Dai parchi off-limits ai figli degli evasori, dal giubbotto catarifrangente obbligatorio per i migranti, fino al no ai baci omosex in pubblico. Iniziative sconcertanti puntualmente bocciate da Tar e Consiglio di Stato
Provvedimenti anti-Ebola, parchi off-limits ai figli degli evasori, baci tra omosessuali al bando e divieti che riguardano preghiere islamiche e kebab. Va in scena l’ordinanza che diventa discriminatoria. In Italia sono anni che avviene, nonostante la legge lo vieti e i testi vengano bocciati da sentenze di Tar e Consiglio di Stato. Come è accaduto in passato per i bonus bebè: anche i cittadini stranieri ne hanno diritto, ma fino a qualche tempo fa alcune amministrazioni hanno provato a destinarli solo a coppie di italiani. E c’è chi invece le ordinanze le revoca. Accade a Pantelleria ad opera del primo cittadino Salvatore Gabriele che con un tratto di penna ha cancellato la normativa emanata nel 1982 l’ordinanza dall’allora sindaco Giovanni Petrillo che vietò l’esposizione di seni e nudo integrale. Il motivo? L’ostinazione delle donne non più giovani che osavano mettere in bella vista “seni che sono invece stomachevoli escrescenze flaccide e bislunghe”. Eppure nuove e sconcertanti ordinanze continuano a essere firmate, trascinandosi dietro un codazzo di polemiche, denunce e sentenze.
LE STRETTE CONTRO GLI IMMIGRATI – Un anno fa ha fatto discutere l’ordinanza del sindaco di Flumeri (Avellino), Angelo Lanza, che imponeva agli extracomunitari di indossare il giubbotto catarifrangente per consentire agli automobilisti di individuare i pedoni lungo i cigli delle strade. Ci sta. Solo che non si è mai capito per quale ragione l’esigenza valesse solo per i residenti extracomunitari. A marzo scorso il sindaco di Cirò Marina (Crotone) Roberto Siciliani, eletto con una lista civica di centrosinistra, ha ordinato alla polizia municipale di allontanare tutti gli extracomunitari dai negozi della città. Il motivo? Un paio di casi di scabbia in una scuola, ma i vigili dovevanofar rispettare l’ordinanza “nel pieno rispetto della persona umana”. Si capisce.
A luglio l’ordinanza anti-profughi firmata da Enzo Canepa, sindaco di Alassio, in provincia di Savona (seguito dai Comuni di Casanova Lerrone, Zuccarello, Ortovero, Vendone, Erli e Garlenda). Vietato l’ingresso in città “a persone prive di fissa dimora, provenienti da Paesi dell’area africana, asiatica e sudamericana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive e trasmissibili”. Il Viminale è dovuto intervenire per evitare che ne nascesse un pericoloso precedente. La normativa è arrivata anche in Procura, dopo la denuncia del presidente del Comitato per gli immigrati.
LE ORDINANZE ANTI-EBOLA – Sempre in tema di sanità, a luglio il Tar di Venezia ha accolto il ricorso presentato da alcune associazioni padovane e annullato la cosiddetta ‘ordinanza anti-ebola’ firmata dal sindaco di Padova Massimo Bitonci, che prevedeva il divieto di dimora a persone prive di documenti di identità e di regolare certificato medico. Leggi: i profughi provenienti dall’Africa. Un’ordinanza anti-Ebola è stata emanata anche da Fabrizio Sala, sindaco di Telgate (Bergamo). Il Comune ha fatto dietrofront sul provvedimento che ha spinto alcune associazioni a fare causa all’amministrazione.
SE IL PARCO DIVENTA TERRENO DI SCONTRO – Vengo anch’io? No, tu no. Così a settembre è ancora il sindaco Bitonci (con lo scopo di evitare che il parco Cavalleggeri divenisse luogo d’incontro per i circa 500 profughi presenti in una tendopoli vicina), a consentire l’ingresso ai giardini solo ad anziani e bambini fino a 12 anni accompagnati da adulti. Niente single. Pochi giorni fa, invece, Michela Rosetta, prima cittadina di San Germano (Comune del Vercellese con un buco di bilancio da 100mila euro) ha sospeso i servizi comunali a 180 famiglie non in regola con i pagamenti. Stop, quindi, anche alla mensa e all’ingresso al parco giochi. La maggior parte dei morosi è di origine marocchina, ma il sindaco ha respinto le accuse di razzismo.
