L’Italia non ha più, per il momento, un memoriale al museo di Auschwitz: dopo 5 anni di chiusura al pubblico, è stato smontato e trasferito alla periferia di Firenze. Ce ne sarà un altro, il governo ha già disposto 900mila euro e ha nominato i 16 membri della commissione incaricata del progetto. Il problema era l’adeguamento del museo secondo le nuove linee guida della direzione dell’istituto. Ma riguardava tutti i padiglioni stranieri all’interno dell’ex campo di sterminio nazista non è solo italiana. Eppure gli altri Paesi si sono adeguati. L’Italia no. “Siamo un Paese da operetta” dice lo storico Carlo Saletti, coautore della guida Visitare Auschwitz. “Questo polverone – accusa – si basa sul feticismo perché c’è Primo Levi di mezzo. I musei si innovano”.
Il museo di Auschwitz è stato inaugurato il 14 giugno 1947. Da allora è cambiato tutto: le divisioni politiche si sono attenuate, il crollo dell’Unione Sovietica ha ridefinito i rapporti tra l’Est Europa e il comunismo. E anche il modo in cui guardiamo ad Auschwitz è cambiato. Negli anni Sessanta, per citare lo storico Michel Borwicz, le camere a gas erano state “degiudaizzate”, cioè si ricordavano soprattutto le vittime polacche e antifasciste di ogni Paese, ma non gli ebrei. Dal crollo del muro di Berlino in poi, la tendenza è nettamente cambiata.
Esemplare il caso del padiglione francese: inaugurato nel 1979, si riferiva alla deportazione del popolo francese, in particolare alla Resistenza e ai deportati politici. La nuova installazione, aperta nel 2005, racconta invece 5 storie esemplari di deportati. Di questi, 3 sono ebrei. Anche il Memoriale belga, rinnovato, ha posto l’accento sulle vittime ebraiche. Dopo il 1989, le esposizioni di Jugoslavia e Germania dell’Est sono state chiuse, mentre altre hanno subito grandi modifiche, Russia in primis, come racconta Visitare Auschwitz, scritta da Carlo Saletti e Federico Sessi, edita da Marsilio. “Ancora oggi – si legge – Auschwitz resta un luogo di confronto spesso problematico e conflittuale tra diverse modalità di intendere la memoria del sito, ancora irrisolte, nonostante la ricerca storica abbia fatto progressi e prodotto ricostruzioni che aiutano sempre più a risolvere i conflitti di memoria, riconoscendo a tutte le vittime di Auschwitz un loro posto specifico”.
Probabilmente anche il nuovo memoriale italiano, rispetto a quello passato, metterà l’accento sui deportati ebrei. Palazzo Chigi, infatti, ha nominato i 16 membri della commissione incaricata del progetto e ha affiancato ad Aned, l’associazione degli ex deportati, promotrice del vecchio memoriale, alla Fondazione memoria della deportazione, anche l’Unione delle Comunità Ebraiche e la Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea. Insieme a loro, dirigenti dei ministeri della Cultura, dell’Istruzione e degli Esteri. I fondi a disposizione per l’allestimento del Blocco 21 sono di 900mila euro.