scilla, prima eroe del web e ora scrittore e attore di grande successo, ultimo step il film tv Baciato dal sole, del tutto delirante, con lui che diceva frasi tipo, “dobbiamo capire che i bambini non sono bambini, ma uomini molto piccoli”) e anche sopra il truck, è davvero bella. Tutti sembrano divertirsi molto. Non solo il pubblico, che assiste a spettacoli ad hoc, ma anche chi conduce e gli ospiti.
Che si tratti di fare quattro chiacchiere o di cantare qualcosa, come da Barbarossa, tutto avviene in un clima di grande serenità. Non a caso Barbarossa mi ha confessato, mentre posava col cappello della polizia di fronte a un computer per la prevenzione ai pericoli della strada, dentro l’antistante pullman della polizia, che un Sanremo così è molto meglio che in gara. In giro solo in bicicletta, mattina partita a tennis, pranzo al porto, davanti al mare, e dopo il programma a vedere Rai1 in albergo. Se ho parlato poi di atmosfera sopra al truck, è perché anche qui sono stato ospite dei miei amici Sociopatici, parlando delle canzoni in gara e lasciandomi andare a e previsioni come manco il Mago Otelma. Del resto come non fare un po’ il sociopatico prima di andare a seguire, ancora una sera il festival coi ragazzi del Dopofestival, pronti poi a intervenire coi cantanti e gli ospiti della serata?
Serata di cui, ovviamente, si parla altrove. Il Dopofestival, di cui non parlo oggi, perché non lo fanno in radio, ha visto la presenza in studio di Adrian Belew, storico chitarrista di chiunque abbia fatto la storia del rock, da Frank Zappa ai Talking Heads, passando per i King Crimson e soprattutto Bowie, con cui ha collaborato, per dire, nella trilogia berlinese. Una grande emozione che ripaga dell’avere passato una settimana a sentire certe canzoncine. Stavolta il selfie l’ho fatto io.
Mentre sono in onda, dopo che gli Stadio al gran completo hanno incassato il premio per la miglior cover, mi arriva un messaggio vocale di Andrea Delogu su Whatsapp. Mi dice che Gabbani ha passato l’ora tra la sua eliminazione e il suo ripescaggio con loro, in radio. Con loro ha quindi vissuto il dolore per l’eliminazione, lui che era anagraficamente rientrato nella categoria per un pelo. Il dolore per la consapevolezza di dover ricominciare. Con loro ha vissuto anche la gioia della notizia del nuovo risultato. In mezzo ha vissuto l’esperienza, suppongo io traumatizzante, di vedersi piombare in studio, direttamente dalla prima fila in sala all’Ariston, di Massimo Giletti, corso a incoraggiarlo e invocare la sua vittoria. Capite perché dico che è molto più interessante la radio che la tv.
Vista l’immane errore fatto, lo dico qui, che non mi si nota, io avrei optato per una finale a cinque, anche con Miele. Ma di casini sui giovani credo di averne fatti già abbastanza (Michael Leonardi is the new vestito rosso di Laura Pausini, sia messo agli atti).
I Giovani. Stasera c’è appunto la finale. Con la nostra, perché ormai è una di noi, Chiara Dello Iacovo. Ecco il messaggino che mi ha mandato per raccontarci il suo Sanremo. “Stasera non ho le forze per fare pensieri complessi. Sono così stanca che mi viene da piangere. Sono l’unica quota rosa che rimane in questo Sanremo Giovani ed è sette anni che questa categoria non la vince una donna. Mi sento responsabile. Sento il resto inesorabile. Per la prima volta percepisco qualcosa di grande che si sta muovendo verso di me. Sono distrutta e ho paura. Ma mi sono sempre piaciuti i cavalloni. Buona notte, Mich… Domani sarà quel che deve essere”. Domani è già oggi. Io, noi ti abbiamo seguito fin qui e ti facciamo in bocca al lupo. Li facciamo anche ai tuoi colleghi, perché vi state giocando tutti qualcosa di importante. Io, sia chiaro, faccio il tifo per te.