NIENTE SOSTA PER I ROM – Ad aprile il sindaco di Albettone (Vicenza) Joe Formaggio ha emanato un’ordinanza vietando ai rom la sosta per ragioni igienico-sanitarie (il Comune non è dotato di piazzole per la sosta e attacchi per gli scarichi). E, guarda caso, lo ha fatto proprio l’8 aprile, giorno in cui ricorre la giornata internazionale della cultura rom. Formaggio, promotore della campagna ‘Io sto con Stacchio’ (il benzinaio che uccise un bandito che aveva tentato una rapina), non ha mai negato che lo scopo dell’ordinanza fosse quello di impedire ai rom di fermarsi, perché “i campi nomadi sono covi di criminalità”.
VIETATI I BACI OMOSESSUALI IN PUBBLICO – Era l’estate del 2014 quando l’europarlamentare della Lega Nord Gianluca Buonanno e sindaco di Borgosesia si disse pronto a firmare un’ordinanza contro i baci omosessuali. Con tanto di multa da 500 euro a chi avrebbe osato infrangerla. Contro l’ordinanza una levata di scudi. E il sindaco di Trino Vercellese, area Pd, Alessandro Portinaro, organizzò una notte bianca dei baci. Invitando tutti, senza distinzioni. Risale al 2010, invece, la polemica sulla trincea anti-gay sul Piave. Con un annuncio choc l’allora sindaco di Spresiano (Treviso), Riccardo Missiato, ordinò di scavare un fossato per impedire gli incontri a luci rosse sul greto del fiume. “Vietati a tutti, anche agli eterosessuali” si affrettò a precisare. Anche se il provvedimento riguardava le zone maggiormente frequentate proprio dai gay.
NIENTE ELEMOSINA PER MENDICANTI E SENZATETTO – “Sequestrate l’elemosina ai mendicanti”, recitava l’ordinanza della polizia municipale di Matelica (Macerata) voluta nell’aprile del 2014 dall’assessore alla Sicurezza del Comune marchigiano Mauro Canil. Negli stessi giorni a Verona si impediva di aiutare i senza tetto portando loro coperte e cibo. Per ordine del sindaco Flavio Tosi. Con lo scopo di ‘ripulire’ alcune zone dopo le proteste dei residenti. Sulla stessa scia, pochi mesi dopo, un’ordinanza del sindaco di Pontremoli (Massa Carrara), Lucia Baracchini impose sanzioni da 25 a 500 euro per chi chiedeva l’elemosina.
KEBAB, VELO E PREGHIERA – Ad aprile scorso da Padova è partita un’altra iniziativa del sindaco: la chiusura anticipata alle 20 di kebabbari, market etnici e self service h24 nella zona della stazione. “I commercianti stiano tranquilli – ha commentato Bitonci – perché dalle 6 alle 20 potranno vendere tonnellate di quel cibo non veneto chiamato kebab”. E se è vero che non di solo pane (o carne) vive l’uomo, è altrettanto vero che già nel 2009 ad Azzano Decimo un’altra ordinanza aveva vietato la preghiera islamica. Lo annuncio l’ex sindaco Enzo Bortolotti (Lega Nord). “Niente nenie, ritmi e rituali tribali nelle nostre città”, disse. Quattro anni prima Bortolotti aveva firmato un altro provvedimento per vietare alle donne islamiche di usare il burqa in pubblico. L’ordinanza fu annullata dal prefetto di Pordenone e poi bocciata dal Consiglio di Stato. Nonostante tutto, negli anni quell’esempio è stato seguito da altri Comuni. A Varese, sulla scia dei fatti di Parigi, è recente un’ordinanza ribattezzata ‘antiburqa’ firmata dal sindaco leghista Attilio Fontana.
LE PROVOCAZIONI – Tra le ordinanze sopra le righe c’è sicuramente quella di Davide Zicchinella, primo cittadino di Sellia, borgo medievale alle porte di Catanzaro. Il sindaco, nonché medico pediatra, ad agosto ha vietato ai suoi cittadini di passare a miglior vita. Nessuno scherzo. Con l’ordinanza numero 11 del 5 agosto ha invitato i pochi cittadini rimasti (circa cinquecento), a occuparsi della propria salute, prevedendo per loro incentivi e agevolazioni. Per tutti gli altri, sanzioni. Questione di deformazione professionale. Risale al maggio 2014, invece, la finta ordinanza straordinaria del sindaco Tosi. Tutto partì da un servizio della trasmissione di Raitre ‘Report‘ nel quale si parlava del serio pericolo di corpose infiltrazioni della ‘ndrangheta a Verona. Il Comune rispose con una provocazione e tanti divieti (finti anche quelli): niente matrimoni misti tra veneti e calabresi, nessuna frequentazione e niente tessere di società sportive per gli atleti provenienti dalla Calabria. Meglio ribadire che è finta, casomai qualcuno la trovi una buona idea.