Nell’iconografia che rappresenta il mondo dell’automobile la Volvo, ancora prima che per la sicurezza, è stata famosa per le station wagon. Se la Duett degli anni cinquanta e sessanta è nota soprattutto ai lettori dei polizieschi svedesi, la 240 degli anni Settanta era un’auto da hippy chic, quelli che aspiravano a un modello di vita nordico.
Ma è stato con le 740 e 760 Polar degli anni ottanta che Volvo è diventata celebre, grazie a grandi, comode e affidabili station wagon che erano amate dagli agenti di commercio e dagli yuppies. La 850 degli anni Novanta, poi, è assurta anche a icona di sportività, con le versioni turbocompresse T5 che aveano prestazioni di livello assoluto. Da ultimo, la saga delle grandi station wagon è finita con la 960 a trazione posteriore, ribattezzata V90 nel 1996 e prodotta fino al 1998.
Ora, quasi venti anni dopo, una V90 sta per tornare nei listini della casa svedese e verrà presentata tra pochi giorni, il 18 febbraio a Stoccolma. Si tratta di un ritorno in grande stile, perché la nuova V90 sarà la versione station wagon della S90 appena presentata al Salone di Detroit, un’auto colma di tecnologia e dall’estetica inconfondibile, che proverà a dare filo da torcere alle ammiraglie tedesche su un terreno a loro favorevole per tradizione. Quello del lusso.
Con la S90 e con la SUV XC90 condividerà la piattaforma modulare (Scalable Product Architecture) e buona parte della tecnica, mentre lo stile sarà inequivocabilmente Volvo. “Le station wagon rappresentano la nostra origine, nella mente di molte persone il nostro è il marchio delle auto familiari per eccellenza – ha detto Håkan Samuelsson, il numero uno di Volvo Cars – ovviamente facciamo anche molto altro, ma con la V90 porteremo avanti la nostra storia con orgoglio”. Più chiaro di così.